Magazine Cultura

Villa Adriana diventa Discarica Monti

Creato il 24 maggio 2012 da Albertocapece

Villa Adriana diventa Discarica MontiAnna Lombroso per il Simplicissimus

Ecco sapevo che ci saremmo arrivati, presto sarà istituita una giornata alla memoria della bellezza, così un giorno all’anno ci ricorderemo che una volta il Bel Paese non era solo un formaggio insapore. Ma che invece avevamo la straordinaria fortuna di vivere in un posto pieno di genio, armonia, dolci declivi, colonne svettanti, echi della storia.
Quella che non verrà istituita invece è la giornata del buonsenso, vilipeso, osteggiato e penalizzato, per non parlare di quella dell’intelligenza per non parlare di quella dei diritti, dei quali fa parte quello alla cultura, a un ambiente tutelato, a godere dei beni comuni che abbiamo avuto in prestito e dovremmo poi restituire intatti se non più ricchi.

Non ci voleva tanto a dimostrato un po’ di sensato realismo a dire no a una proposta che ha sollevato sdegno “internazionale” – non dovevamo subire tutto perché l’Europa ce lo chiede? – che ha scosso dal suo inquietante letargo perfino il soporoso ministra Ornaghi e per le sue ricadute ambientali anche il ministro Clini, che ha visto sullo stesso fronte contro ogni verosimiglianza Alemanno e Italia Nostra.

Per una volta tutte le autorità locali sono d’accordo – sorprendentemente – nel respingere l’azzardata e scriteriata proposta di collocare una discarica due passi da Villa Adriana e sopra falde dalle quali  l’Acea raccoglie acque importanti, perché là passa l’acquedotto dell’Acqua Marcia, ci sono fonti di captazione non solo per l’acqua a uso agricolo, ma anche per quella potabile. Si cinquemila studiosi d’arte e del paesaggio che si sono interrogati se l’ipotesi dissennata non fosse un pesce d’aprile, hanno firmato appelli, dando vita a una mobilitazione, accolta con il protervo ghigno della Polverini che in effetti, poveraccia, non ha la più lontana idea di cosa sia la bellezza e nemmeno l’interesse generale. E dall’altrettanto caparbia e idiota boria del presidente del consiglio, dedito all’ascolto delle voci di fuori solo se sono ordini secchi e perentori: si fida interamente delle scelte del Commissario dei rifiuti che certamente terranno conto del rispetto dei doverosi requisiti ambientali.

Anche la giornata del rispetto non si farà mai, ormai è una gara a sbeffeggiarci, prenderci a schiaffoni, umiliarci, denigrarci.
E in effetti per uno come Monti, nel segno della continuità, cultura, bellezza, arte, creatività non sono nemmeno optional, sono solo merci che funzionano solo se ce se ne può disfare in fretta per svenderle e farci un po’ di quattrini o conquistarsi meriti, come per gli altri diritti, come per i nostri bisogni, come per il lavoro ridotto a oggetto in liquidazione da trasferire di qua e di là a seconda dei comandi dei padroni. La qualità della vita viene dopo la qualità – incerta – dell’acqua dell’Acea che si vuole privatizzare in dispregio della volontà popolare, anche quella legittima e rispettabile solo se si materializza in voti o in conti correnti.

Eppure autorità locali e studiosi insistono: «Corcolle (il sito scelto scriteriatamente) insiste su un’area vulnerabile del sistema acquifere o regionale caratterizzata da una presenza significativa di pozzi d’uso prevalentemente agricolo, igienico e il domestico, oltre che dalle sorgenti Acquoria e Pantano Borghese, con una portata complessiva di 1.100 litri al secondo, captate da Acea per la rete idropotabile di Roma. La discarica metterebbe a rischio un’importante quota di approvvigionamento idrico della capitale». E ancora: «La barriera geologica naturale (…) necessaria alla localizzazione di un eventuale discarica, è estremamente ridotta e caratterizzata da una permeabilità non conforme ai requisiti di legge con rischi di contaminazione ambientale del sistema acquifere o regionale».

Ma al Presidente Monti i tecnici piacciono solo se li nomina lui e se dimostrano di prendere sul serio il ruolo di sacerdoti ottusi delle sua religione, quella del profitto. Fiducioso della “competenza” del Commissario, della determinazione idiota della Polverini, il soggetto “politico” e del piglio dispotico del prefetto Pecoraro di nome e di fatto, sprezzanti tutti del diritto che vorremmo rispettati a non viver come bestie, va avanti a testa bassa con autistica e tracotante indifferenza alle contestazioni.
Come era evidente ieri, nelle immagini della sua visita pastorale alle zone terremotate, la faccia immota davanti alle rovine e ai fischi degli emiliani. Un uomo senza emozioni davanti a torri abbattute, chiese sventrate, centri storici mutilati: il teatro simbolico nel quale si è rinnovata la tragedia che periodicamente colpisce il Paese. Con la perdita di vite umane, le distruzioni del patrimonio culturale sono la traccia più violenta che un terremoto si lascia dietro. Feriscono la memoria collettiva, l’accumulo di storia che i nostri padri ci hanno lasciato, e che la Costituzione ci impone di preservare per i nostri nipoti.

Ma ormai possiamo star certi che la prossima giornata commemorativa sarà per la nostra Carta. O forse no, forse la seppelliranno senza funerali, per non ricordarci che siamo stati uomini, che abbiamo saputo liberarci e prendere in mano la nostra vita. Che per carità non ci venisse di riprovarci.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines