Quella mattina Vincenzina si era recata a Portella con i suoi. Era allegra e i suoi piccoli amici avevano già formato una comitiva di bambini per giocare con i fiori da campo, quelli che la primavera aveva portato da poco e che il sole rendeva, a tratti, brillanti, come tanti oggetti preziosi.
portella 1948 (Archivio Casarrubea)
Fu un attimo e Vincenzina cadde a terra trafitta da un proiettile di arma da guerra, di grande potenza balistica. Le bendarono il capo con una pezza bianca e, dopo due giorni, i medici, su incarico della Procura di Palermo eseguirono gli esami di rito che noi di seguito riportiamo. Si noti come gli stessi medici, a testimoniare la loro reale commozione sull’immane tragedia che si era abbattuta su donne, bambini e lavoratori indifesi, il giorno della festa dei lavoratori, facciano sentire il senso della loro condanna e della loro rabbia.
Il 3 maggio 1947 fu proclamato uno sciopero nazionale, indetto di nuovo dopo le stragi del successivo 22 giugno contro le Camere del Lavoro della provincia di Palermo. In entrambi i casi le folle degli scioperanti chiedevano il ripristino della pena di morte per i responsabili delle due stragi. Fu solo la lungimiranza delle classi dirigenti del Pci a impedire che le manifestazioni degenerassero. (GC)