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Violenza alla Diaz: arresti domiciliari per tre poliziotti

Creato il 04 gennaio 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Genny Sangiovanni 4 gennaio 2014 in Cronaca, News, Politica Inserisci un commento

Il 2013 si è concluso con l’arresto di Spartaco Mortola (ex capo della digos genovese), Giovanni Luperi (ex dirigente dell’Ucigos poi capo-analista dei servizi segreti, ora in pensione) e Francesco Gratteri (al vertice del Servizio centrale operativo della polizia di Stato). Sotto accusa per il massacro notturno avvenuto nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001 e per l’introduzione nella scuola di prove false per giustificare l’irruzione e la violenza delle forze dell’ordine.

Gli avvocati avevano proposto l’affidamento ai servizi sociali, ma i giudici hanno rifiutato la richiesta stabilendo una pena di 8 mesi per Mortola e di un anno per Luperi e Gratteri, da scontare agli arresti domiciliari.

Dopo 13 anni si conclude dunque il processo per i tre poliziotti coinvolti nelle violenze, nei pestaggi e successivi depistaggi relativi ai fatti del G8. I tre beneficeranno di ore di libertà durante il giorno, potranno comunicare con l’esterno e chiedere la buona condotta per ottenere eventualmente uno sconto della condanna, già ridotta per l’effetto dell’indulto del 2006 e per la prescrizione di alcuni reati.

Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum durante il G8, ha affermato che “dopo quasi 13 anni dai fatti, tre dei poliziotti più alti in grado presenti a Genova durante il G8 del 2001 sono stati arrestati per la ‘macelleria messicana’ della notte della Diaz..Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente di promozione in promozione con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del Parlamento; nessuno nella polizia, come nel governo, ha mai sentito la necessità, nemmeno dopo le condanne di primo e secondo grado, di rimuoverli dai loro incarichi”. La decisione dei magistrati “è di estrema importanza ed è stata possibile proprio per l’indipendenza dal potere politico che l’attuale Costituzione garantisce alla magistratura”, afferma Agnoletto.

In questo decennio, Spartaco Mortola ha continuato il suo lavoro prima ‘gestendo l’ordine’ a suo modo in Valsusa durante la resistenza No Tav a trivelle nel 2010, poi è stato promosso capo della Polfer di Torino nel 2011 (mentre era già stato condannato in secondo grado con un’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici per i fatti di Genova).

Su 44 agenti coinvolti inizialmente nei processi, 15 scontano una pena, spesso lievissima per una parte dei vertici. Due pesi e due misure, dunque, se si considerano le pene inflitte ai manifestanti, che vanno dai 6 ai 14 anni. Soggetti presi come capri espiatori della devastazione della città. Il diritto della vetrina è stato infranto e punito con anni di carcere, il diritto dei manifestanti a riposare nella scuola è stato distrutto  e punito con qualche mese di domiciliare che basta a riconsegnargli dignità.

Le vittime della violenza perpetrata dagli uomini in divisa la notte della Diaz stanno ancora aspettando da dodici anni una parola di scuse dalle nostre istituzioni che, finora, non c’è stata” conclude Agnoletto.

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