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MONEYBALL-L’ARTE DI VINCERE (MONEYBALL) DI BENNET MILLER, USA, 2011 Con Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman Genere: Dramma sportivo Se ti piace guarda anche: Invictus, The Blind Side, Ragazze vincenti. CANDIDATO A 6 PREMI OSCAR TRA CUI -MIGLIOR FILM -MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA -MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA -MIGLIORA SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Billy Beane (Brad Pitt), GM (General Manager), ex giocatore fallito ed ex scout, ha poche risorse per formare una nuova squadra per il prossimo campionato di baseball e nel corso di una negoziazione scopre Peter Brand (Jonah Hill) che per scegliere i giocatori segue una teoria basata su statistiche. E proprio con questi calcoli, Billy e Pit forma una squadra tutta nuova dimostrando che non si vince solo con giocatori stra-pagati. Una bella lezione per lo sport-mercato, occupato da giocatori pagati fiori di milioni quando in realtà le società potrebbero risparmiare molti fondi se seguissero le teorie di questo statista realmente vissuto. Anche la vicenda di questo g.m. è vera ed è una storia che ci insegna ad aver fiducia nelle proprie idee e che ci dice anche quanto amore ci dovrebbe essere nello e per lo sport perché in una gara sportiva, chi ci crede davvero, perde. Ma a parte questi bei temi e l’amarezza di fondo, il film non è molto più che un valido dramma hollywoodiano di routine, in quanto tecnicamente parlando nessun elemento spicca per originalità: regia convenzionale, fotografia e montaggio inconsistenti, sceneggiatura cerebrale e dialoghi estenuanti e verbosi scritti a quattro mani da due irriconoscibili Premi Oscar: Aaron Sorkin (The Social Network, 2010) e Steven Zaillian (Schindler List, 1994). A dire il vero, la mano di Sorkin un po’ si sente nei lunghi dialoghi, ma a differenza dell’ultimo capolavoro di Fincher, qui manca del tutto l’ironia e il ritmo. Si fatica anche a credere che alla fotografia ci sia quel Wally Pfister, anch’egli Premio Oscar, che ha lavorato a tutti i film di Nolan. E si crede ancora meno che Bennet Miller abbia fatto vincere l’Oscar a Philip Seymour Hoffman per Truman Capote (2006), visto che qui l’attore è in una delle sue meno riuscite interpretazioni. Concludendo, risultano incomprensibili tutte le sei nomination all’Oscar, dai due attori fino a quella, assurda, di Miglior Film dell’anno.
VOTO: 7-
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