
Ho la sensazione di aver raccolto il messaggio di un naufrago chiuso in una bottiglia. O forse d’aver ricevuto una lettera dall’aldilà.
Sono in quest’angolo sperduto della grande biblioteca, come ogni giorno e poiché devo far scorrere il tempo in un angolo ove le visite sono rare, e per così dire, occasionali, di solito mi dedico alla lettura.
È come se inconsciamente, sentissi il dovere di dar voce ai libri. Questi libri che in quest’angolo dimenticato della biblioteca quasi nessuno viene a leggere o a chiedere in prestito, e che mi sembrano malinconici, abbandonati e polverosi su questi scaffali. Ogni tanto qualche inquietante bibliotecario fa capolino in questa sala, vede che ci sono io e, tira di lungo. I bibliotecari della grande biblioteca sono esseri strani, alcuni addirittura inquietanti; è un mestiere che si trasmette da padre in figlio, e si dice che questa sia una razza a parte. Modificazioni genetiche maturate in questo ambiente? Si dice anche che alcuni alieni da decenni frequentino questa biblioteca, o da essa ne siano stati assorbiti. Non ne ho mai visti, ma l’ambiente è talmente grande che si può stare anni qua dentro senza incontrare chi, magari stai cercando. Mia moglie ad esempio da venti anni lavora alla biblioteca e io ce l’ho incontrata solo un paio di volte. È più d’un anno che non la vedo, forse si sarà ambientata in qualche sala, prima o poi chiedo a qualcuno se l’ha vista.
Qui i libri sembrano malinconici e delusi, come esseri nati da molteplici speranze e finiti come oggetti inutili. Leggo ogni giorno, per ore e ore, libri presi quasi sempre a caso, gli autori di questa sezione sono ogni volta degli sconosciuti. Leggere è come ridare la parola ad un muto. Ho tra le mani un libretto di un certo Giacinto Agreste, titolato “Piccolo manuale della coltivazione di piante esotiche”. È uno sconosciuto, ma il nome mi ricorda qualcosa, mi sembra d’aver lettosi una rivista un racconto che parlava di questo libro e anche della biblioteca. Ma sulla biblioteca non si soffermava per niente, infatti molti la reputano allarmante. Flugfolio? Sì forse la rivista si chiamava così, ma non potrei giurarlo.
Il libro, comunque, non è che tocchi un genere che a me interessi in maniera particolare, a me interessa il nome dell’autore, Giacinto Agreste, uno con un nome così non poteva che interessarsi di manuali di coltivazione. Lo diceva anche quel racconto, o qualcosa di simile. Anch’io non mi interesso di botanica, ma mi incuriosisce un Agreste. Ma forse sono troppo ingenuo, questo è solo uno pseudonimo, come un libro per accrescere le prestazioni sessuali di Cicciolina, o quello sulla nautica di Remo La Barca. Tutti pseudonimi, è ovvio.
Ma torno al messaggio che è scivolato fuori da un’antologia titolata Anacrusi edita da Anterem, una rivista di ricerca letteraria, così è scritto sulla copertina. Un foglietto di carta velina, scritto a penna biro a firma Marilù. Mia moglie?
Nel foglietto si parla di libri magici, per mezzo dei quali si saltano le dimensioni e si finisce in biblioteche simili a questa, ma diverse, site su altri mondi. Ogni libro è un portale. C’è una piantina per raggiungere il sito di questi libri. È una piantina dettagliata che parte proprio da questa stanza. La calligrafia sembra quella di mia moglie, ma non ne sono certo al cento per cento. Il testo ha un non so che di disperato. Forse un giorno seguirò la strada indicata. Mi metto il foglietto nel portafoglio dopo averlo ripiegato in quattro.
Prendo un nuovo libro: “Nebbia Cerebrale” di un certo Andrea Gotico.
Vittorio Baccelli, Libro dei sogni, 35, Edizioni della Mirandola, 2008, pagg. 41,42.






