Magazine Cinema

Vijay – il mio amico indiano

Creato il 15 febbraio 2014 da Drkino

by · 15 febbraio 2014

Dopo Irina Palm, Sam Garbarski torna a parlare di sentimenti e vite consumate in Vijay – il mio amico indiano, affrontando con toni sarcastici e accenti agrodolci, i temi di morte e rinascita…

locandina
Mitch compie 40 anni ma è stufo di essere associato al “coniglione sfigatone” con espressione triste che lo tiene malamente a galla dopo un passato da attore teatrale. Costretto a indossare il costume in uno show televisivo, non si cura di una vita allo sfascio emotivo: una moglie assente, una figlia distaccata e pochi amici che credono nelle sue capacità. Mentre piroetta negli studi televisivi con il pesante scafandro a forma di roditore incollato addosso, non gli riesce nemmeno il “zughi zughi boing boing”, mantra che deve incessantemente ripetere mentre un’assistente di regia lo controlla dall’alto. In fuga dagli studios, si rifugia dal migliore amico, il gestore di un ristorante orientale che spaccia inservienti messicani per autentici indiani. Scopre improvvisamente di essere perito in un incidente stradale, dopo un incendio che avrebbe carbonizzato completamente il suo corpo e concepisce un piano strategico per assistere al suo fittizio funerale nei panni di un elegante e distinto gentleman indiano, il suo alter ego Vijay. Inizia una nuova vita che lo intrappola inesorabilmente nella nuova e astuta maschera, con conseguenze imprevedibili e grottesche. Vijay, il mio amico indiano, commedia amara sulla morte e sulla rinascita, analizza pirandellianamente la perdita dell’identità e la spersonalizzazione dell’individuo, sfruttando una messinscena sobria che alterna momenti di sagace ironia a situazioni melodrammatiche. Vijay, come l’Adriano Mehis subentrato a Mattia Pascal, prende il posto di Will (che di cognome fa Wilder, velato omaggio a Billy, re della commedia sofisticata) e penetra nel microcosmo familiare e affettivo dall’esterno, in seguito ad uno sdoppiamento fisico-spirituale che gli permette di analizzare il vecchio se stesso con gli occhi del nuovo alter ego. Presenzia al suo funerale, interagisce con moglie e figlia e prova a scoprire cosa pensano di lui gli amici e i colleghi. Il mosaico esistenziale di un perdente, Will, si decostruisce attraverso improponibili e stravaganti sketch in cui Vijay è elemento risolutore di conflitti e incomprensioni, ma anche di situazioni al limite del verosimile. All’interno di un teatro dell’assurdo, assistiamo al dramma di un uomo in fuga dalla quotidianità, irrisorio nei confronti della morte e leggero nei confronti della vita, proprio come era stata la vicenda dolorosa di Irina Palm.
vijay-il-mio-amico-indiano-L-vGrgBJ

Vijay, Il mio amico indiano è un film che, seppur costruito con garbo e raffinatezza, ostenta con poca incisività (soprattutto a causa di una sceneggiatura troppo approssimativa) toni solenni con pretese di alta filosofia, risultando a tratti inverosimile e senza direzione. Se di sfaldamento d’identità si può parlare per Will-Vijay, anche il film risulta disgregato nei quadretti staccati carichi di humour, ma a volte blandi, e nella riproposizione letteraria della maschera come pars destruens/costruens di uno stesso individuo.

INNOCUO

Regia: Sam Garbarski – Cast: Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette, Danny Pudi – Anno: 2013 – Paese: Belgio

104 visualizzazioni

&size;

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :