Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 21, 2012
di Guido Michelone
Il Duka in Sicilia è il quarto libro del trentasettenne autore palermitano da anni residente a Bologna: aveva iniziato giovanissimo con il romanzo La giovane Holding (Comix, 1997), seguito dal giallo In paradiso (DeriveApprodi, 2001) e da Il bravo figlio (Rizzoli, 2006 ), ispirato al disco The good son del rocker Nick Cave; diverse anche le incursioni nel cinema dal cortometraggio K sta tornando a casa (1997) al documentario Buia era la notte premio fino ale due sceneggiatura Il Duka (pubblicato come racconto su Alias-il manifesto) e Alma (per l’omonimo lungometraggio diretto da Massimo Volponi.
Il Duka in Sicilia parte da un fatto vero: dal 17 al 19 luglio 1970 allo stadio La favorita di Palermo, dove accorrono circa ottantamila giovani (cifra enorme per l’epoca e ancor oggi) si tiene il primo megaraduno giovanile italiano con tanti musicisti internazionali e nostrani tra cui Duke Ellington, Aretha Franklin, Brian Auger, Tony Scott, Kenny Clarke, Phil Woods, ma anche Exseption, Arthur Brown, Johnny Halliday, Little Tony, Nino Ferrer, Enzo Randisi, i Ricchi e Poveri. E il libro racconta come indirettamente viene vissuto questo grande evento spettacolare e mediatico da una minuscola località nella Sicilia meno turistica più arretrata, già in mano a mafiette e padroncini, contenendo costantemente un tono agrodolce e tragicomico, che forse è il punto di forza dell’intero romanzo.
Dunque, per salvare la parrocchia dalla speculazione edilizia, gli abitanti di Jato, anonimo paese sulle coline palermitane, organizzano, per la festa del santo protettore, San Calò, un concerto con la rinata banda locale, chiamando quale ospite proprio il Duka, così come lo chiamano i paesani, ossia il mitico Duke Ellington, appena libero dal recital che deve tenere, con la propria leggendaria Big Band, alla Favorita la serata 17 luglio 1970 nell’ambito di Pop 70.
Il testo di Bongiorno si concentra tutto sull’attesa del grande evento, mettendo in gioco una ventina di personaggi assai ben costruiti: fra tutti spiccano il parroco moderno, padre Rocché, e il giovane trombettista Roy Scotti, dai confusi trascorsi americani, che sarà l’artefice di un finale rocambolesco con ulteriori sorprese, dopo la comparsa dell’anziano clarinettista Albert Nicholas, a fare le veci del Duca. Oltre l’attesa per il Duka, la trama mette in scena storie d’amore, problemi giovanili, l’amore-odio tra Roy e il fratello Pino, truffatori e prostitute, persino un crudo episodio delinquenziale.
Il libro è narrativamente riuscito, benché, data l’età dell’autore (classe 1973), alcuni errori storici erano da evitare (ma non ci sono più gli editor che controllano i dati, oltre i refusi ortografici?); stride ad esempio che si parli di radio libere nel 1970 (arrivate invece almeno cinque anni dopo) o che Roy vanti jam session con Miles Davis (che non ne faceva più) e con Chet Baker (che all’epoca doveva curarsi denti e dentiera). Sorprende, poi, il fatto che, alla fine, tra i numerosi ringraziamenti, non venga citato il bellissimo documentario Noi e il Duca (1999) di Ciprì e Maresco, unica fonte autorevole per una fiction comunque rispettabilissima.
Guido Michelone
Il Duka in Sicilia
di Vittorio Bongiorno. Einaudi, Torino 2011. Pagine 213, euro 17.