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Ieri eravamo a casa da soli, Ettore ed io. Lui è arrivato col pullmino verso le cinque. Tutto era buio e un po' ovattato, silenzioso, mentre facevamo merenda l'uno seduto di fronte all'altra.
Eravamo contenti ma silenziosi, lui preso dal suo yogurt e io dal mio tè. E da lui, che ultimamente mi sembra crescere a vista d'occhio.
Improvvisamente l'ho visto, anzi, mi sono vista con lui tra vent'anni: lui non è più il mio bambino, non vive più con noi, è solo di passaggio, e io sono la sua vecchia mamma che gli prepara la merenda come una volta (ovvero gli versa lo yogurt, cosa che per l'epoca sarà perfettamente in grado di fare da solo).
Il gatto che lo tormenta non è la Pinta, che non è più con noi.
Ci godiamo questo momento tutto per noi, senza parlare.
Ho già avuto visioni del genere. Quella più vivida riguarda Luca e il mio futuro con lui, esatta fin nel minimo dettaglio di una gatta bianca in braccio a me.
Di solito ci becco. Lo spero con tutto il cuore anche per questa volta.