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In Italia intanto sua moglie Anna e Bottini, il suo principale collaboratore politico, decidono di "sostituirlo" pro tempore con Ernani, suo fratello gemello, fisicamente identico ma in realtà antitetico a lui in tutto e per tutto. Ernani, ex professore di filosofia che sta soggiornando in un ospedale psichiatrico, è uno spirito libero e comincia a introdurre nelle sue interviste discorsi rivoluzionari: l'arte, la bellezza, la poesia.
I potenziali elettori apprezzano e i sondaggi per le elezioni che si terranno a breve sono favorevolissimi.
Che fare? Continuare con Ernani o far ritornare Enrico?
Viva la libertà, tratto dal romanzo Il trono vuoto scritto dallo stesso regista, Roberto Andò, tratta un tema già toccato varie volte al cinema: la follia la potere.
E lo fa delicatamente , senza troppi scossoni, in modo raffinato e rarefatto allo stesso tempo, concentrandosi soprattutto sulle debolezze umane che si nascondono dietro agli uomini di potere.
In un clima di antipolitica come quello che stiamo vivendo in questi ultimi anni , fa quasi tenerezza vedere dei politici così deboli, prigionieri del loro ruolo pubblico e dell'immagine che si sono autocuciti addosso.
Immagine che nel caso di Enrico si sta fortemente deteriorando , frutto delle solite sempiterne indecisioni di un partito molto più a suo agio all'opposizione che al governo, a causa delle proprie divisioni interne.
Naturalmente il riferimento al principale partito del centrosinistra è ben evidente, è praticamente sbattuto in faccia allo spettatore.
Ecco perchè uno che parla diverso dagli altri come Ernani rappresenta una speranza, in realtà è più un'utopia che qualcosa di concreto, perchè la gente vuol avere speranza e fiducia nel futuro, non vuole abbandonarsi al pessimismo e alla disperazione.
Vagamente surreale, Viva la libertà, riesce a mantenere un'invidiabile leggerezza pur parlando di argomenti importanti: cinema di doppelganger, risolto forse in maniera un po' troppo favolistica , che si regge sulle interpretazioni di un cast spendibile a livello internazionale , un po' come il film, raro esempio di cinema italiano che può essere esportato con una qualche speranza di successo.
In primo piano c'è naturalmente Toni Servillo( nel doppio ruolo di Enrico/Ernani) : attore dotato di tecnica sopraffina ma che a furia di sentirsi dire che è bravo sta cominciando ad esagerare con gli arzigogoli che inserisce nel suo modo di recitare.
Sembra quasi che a ogni sequenza ammicchi allo spettatore dicendogli " Guarda come sono bravo , che cosa sono capace di fare". Comincia a starmi un po' sui cosiddetti per questa sua arroganza recitativa.Però è schifosamente bravo.
Non colpisce a sufficienza Valeria Bruni Tedeschi ( Danielle), poverina penalizzata da una voce che è una vera e propria croce e incapace di recitare in modo leggero e spensierato( veramente brutta per come è forzata la sequenza in cui canta in macchina con Servillo, in generale non sembra esserci l'alchimia giusta tra loro due).
A conti fatti il migliore risulta Mastandrea, nella parte dell'incolore Bottini, oramai specializzato nel recitare parti sotto le righe,bravissimo a modulare la sua verve , quasi mettendole la sordina.
Viva la libertà racconta anche di un parallelo tra cinema e politica ( vedere lo stralcio di intervista a Fellini) oltre a giocare con una realtà difficile da raccontare senza incupirsi.
E' una favola in cui finalmente la pazzia , nel senso buono del termine, va al potere.
Si può vivere benissimo senza farmaci per controllare il proprio umore e proprio grazie a questo sparare pillole di saggezza a getto continuo.
Viva la follia!
( VOTO : 7 / 10 )
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