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Vincenza delle capre: una delle ultime pastorelle delle Alpi Apuane

Creato il 31 gennaio 2014 da Marvigar4

Vincenza delle capre

Vincenza delle capre 2
foto di Cesare Marchetti

Vincenza delle capre: una delle ultime pastorelle delle Alpi Apuane

di Cesare Marchetti

Parecchi anni fa, e precisamente era l’estate del 1985, con la mia giovane famiglia durante una gita domenicale in Garfagnana, passando da Isola Santa, per caso vedemmo uscire da un sentiero e attraversare la strada una piccola donna, apparentemente anziana e gracile, con in braccio un agnellino, la seguivano due capre adulte e un asinello, avanzava con il classico passo da pastorella montanara. Le due capre erano le  madri dei piccoli che dormivano sopra il basto dell’asinello stesso, cullati dal passo tranquillo e cadenzato dell’animale. Sorpresi da questo suggestivo quadretto inaspettato ed avendo in mano la macchina fotografica venne naturale scattare alcune foto.

La donna in questione si mostrò compiaciuta e mia figlia allora, ancora adolescente, le chiese se poteva posare assieme a lei. A questo punto la donna sorrise ed ancora più compiaciuta che mai, rivolta a noi esclamò: «Oggi mi sento una Regina!» Scambiandoci sorrisi la salutammo ringraziandola.

La seguimmo con l’occhio, finché il gruppetto s’inerpicò di nuovo in un sentiero che saliva dal lato opposto della strada scomparendo alla nostra vista.

Dopo qualche tempo, leggendo La Nazione, da una foto sulla cronaca di Lucca, riconoscemmo in quella donna la donna delle capre: Vincenza Vagli detta Vincenza delle capre di Isola Santa. Confidenzialmente i paesani la chiamavano “Vincè”.

Era diventata un personaggio per il suo modo di vivere da sola nel bosco allo stato brado, insieme alle sue capre, al suo somaro e ad altri animali venuti dal bosco.

Dormiva in una capanna in mezzo ai suoi compagni animali, che lei considerava la sua famiglia. Durante l’inverno erano gli stessi, che coi loro corpi e i loro aliti mantenevano caldo quel misero ambiente.

Ogni mattina caricava sul basto del suo asinello i piccoli agnellini appena nati, ancora non in grado di arrampicarsi attraverso le scoscese della montagna da soli e, giorno per giorno, conduceva il branco attraverso impervi sentieri da lei scelti per il pascolo in zone diverse. Poi il branco si disperdeva nel bosco brucando, cercando di che sfamarsi, prima che giungesse il tramonto si ritrovava di nuovo riunito e sempre accompagnato da Vincè tornava alla capanna.

Il suo gregge sempre prolifero, si moltiplicava naturalmente.

Si diceva nei dintorni che Vincè, affezionata alle sue creature, non avrebbe mai voluto separarsi da nessuna di loro e che quel branco avesse potuto raggiungere un numero elevato di capi. Viveva di latte e formaggi da lei stessa prodotti.  Inoltre badava anche ad altri animali che  vivevano sempre allo stato brado sparsi nel bosco: si parlava di alcune mucche coi propri vitelli.

Fu denunciata da uno dei suoi confinanti del bosco, perché le sue caprette ogni tanto sconfinavano per il pascolo. Passò qualche notte nella prigione di San Giorgio, poi venne assolta perché il fatto non costituiva reato. Intervistata da un inviato della Nazione disse di essere stata molto bene e ben considerata e che quella era la prima volta che dormiva in un  letto sotto a un vero tetto. Era molto felice di quell’esperienza e disse di essere stata trattata come una “Regina”.

Da poco ci ha lasciato all’età di oltre 90 anni. Il suo gregge di capre si era ridotto nel tempo, forse per l’approfitto di qualcuno. Era costituito ormai da una sola capretta, di colore bianco, come  i suoi capelli, tanto per arrivare fino alla fine in simbiosi con la sua ultima compagna.



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