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Vincere – la recensione di Sandro

Creato il 12 maggio 2010 da Soloparolesparse

Continuate a mandarmi le vostre recensioni ed io continuo a pubblicarle.
Secondo appuntamento consecutivo con Sandro (che sembra ci stia provando gusto) che questa volta ci racconta Vincere di Marco Bellocchio (fresco vincitore del David di Donatello).
E naturalmente se anche voi volete comparire in questa rubrica non vi rimane che farvi avanti.

Vincere – la recensione di Sandro

La storia è quella del figlio segreto di Mussolini (Benito Albino) e di Ida Dalser, la quale incontra un giovane Mussolini, un Filippo Timi decisamente credibile nelle espressione e nei toni, da quando fu direttore dell’Avanti fino alla fondazione del Popolo d’Italia fondato con i sacrifici della stessa Dalser che per amore si priva di ogni cosa pur di appoggiare le ambizioni di Mussolini.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Mussolini si arruola, rimane ferito, e sposa Rachele. Scomparso dalla vita della Dalser, e di figlio, successivamente nato, a questi ultimi sarà, da lui e da chi gli sta vicino, negato ogni sorta di contatto con colui che nel frattempo è divenuto il duce. Ida Dalser e Benito Albino saranno separati e rinchiusi in un manicomio, rimanendoci fino alla morte, nonostante che Ida abbia provato a scrivere al duce direttamente, al Papa, a Cardinali e sebbene si sia ardentemente battuta per il suo unico grande amore, evidentemente non ricambiato.

Sotto il profilo della struttura del film, il Mussolini giovane è interpretato da Filippo Timi, mentre nella seconda metà saranno i cinegiornali originali a render conto della carriera politica.

Ho conosciuto la vicenda vedendo il film, sapendone poco o niente in precedenza, e confesso che è stato giustamente premiato di recente con il David di Donatello. Traspare ed è contagiante la drammaticità di chi (la Dalser) non riesce a farsi credere da nessuno, la qual cosa avviene precipuamente per motivi di opportunità anche facilmente comprensibili a chi abbia qualche sommario cenno di storia del XX secolo.

In questo film, però, la Storia e la Storiografia rimangono in secondo piano: non è il duce ad essere in primo piano, nè commentate le sue scelte. La presenza di Mussolini è necessaria per comprendere il protagonista principale: il dramma di chi vorrebbe stare vicino all’uomo che ama, e che è l’uomo più obbedito, più temuto e più invidiato d’Italia. L’impossibilità di tutto ciò appare a tutti ma non ad Ida Dasler che decisamente non vuole rassegnarsi e non vuole compromessi.

128 minuti in generale per un film non sono pochi, si corre il rischio di annoiare, ma nel complesso si rimane decisamente interessati alla storia fino alla fine e quasi non ci si accorge della durata.


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