Il Ministero dell’Interno ha presentato il report sull’attività svolta nell’ultimo anno. Sono di sua competenza questioni fondamentali come immigrazione e lotta alle mafia. Peccato non siano stati forniti dati completi ma solo pillole utili ad una comunicazione spot.
Soccorso pubblico, immigrazione, sicurezza, diritti umani, lotta alla criminalità organizzata sono alcune fra le principali aree di intervento del Ministero dell’Interno, che rendiconta la sua attività attraverso report annuali.
L’ultima pubblicazione prende in considerazione il periodo fra il 1 Agosto 2013 e il 31 Luglio 2014. Presentata in anteprima al Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ferragosto, è ora disponibile anche online sul sito del Ministero.
Nel leggere il rapporto la prima sorpresa arriva dalla forma scelta: in 29 scarne slides viene raggruppata la totalità delle informazioni disponibili. Nessuna introduzione, spiegazione o contestualizzazione. I testi sono ridotti ai minimi termini.
Sorge il dubbio che si tratti di una sintesi e che il rapporto completo con tutti i dati sia un altro. Poi però visionando lo storico dei report arriva la conferma di come sia tutto li, ogni anno è sempre stato così.
Dobbiamo esserne consapevoli, mentre in tutto il Mondo si ragiona di opendata al Viminale fanno presentazioni che poi esportano in pdf.
Una tale impostazione ha ripercussioni anche sul contenuto. E’ evidente come manchi completamente una cultura del dato, che viene più volte bistrattato:
Il dato non è completo
Prendiamo ad esempio le pagine (6 e 7) dedicate ai beni confiscati alle mafie, dove vengono elencate le 6 regioni maggiormente interessate mentre delle altre 14 non c’è nessuna traccia.
Il dato non è pubblico
Su questo tema è interessante segnalare come l’ ANBSC (Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) pubblichi dati aggiornati al 7 Gennaio 2013. Quindi sono più recenti le informazioni a disposizione del Ministero dell’Interno, che però le trattiene per sè con delle politiche e dei formati di rilascio non adeguati.
Il dato non è verificabile
Le mancanze descritte non permettono di fare dei controlli su ciò che viene dichiarato. E’ la versione ufficiale e pertanto va presa per buona. Ma cosa succede se consultiamo un’altra fonte? Lo abbiamo fatto sugli sbarchi avvenuti sulle coste italiane e i conti non tornano.
Infatti, il rapporto del Ministero evidenzia (pag. 13) come i migranti sbarcati siano stati 116.944 nel periodo Agosto 2013 – Luglio 2014.
Secondo l’agenzia europea Frontex in tutto il 2013 sono stati 40.304 e nei mesi Gennaio/Luglio2014 64.197. Il totale dei migranti risulterebbe minore (104.501) prendendo in esame un periodo maggiore.
Speriamo che presto il Ministro faccia chiarezza sulla correttezza delle cifre esposte. Anche perché dovrebbero essere il punto di partenza per qualsiasi analisi su un fenomeno complesso e delicato come quello dell’immigrazione.
Nel suo insieme il report analizzato desta preoccupazione. E’ impregnato di una concezione tecnocratica su come trattare le informazioni delle amministrazioni statali.
L’obbiettivo non può essere quello di confezionare una presentazione per la conferenza stampa del politico di turno.
Le ambizioni devono essere decisamente maggiori, costruire una governance partecipata che, proprio perché riconosce i dati che gestisce come un bene pubblico, è capace di attivare percorsi di trasparenza ed accountability.