Nella botte piccola c’è vino buono: è questa la frase che identifica la vendemmia italiana 2010.
L’Ismea (istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e l’Uiv (Unione Italiana Vini) hanno stimato che la produzione per la vendemmia 2010 sarà di circa 45 milioni di ettolitri di vino.
L’indagine, effettuata sulla base dei monitoraggi sul ‘vigneto Italia’, rivela che la quantità di vino prodotto sarà inferiore dell’1% rispetto a quella del 2009, e sotto la soglia dei 50 milioni di ettolitri per il quinto anno consecutivo.
Una vendemmia altalenante, dunque, da una regione all’altra d’Italia: al Nord, infatti, è previsto un aumento del raccolto, al Centro ci sono regioni con produttività stabile e altre in lieve flessione, mentre al Sud si registra un significativo aumento a partire dall’Abruzzo e dalla Puglia. Nelle isole maggiori, invece, c’è un calo piuttosto consistente della produttività.
Sotto il profilo qualitativo, poi, il vino si presenta buono ma, come al solito, molto dipenderà dagli ultimi 20-25 giorni prima della raccolta. In questa fase sarà fondamentale un clima caldo ma non umido, con alte temperature diurne e situazioni più fresche di notte, per rallentare la retrogradazione della componente acida. A causa del lungo inverno, caratterizzato da piogge persistenti, lo sviluppo vegetativo è stato lento e quasi tutte le fasi fenologiche sono slittate in avanti rispetto allo scorso anno.
Le condizioni climatiche generali e il regime termico, in particolare, influiscono nel determinare le epoche di comparsa delle principali fasi fenologiche e la composizione chimica dell’uva al momento della raccolta. Riguardo questo aspetto si può considerare che, in termini generali, gli ambienti temperati sono i più adatti per i vitigni bianchi precoci, impiegati per la produzione di vini leggeri, secchi ed aromatici; gli ambienti moderatamente caldi sono invece indicati per i vitigni che danno vini rossi asciutti e corposi, mentre i climi molto caldi si prestano per i vitigni tardivi, bianchi o rossi, da cui si ottengono vini a medie ed elevata gradazione alcolica, da pasto e da dessert.
Per quanto riguarda la Puglia, la sua produzione di vino è aumentata del 10% rispetto allo scorso anno. Il merito è dell’ottimo raccolto che avrebbe potuto dare risultati ancora più elevati se non fosse intervenuta l’adesione piuttosto importante alle estirpazioni con premio. In termini percentuali le variazioni più elevate si registrano nel Salento. Quest’anno la stagione è stata caratterizzata da un ritardo piuttosto consistente, in parte recuperato grazie al caldo estivo che non ha favorito l’attacco di crittogame. Come di consueto la vendemmia è iniziata con Moscato e Chardonnay, a cui sono seguiti gli stacchi di Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot e Primitivo, sia nelle aree meridionali che in quelle centrosettentrionali della Regione. La qualità attesa è ottima.
Ecco la situazione nel dettaglio da Nord a sud e nelle isole maggiori:
Calabria (+20%)
Puglia (+10%)
Abruzzo (+10%)
Molise (+10%)
Valle d’Aosta (+10%)
Piemonte (+6%)
Marche (+5%)
Campania (+5%)
Trentino Alto Adige (+5%)
Friuli Venezia Giulia (+5%)
Lombardia (+5%)
Veneto (+3%)
Umbria (-2%)
Toscana (-3%)
Basilicata (-3%)
Liguria (-3%)
Emilia Romagna (-5%)
Sardegna (-16%)
Sicilia (-22%)