ROMA – Denunciare su Facebook le violenze subite, per fare in modo che così “tutti sappiano“.
La vicenda di Anna Laura Millacci, la compagna di Massimo Di Cataldo che ha mostrato su Facebook le foto delle violenze subite a suo dire da Massimo Di Cataldo, non è la prima e molto probabilmente non sarà l’ultima. Sempre più donne infatti preferiscono la via della denuncia attraverso i social network piuttosto che andare subito alla Polizia o dai Carabinieri. Un fenomeno condiviso da sempre più persone. Tutto questo, sembra per mostrare al mondo intero le violenze “che non devono più essere nascoste”.
L’effetto di questa nuova moda può essere discutibile: se è vero che è più facile raggiungere in poco tempo una vasta platea di gente (e quindi ottenere l’effetto di additare il violento come un mostro presso l’opinione pubblica), rimane il nodo legale: il violento in questione rischia di rimanere impunito.
Comunque avvocati e operatori del settore si mostrano sostanzialmente favorevoli al gesto di Anna Laura. Il punto su cui concordano è la pubblicità della violenza, che altrimenti rischia di rimanere sempre nell’ombra.
Maria Novella De Luca su Repubblica spiega la posizione di un giudice di Milano, Fabio Roia:
Per Roia il gesto di Anna Laura Millacci, che non è andata dai carabinieri o dalla polizia per raccontare il suo incubo domestico con il cantante Massimo Di Cataldo, ma ha scelto l’infinita platea di Facebook, è un gesto da rispettare. «Le donne denunciano i mille modi, e non credo che questo porterà ad una disaffezione verso le istituzioni. Al contrario, se altre vittime troveranno attraverso isocial network la forza di ribellarsi, questa ragazza avrà tracciato una strada».
E poi quello di una donna che cura un’associazione che si occupa proprio di questi problemi:
Ma Emanuela Moroli, presidente di Differenza Donna, che gestisce una vasta rete di centri antiviolenza, avverte che «è ben difficile inventarsi una storia del genere, e se c’è bisogno di Facebook per accendere i riflettori sulla violenza domestica, dovremmo riflettere su che cosa sta succedendo nella società ». Troppe mogli, compagne, fidanzate denunciano una, due, dieci volte il partner pericoloso, e poi «vengono ammazzate », ammette con amarezza lapresidente di Differenza Donna