Qualche giorno fa sono stato contattato da una rivista specializzata a fare un articolo su un vino e d un abbinamento con un piatto del ristorante dove lavoro. La rivista si chiama Trends in Riviera ed è specializzata nel settore lusso, è tradotta in quattro lingue: francese, inglese, russo e cinese ed è distribuita mondialmente nei più importanti alberghi di lusso nel mondo intero. Mi hanno chiesto di presentare una breve biografia e di presentare un vino bianco da abbinare ad un piatto di pesce. Ultimamente per un’altra rivista bilingue, francese ed inglese, avevo presentato due vini : un Pinot Grigio di un’ottima azienda italiana ed un vino della Napa Valley di una annata molto rara. Le scelte sono ovviamente cadute sul Pinot Grigio italiano perchè, essendo la rivista destinata ad un mercato internazionale, ho voluto ricordare le mie origini italiane ed allo stesso tempo parlare di un vino e vitigno molto apprezzati nel mondo.
Questa volta per Trends ho voluto parlare di un vino bianco della regione, la Provenza, cioè a km O. In più sono legato “sentimentalmente” a questa azienda perchè è stata la prima azienda ad agricoltura biologica che ho inserito, molti anni addietro, nelle carte del Fairmont Hotel; inoltre sono andato con loro negli storici locali del Royal Automobile Club di Londra per una tre giorni di degustazioni guidate per gli illustri soci dell’esclusivo club londinese.
il royal automobile club
Terzo punto adoro questa azienda ed i suoi vigneti che sono in riva al mare in ubna delle coste più belle, e poco contaminate, della Provenza.
L’azienda, o meglio il Domaine, è il Chateau Leoube. Siamo a Bormes les Mimosas, splendido paesino non molto distante da Saint Tropez, con le sueclassiche casette provenzali e le pinete che sfiorano le onde. Siamo in una zona protetta dove la natura è al primo posto. L’azienda è stata acquistata da un ricco businessman inglese, Sir Anthony Bamford, che tra l’altro è proprietario di una catena di negozi biologici in Inghilterra.
la baia dell'azienda
Ecco da dove l’idea di produrre da agricoltura biologica. In Provenza sono stati tra i primi ad effettuare la conversione biologica dei vigneti; dove la legislazione chiede 5 anni di riposo, il Signor Anthony ha preteso che gli anni di conversione fossero otto, visto anche che poteva permetterselo……. Hanno iniziato a produrre vino nei 60 ettari destinati a vigneto dei complessivi 560 ettari totali; la parte vigneto non potrà superare gli attuali 65 ettari ed il resto della proprietà è diviso in oliveti, 20 ettari, frutteti e paesaggi selvaggi dalla bellezza mozzafiato.
le pinete sul mare
Le uve coltivate sono le classiche della Provenza con Cinsault, Mourvedre, Carignan, Grenache, Syrah e Cabernet Sauvignon. Mentre per l’unico bianco dell’azienda si coltivano la Rolle, il nostro Vermentino ed il Semillon. Dimenticavo che essendo un amatore dell’olio di oliva, ho anche ripreso gli oliveti di mio nonno in un paese a 990 mt slm dove produco ( per uso famiglia) il mio olio da monocultivar Taggiasca, devo dire che producono un olio molto delicato da un patchwork di monocultivar provenzali a cui hanno aggiunto anche le italiane Frantoio e Pendolino, grazie alla passione di Sir anthony per la Toscana. Ultima cosa, il sir Anthony, si è messo in testa di produrre un super red che prende esempio dai super tuscans: spesso dice che la sua azienda è alla stessa latitudine con le terre da super cru toscane. Ci riuscirà? Di sicuro i mezzi non gli mancano ma il vino non si produce solo con soldi…… da seguire l’evoluzione proprio come nel vino.
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