1953: lo Stato d’Israele festeggia cinque anni di vita, gli stessi della piccola Rosalyn Kramer che accende le candeline osservata da Golda Meir.
Israele è una nazione che ha fondato la sua esistenza e l’organizzazione del suo stato intorno all’imperativo“la sicurezza innanzitutto”. E’ il principio attorno al quale ruota la vita di ogni israeliano. In nessun’altra democrazia è possibile assistere alla naturale circolazione di armi esibite nelle routine quotidiane da civili e da giovani uomini e giovani donne in divisa. La vita militare è perfettamente naturalizzata. Poggiare il fucile di fianco al sedile in autobus, o di fianco alla propria sedia per ascoltare una lezione all’università, o entrare al supermercato con il fucile in spalla per comprare il latte sono tutti gesti compiuti con la più grande normalità. La socializzazione alla vita militare avviene appena maggiorenni, 3 anni per i maschi e 2 per le donne. Dopo questa esperienza il tuo fucile sarà custodito a casa tua e tu entri tra le file dei riservisti, potrai essere chiamato in ogni momento. La tua vita sarà indissolubilmente legata alle future guerre. Tutta la popolazione, ad eccezione degli ultraortodossi, è stata socializzata alla vita militare, per molti rappresenta l’esperienza più importante della propria vita. Per questo avere un primo ministro militare non solo è un fatto indiscutibile per uomini e per donne, ma è un fatto assolutamente auspicabile. Olmert è stato il primo non militare a ricoprire la carica di capo del governo. Le critiche ricevute per gli errori tattici compiuti nella II guerra in Libano rimandano tutte alla sua totale astinenza dalle prassi militari e dunque alla sua incapacità a prendere le giuste decisioni.
Le élite politiche femminili di Israele si sono formate anch’esse in un ambiente fortemente militarizzato. Golda Meir, è cresciuta nel movimento sionista e nei gruppi clandestini dell’Haganah. Di lei Ben Gurion diceva: “è l’unico vero uomo del mio governo.”
Come fa notare Fiamma Nirenstein, “c’è in queste due parole -donne- ed -ebree- un senso di fierezza.”
Nel generale contesto di sottomissione e di rassegnata obbedienza in cui vivono le altre donne Medio-Orientali, essere ebrea, significa vivere in una condizione di distinzione, di benedizione ed emancipazione.
Ma le donne ebree sono anche e soprattutto donne di pace.
La Divisione Internazionale della Donna (The International Women’s Division (IWD) of Keren Hayesod), è un’organizzazione di donne ebree presente in 5 continenti, con 41 filiali in 19 paesi del mondo. Queste donne sono unite dal desiderio di giocare un ruolo sempre più significativo nel sostegno di Israele e del popolo ebraico.
La storia ebraica vanta un numero considerevole di donne lungimiranti e coraggiose la cui passione e determinazione hanno cambiato il corso della storia. Ogni donna che aderisce a questa organizzazione, diventa partecipe della tradizione secolare di donne ebree impegnate, che si dedicano a rafforzare e garantire il futuro dello Stato d’Israele. Per tutte queste donne, aderire all’ IWD significa anche rafforzare il loro legame con il patrimonio della cultura ebraica.
Le donne ebree sono determinate a fare la differenza, unite da un legame di amicizia e di spirito di servizio, condividono la loro creatività con iniziative in campo sociale ed educativo. E’ naturale che i primi destinatari delle loro iniziative di solidarietà siano i cittadini israeliani più vulnerabili, più bisognosi e più minacciati. Esse sono inoltre profondamente coinvolte nel contribuire a rafforzare le basi della vita ebraica e nel promuovere i valori della giustizia sociale e della democrazia.
Vi invito ad approfondire la conoscenza di alcune importanti figure femminili ebraiche che hanno contribuito a plasmare la storia del ventesimo secolo. Si tratta di otto donne di valore, i cui profili vengono mirabilmente tratteggiati nel libro di Sheila Segal “Women of Valor” (donne di valore). Si tratta di personalità note e meno note al grande pubblico. Fra loro troviamo: Rose Schneiderman, attivista e sostenitrice dei diritti delle donne. Ida Kaminska attrice protagonista del teatro yiddish. Zivia Lubetkin, che guidò la rivolta del Ghetto di Varsavia. Henrietta Szold, fondatrice della Hadassah Yael Arad. E poi, Shoshana Cardin, Nehama Leibowitz, ed altre. Queste donne ebree esemplari, possono essere un modello da seguire per tutte noi.