Leggevo oggi la trascrizione del Passaparola di Marco Travaglio che ormai apre ogni suo intervento con varianti della stessa formula: so che ci sono cose piu’ importanti che andrebbero trattate ma anche oggi parliamo delle peripezie del premier.
Segue il
Passaparola, come sempre piacevole, ed e’ tutto dedicato a
Ruby e al
Bunga Bunga. Verso la fine Travaglio ribadisce:
“Naturalmente dato che siamo un paese poco serio, Berlusconi rischia più da questa storia che non per i suoi rapporti con la mafia, per le sue tangenti giudiziarie e non, per le leggi vergogna, i conflitti di interessi, i fondi neri, gli scudi fiscali e tutto ciò che sappiamo di lui.”
Tutto il repertorio, giustamente. Tutto cio’ che gia’ sappiamo. Mi auguro che un opinionista della sua caratura si stanchi presto di vincere facile e riprenda a denunciare cose che ancora non sappiamo. Cio’ che mi preme e’ pero' poco oltre:
“Ma pensate soltanto se si scoprisse che Fini, che Di Pietro, che Bersani, che Vendola, che qualunque altro politico italiano dopo aver organizzato festini con prostitute e minorenni fornite da persone che oggi sono indagate per favoreggiamento o sfruttamento della prostituzione, ha mobilitato la sua scorta e la questura per dichiarare il falso, ingannare una procura, violare le leggi che i poliziotti dovrebbero far rispettare dagli altri, e rispettare essi stessi per primi.”
E’ su questa
presunzione d’innocenza - che Travaglio garantisce a tutti gli altri commedianti - che si fondano le piu’ recenti critiche al giornalista.
E' utile imparare a distinguere tra informazione e ricerca del consenso,
più difficile è imparare a distinguere tra contro-informazione e ricerca del dissenso.