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Ville vesuviane, Villa Favorita

Creato il 18 marzo 2014 da Vesuviolive

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Rinnovando l’impegno della nostra rubrica, e cioè sensibilizzare i molti al patrimonio delle Ville vesuviane per poi ripartire anche da queste per riflettere nel pensiero i nomi e le parole possibili di un’identità meridionale, mediterranea ed europea, ci introduciamo ora all’appuntamento di questa settimana: la Villa Favorita, la villa vesuviana costruita nella prima metà del XVIII secolo, per iniziativa del duca e marchese Simari di Mesagne, e successivamente ridisegnata dalle storie delle conseguenti proprietà, tra cui la più rivoluzionaria fu quella del principe d’Aci e Campofiorito, Stefano Reggio Gravina. L’architetto di quest’ultimo fu il celebre Ferdinando Fuga, il quale nel 1768 terminò l’opera di rilettura dell’ antica masseria seicentesca, ergendo una nuova fabbrica complessiva, intrecciando la gravità dei materiali locali, la vetustà delle soluzioni architettoniche del Vicereame di Spagna, con gli slanci lineari delle cornici, dei decori e degli ornamenti.

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Differendo dalle consuetudini stilistiche condivise dalla maggior parte delle ville del Miglio d’Oro, la planimetria della Villa Favorita rispecchia formalmente una “T” che spezza la solita corrispondenza dei portali maggiori, e dei rispettivi cortili, con i giardini. La corrispondenza prospettica che solitamente lega direttamente le due fasi, cortile e parco retrostante, ne La Favorita viene sfasata, e ad essa privilegiata un barocco gioco d’angoli, concavità architettoniche interne e convessità esterne, ordinate, nelle imponenti facciate orizzontali, forse solo dalle due imponenti edicole. Tuttavia il fabbricato (rivolto per la maggior parte delle sue stanze verso il mare), non presenta accessi diretti alla strada ma solo due laterali, dai quali dipartono profondi corridoi alternati da busti di marmo bianco e alberi di agrumi.

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Al piano nobile del corpo centrale della fabbrica si accede per la sommità di una ascendente scalinata semicircolare, mentre a quelli ulteriori per il tramite di scalinate interne e laterali. La facciata antistante la strada è battuta da due ordini di lesene, inferiore e superiore. un imponente balcone, ma più basso dei suoi simmetrici laterali, figura l’invaginazione attraverso cui lo sguardo dell’osservatore, dal salone del primo piano, sottoposto alle due sale laterali, viene risucchiato dalle vicissitudini del mondo esterno. A lato opposto si susseguivano i bassi edifici delle scuderie, i pilastri celebrativi di pietra, raffiguranti in rilievo i trofei d’armi del casato, e le catene dei paracarri.

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Alla morte del Duca, secondo le sue volontà testamentarie, la Villa Favorita fu ereditata dai reali di Borbone, Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, che la elessero, tra le regge e le ville principesche di Caserta, di Capodimonte, di Portici, come la “favorita”, la preferita. La Villa fu adibita in un primo momento a residenza della Reale Accademia dei Cavalieri Guardiamarina, poi, successivamente agli eventi repubblicani del magnifico 1799, a dimora estiva dei regnanti restaurati. A partire dal 1802 al complesso vennero apportate importanti migliorie: tra esse un imponente e gotico impianto boschivo che, nei giardini, prevaricò sulle luminose e calde geometrie dei busti marmorei e degli aranceti ornamentali; gli arredi interni alla Villa si arricchirono di moderni e d’avanguardia tessuti, provenienti dalle serigrafie di San Leucio, sculture, busti, un monumentale lampadario di cristallo di rocca, ghirlande, al piano nobile, un terrazzo panoramico rivolto verso il mare, e arredi più sobri nelle sale secondarie. Il secondo piano era riservato alle stanze reali, caratterizzate da un salone ellittico impreziosito dal mosaico di epoca romana, appartenuta alla villa caprese dell’imperatore Tiberio (oggi conservato nei musei di Capodimonte). Le stanze suddette erano arricchite di dipinti di Hackert (figuranti i 12 porti più importanti del Regno delle due Sicilie), una biblioteca, tappeti della fabbrica di Belvedere, orologi, pietre preziose.

Tra il 1809 e il 1854 Villa Favorita ebbe sempre e nuovi ristrutturazioni e ampliamenti, come l’impianto di vigneti e riserve agricole coltivate a frutta, scuderie, locali per servizi ginnici e giochi pubblici, una piccola riserva di caccia.

Le miserie della Villa iniziarono con l’invasione e il saccheggio dei Savoia, e con la lottizzazione del complesso in multiproprietà. Un limitato argine al declino fu stabilito con le proprietà del propugnatore per l’avvio del Canale di Suez, il Viceré egizio Ismail Pascià, e con la Principessa Santobuono.

In fine lo sfacelo, in seguito all’acquisizione definitiva da parte dello Stato italiano.

Indirizzo: Ercolano, Via Resina 291


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