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Vivalascuola. Basta alla scuola precaria

Creato il 14 giugno 2010 da Fabry2010

Vivalascuola. Basta alla scuola precaria

14 e 15 giugno,
sciopero degli scrutini
contro i tagli
alla scuola pubblica
e lo smantellamento
del tempo pieno
alle elementari.
Sciopero anche
contro la manovra economica che decurta
di una cifra dai 29.000
ai 42.000 euro
gli stipendi
degli insegnanti e cancella il debito di oltre un miliardo dello Stato verso le scuole.


Parola di ministro
Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse. Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore dopo 15 anni di insegnamento è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. Fosse in Germania ne guadagnerebbe 20 mila in piu’. In Finlandia 16 mila in piu’. La media Ocse e’ superiore ai 40 mila euro l’anno.

(Mariastella Gelmini, 2008)

Contro la scuola precaria
di Giovanna Lo Presti

C’è un signore italiano che nel 2007 ha guadagnato oltre 25.000 euro al giorno; è un guadagno “quotidiano” e fa più effetto rispetto al guadagno annuo di nove milioni e 426mila euro. Quelle sono cifre da capogiro, per noi comuni mortali; ma la “paga quotidiana” la comprendiamo bene perché corrisponde all’incirca a ciò che, mediamente, i lavoratori dipendenti guadagnano in un anno. Il signore in questione si chiama Alessandro Profumo, nel 2007 topmanager dell’Unicredit. “Nel 2007 i profitti del gruppo Unicredit sono cresciuti del 9%, il dividendo distribuito agli azionisti dell’8%, mentre il valore di mercato delle azioni è sceso del 17%. La retribuzione di Profumo è invece aumentata del 39%” L’interessante citazione (avete presente, è naturale, di quanto aumentino in percentuale in un anno i nostri stipendi) proviene da La paga dei padroni di Gianni Dragoni e Giorgio Meletti e, attraverso un esempio “estremo”, ci mostra cosa sia quella concentrazione della ricchezza che, da almeno un quarto di secolo, caratterizza la società italiana.

Quali sono le grandi tendenze che si sono affermate a partire dagli anni Ottanta e che ci hanno fatto approdare sulla scogliera scivolosa di un regime demagogico e autoritario? Semplificando assai (e il ragionamento sarà, come dice il poeta “se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato”) si possono individuare due momenti fondamentali: a) esaltazione del privato e demonizzazione del pubblico; c) lamentazione continua del padronato sulla scarsa libertà dell’imprenditore (buono, per definizione), sull’eccessivo costo del lavoro, sulla rigidità delle norme che impediscono all’impresa di decollare.

Da questi due momenti discendono molte conseguenze: se oggi qualcuno vuole abolire l’articolo 41 della Costituzione o lo Statuto dei lavoratori è perché il terreno è stato dissodato a partire dagli anni Novanta; le stesse forze che si dovevano nettamente contrapporre all’indebolimento della situazione dei lavoratori hanno invece ceduto alle pressioni dei poteri forti. Ed eccoci qui, in una società fortemente diseguale, attraversata da tendenze sempre più disgreganti, governata con una protervia menzognera intollerabile.

La manovra finanziaria messa a punto da Tremonti chiede, ancora una volta, che i sacrifici li facciano i lavoratori dipendenti. Saranno in particolare colpiti i lavoratori statali, quelli che in precedenza un’abile campagna pubblicitaria ha marchiato come “fannulloni”, parassiti nullafacenti, quelli che, in quanto “pubblici”, sono “cattivi”.

Fra questi statali stanno anche i lavoratori della scuola (e chi se ne frega se la scuola è un servizio pubblico essenziale), particolarmente penalizzati perché, per loro, gli effetti economici e giuridici della manovra verranno trascinati sino alla pensione.

Niente di male, anzi, per gente come Brunetta, il quale ritiene che essi facciano un lavoro part-time e giudica che siano anche troppo pagati (ce la siamo dimenticati questa originale dichiarazione del ministro nell’ottobre 2008?), si fa finalmente giustizia. Inoltre il lavoratore pubblico ha guadagnato più del privato! Orrore! Ecco i mezzucci che servono per “formare” l’opinione pubblica e far considerare accettabile, nel Paese degli Evasori Fiscali, una decurtazione dei redditi da lavoro dipendente che è, a dir poco, scandalosa.

A quanto ammonterà il salasso per i lavoratori della scuola, che sono i più colpiti? Secondo i calcoli che compaiono sulla attendibile rivista Tuttoscuola verranno loro tolti, mediamente, 29.000 euro. Profumo verrebbe “derubato” di poco più di un giorno – a loro verrà scippato un intero anno di lavoro!

Se è vero, come tanti intellettuali hanno affermato, primo tra tutti George Steiner, che il futuro si è trasformato da promessa in minaccia, forse è ora di cominciare a preoccuparsi seriamente e ad agire. Il tempo futuro – e cito sempre Steiner – è quello che ci rende esseri umani. Compromettere la capacità di progettare la propria esistenza individuale, di immaginare una società migliore e più giusta (perché senza giustizia non c’è né pace né benessere collettivo) è un crimine contro l’umanità. Non è necessario essere filosofi per comprenderlo. E’ un’idea così lineare e sostenibile con una tal quantità di esempi che potrebbe essere alla portata dei nostri politici, magari anche di quelli che ci governano. Invece no – i nostri governanti si impegnano a fondo per minare quel tessuto sociale e quei beni collettivi che la nostra Repubblica ha costruito nei primi decenni della sua esistenza. Fra i beni collettivi che stanno andando all’ammasso il primo, il più importante, è la scuola. La cerimonia funebre per la morte della scuola pubblica celebrata in questi giorni, con accorta teatralità, da un istituto tecnico romano non ha nulla di esagerato.

La scuola pubblica, da troppe parti, è già morta. Lo conferma un altro servizio televisivo che, subito dopo la messa in onda del funerale anti-Gelmini di cui prima, ha presentato l’ennesimo video in cui un gruppo di ragazzi assisteva al pestaggio di un proprio compagno nei locali di una scuola. Quando la scuola non protegge più i bambini e i giovani che accoglie, finisce di essere tale; quando modelli di comportamento deteriori non vengono sospesi e progressivamente cancellati all’interno delle mura scolastiche, allora è meglio stare per strada; quando il sapere viene sentito come inutile zavorra, e imparare non è più premessa per una vita adulta migliore, allora la scuola la si può chiudere. Attenzione, la colpa non è dei ragazzi: la colpa è di chi manipola l’opinione pubblica, spargendo come una droga modelli illusori di successo, la colpa è di chi rende l’ignoranza – e non il sapere – un bene comune, togliendo risorse alla scuola, alla ricerca, alla cultura.

Questa non è una chiusura di un anno scolastico come tanti altri: è finito un annus horribilis, ma è imminente l’inizio di un anno che sarà ancora più brutto. La speranza della scuola consiste in coloro che in essa lavorano, negli studenti, nelle famiglie. Soprattutto negli insegnanti, che sono tanti, così numerosi da rendere inoperante qualsiasi “riforma”, se soltanto lo vogliono, e ai quali è affidato il compito, delicatissimo, dell’educare.

Abbiano un sussulto d’orgoglio, maestri e professori; dimostrino che si sono accorti che di epocale, questa riforma, ha soltanto i tagli. Si battano anche, senza mezzi termini, per un reddito dignitoso e per condizioni di lavoro migliori: la loro non sarà certo una battaglia corporativa.

Soltanto saldando la “questione scolastica” alla “questione sociale” ci sarà la possibilità di rovesciare un paradigma che da troppi anni sottomette la socialità all’egoismo individuale, e considera come unica logica quella gretta ed utilitaristica del profitto. La “riforma” Gelmini precarizza tutto, nella più completa e totale indifferenza verso la didattica: libri di testo che i docenti dovrebbero scegliere senza conoscere i programmi di studio, materie “tagliate” giusto per passare da 36 a 32 ore settimanali, laboratori aboliti, più di 40.000 posti di lavoro che se ne vanno in fumo.

La scuola invece non può, non deve essere precaria.

Il futuro sarà anche minaccioso, ma il passato ce lo possiamo ricordare. Tornare a tempi servili, in cui pochi spadroneggiano e molti subiscono, andrà bene per i pochi ma non per i molti. Sappiamo anche che l’ignoranza è ottima premessa per chi vuole spadroneggiare. E’ per questo che la lotta di oggi per la difesa della scuola pubblica e del nostro lavoro è una vera e propria battaglia per la civiltà.

* * *

Tagli per i docenti: in media 29.000 euro

Scuola: dalla relazione tecnica emerge che la manovra è più dura del previsto.

La manovra finanziaria del governo, mano a mano che viene disvelata nei suoi dettagli, riserva alla scuola sorprese sempre più amare.

Dalla prima lettura del decreto legge n. 78/2010 i sindacati, i media e gli addetti ai lavori hanno stimato nei giorni scorsi un effetto medio su circa metà del personale della scuola di 2-3 mila euro (a seconda delle stime) all’anno per il triennio 2011-2013. Tutto confermato, ma il fatto è che c’è molto di più.

L’esame delle relazioni, illustrativa e tecnica, che al Senato accompagnano il provvedimento consente ora di conoscere l’esatta natura, la portata e la ricaduta dell’intervento sulla scuola, e di scoprire che:

1) Il taglio medio imposto al personale della scuola da quest’anno fino a fine carriera è di ben 29 mila euro a persona, con punte fino a 42 mila euro: complessivamente il governo si aspetta di recuperare dal personale della scuola fino al 2050 ben 19 miliardi di euro (oltre 500 milioni di euro l’anno in media);

2) Il taglio colpisce tutti i docenti in servizio e non solo quella metà che nel triennio ha maturato lo scatto di anzianità;

3) La scuola è trattata in maniera molto più punitiva rispetto anche al resto del pubblico impiego. Infatti, mentre i docenti universitari, i ricercatori, i magistrati, i diplomatici, i prefetti, il personale della sanità, ecc., sono colpiti dalla manovra solo per un triennio (effetto economico triennale ma nessun effetto giuridico, cioè nessuna ricaduta sulla futura progressione di carriera), il personale della scuola è colpito in via permanente (effetto economico e giuridico con trascinamento fino al termine della carriera).

Insomma, se la manovra colpisce in generale il pubblico impiego rispetto ad altre categorie, all’interno del pubblico impiego la scuola è a sua volta la vittima sacrificale.
(da qui)

* * *

La cura dimagrante per la scuola
di Pippo Frisone

Col decreto legge del 25 maggio viene sferrato un durissimo colpo all’intero corpo docente e ATA con contratto a tempo indeterminato.

* Salta il rinnovo del contratto-scuola, già scaduto il 31.12.2009
* Saltano di conseguenza i nuovi aumenti per tutto il triennio 2010/12
* Salta il nuovo indice IPCA, calcolato nel triennio al 5,9% con una perdita media di 1.508 euro
* Salta l’indennità di vacanza contrattuale la cui erogazione viene spostata al 2012
* Saltano col prossimo mese gli aumenti contrattuali eccedenti il 3,2% del biennio 2008/09, con adeguamento automatico in busta paga
* Saltano gli scatti di anzianità per docenti e ATA per tutto il triennio 2010/12, sterilizzando non solo la carriera ma anche pensioni e liquidazioni
* Saltano, in quanto rimesse in discussione dal 2013, CIA e RPD
* Saltano i risparmi previsti dall’art. 64 della L.133/08 nella misura del 30% che la Gelmini voleva destinare a merito e carriera
* Gli stipendi complessivi per il 2011, 2012 e 2013 non possono superare il trattamento economico, compreso quello accessorio, goduto nel 2010
* Salta il 50% dei finanziamenti destinati alla formazione
* Salta coi tagli lineari il 10% delle risorse destinate al Miur (43milioni in meno alle scuole)
* Salta il personale precario, i cui finanziamenti per supplenze sono ridotte del 50% sul 2009
(continua qui)

* * *

Ultime dalla scuola

Mobilitazioni: sono tante le assemblee e le mobilitazioni in questi giorni, in seguito alla conoscenza dei quadri degli organici per il prossimo anno scolastico, per seguirle in tempo reale vedi qui; si allargano intanto le adesioni allo sciopero degli scrutini di fine anno.

Nuovi tagli per la scuola pubblica nella finanziaria qui.

Il Codacons rende noto un elenco di 12.000 scuole con gravi criticità qui.

Ecco la scure dei tagli sulle materie scolastiche alle Superiori qui.

Con la nuova finanziaria: ancora tagli al bilancio dell’istruzione qui e qui.

Oltre un miliardo il debito dello Stato con le scuole pubbliche qui.

Resi noti gli organici del prossimo anno scolastico: smantellato il tempo pieno alle Elementari qui.

Aumentano gli iscritti ai licei. Le incertezze della “riforma” Gelmini affossano i tecnici e i professionali qui.

In arrivo 350 milioni (dei 773 previsti) per migliorare la sicurezza degli edifici scolastici italiani, penalizzate le regioni meridionali qui.

Un appello contro l’aumento degli alunni per classe qui.

“Riforma” Gelmini: la geografia dei tagli.

Ricorso al Tar del Lazio contro la “Riforma Gelmini”: i regolamenti non hanno ancora concluso il loro iter e si trovano ancora al vaglio della Corte dei Conti, senza essere stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, qui.

Segnalazioni: 18 giugno a Milano, Prima Conferenza sulla scuola del Pd lombardo qui.

Un interessante quaderno della Fondazione Cariplo: Stranieri si nasce… e si rimane? Vedi qui.

* * *

Tutti i materiali sulla “riforma” delle Superiori qui.

Per chi se lo fosse perso: Presa diretta, La scuola fallita qui.

Guide alla scuola della Gelmini qui.

Le circolari e i decreti ministeriali sugli organici qui.

Una sintesi dei provvedimenti del Governo sulla scuola qui.

Una guida normativa per l’anno scolastico 2009-20010 qui.

Un manuale di resistenza alla scuola della Gelmini qui.

* * *

Dove trovare il Coordinamento Precari Scuola: qui; Movimento Scuola Precaria qui.

Il sito del Coordinamento Nazionale Docenti di Laboratorio qui.

Cosa fanno gli insegnanti: vedi i siti di ReteScuole, Cgil, Cobas, Cub.

Spazi in rete sulla scuola qui.



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