Di Mario Marrandino. Il colpo che ha ucciso Davide Bifolco, 17 anni, qualche giorno fa, è esploso “accidentalmente”. Le perizie parlano chiaro, ma amici e familiari non ci stanno e piove una valanga di presunte prove, testimonianze ed atti che pretendono di capovolgere la situazione. Addirittura, raggiungendo i confini dell’assurdo, pubblicata online la foto del suo cadavere “sparato”.
L’avvocato della famiglia di Davide, Fabio Anselmo, ha trascorso molto tempo con la famiglia del giovane e ieri ha accompagnato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, 32 morto a Roma nel 2009 durante la custodia cautelare, per una visita.
Cucchi: “Ho sentito forte il desiderio di incontrare questa famiglia perché oltre al dolore e alla rabbia che capisco profondamente, penso di sapere anche ciò che ora dovranno affrontare: perché non c’è ascolto, non c’è accoglienza per le parole e la verità di chi subisce abusi da parte delle forze dell’ordine”. “Io non condivido gesti di violenza dice la signora Ilaria ma capisco il senso di rabbia e di impotenza che vivono queste persone. Non bisogna assolutamente generalizzare, né condannare in blocco tante divise o persone oneste. ma lo Stato troppo spesso abbandona i familiari di chi ha perso la vita per abusi di potere. E purtroppo c’è sempre un magistrato pronto ad assolverli”.
L’avv. Anselmo parla di “quattro testimoni, forse c’è anche un quinto giovane”, che dovrebbero totalmente cambiare le carte in tavola. Due dei testimoni chiave, sarebbero: Salvatore Triunfo, che ha tra l’altro già deposto le sue dichiarazioni al pm quella notte, e Enzo Ambrosio, un nome che, però, per i carabinieri, è solo quello di un capro espiatorio, considerando che non è stato lui a darsela a gambe, ma, per i carabinieri, è “un’altra persona, il latitante Arturo Equabile“.
Il legale ha poi reperito il video ripreso da una telecamera in una sala da biliardo distante pochi metri dal luogo dell’uccisione. Il filmato è breve, solo due minuti, ma che possono mostrare una realtà assolutamente differente: intorno alle 02:30 c’è un appuntato che insegue il “sospetto” con la pistola in pugno e sullo fondo, citando Repubblica, “il lampeggiante dell’auto su cui è stato appena abbattuto, con un colpo di pistola “sparato accidentalmente”, Davide, ragazzo in fuga con gli altri due su uno scooter. Il carabiniere non è l’uomo indagato per omicidio colposo, ma è il collega di colui che ha sparato ed ucciso Davide.”
Poi il colpo di scena: è sera e sulle home dei social network inizia a girare la foto choc del cadavere. Nudo, bianco e con un foro in mezzo al petto, vicino al cuore. Lo stesso legale Anselmo conferma a Repubblica che ciò “certo non spiega e non aggiunge nulla a quello che già si sapeva”. Ma la domanda resta: come è stato possibile far circolare quegli scatti sul web?