Da qualche parte ho letto che è stato azzardato un paragone tra le rivolte scoppiate in Nordafrica e Medio Oriente e quanto sta accadendo nel Regno Unito in questi giorni. Accostamento del tutto inesatto, perché la rivolta dei paesi nordafricani ha avuto come causa scatenante il rincaro dei beni di prima necessità, come è successo in Tunisia, e, successivamente, la richiesta di maggiori libertà civili, dato che molti di questi stati hanno regimi dittatoriali o monarchie assolute. Rivolta che si è estesa poi ad altri paesi, quali la Siria, dove la primavera araba si sta tramutando in un triste autunno bagnato di sangue.
Nel Regno Unito invece si palesa il fallimento di una politica di multiculturalismo “imposto”, grazie ad un’accoglienza indiscriminata di etnie che si sono autoemarginate, rifiutando ogni tipo di integrazione, a partire dall’istruzione e dal lavoro, e che ritengono la civiltà una dimostrazione di debolezza della quale approfittare. Il tutto fomentato da gruppi anarcoidi che, con un tamtam mediatico sui socialnetwork, in particolare il BBM (messenger di Blackberry, meno identificabile di Twitter), hanno scatenato saccheggi che nulla avevano a che vedere con l’uccisione del pregiudicato di colore, (preso esclusivamente a pretesto) e tantomeno nulla con un problema di “povertà”. Non sono state saccheggiati i negozi di alimentari, com’era successo tempo addietro negli Stati Uniti, bensì quelli di vestiario di marca e di prodotti elettronici: cellulari, computers, smartphone, nonché alla rapina di portafogli e gioielli di clienti di ristoranti d’élite. Se fosse stata una rivolta dovuta alla fame, vi si sarebbero aggiunti anche gli appartenenti al sottoproletariato bianco, cosa che invece non si è verificata. Da Londra, le sommosse ed i saccheggi si sono esteri a Birmingham Manchester e Liverpool. Il fatto curioso è che questa massa di sbandati violenti è stata respinta non solo dai londinesi, scesi a ripulire le strade dal lordume lasciato da questa massa facinorosa, ma anche, nei cd quartieri poveri, dagli immigrati di ultima generazione.Il timore che simili dimostrazioni di sopruso e brutalità possano estendersi anche alle altre parti d’Europa, Italia inclusa, non è del tutto infondato. L’unica speranza è che IN AMBITO EUROPEO, vengano presi seri provvedimenti e stabiliti dei parametri comuni per poter arginare fenomeni di violenza.