Nel vivere una nuova esperienza, il passato e il futuro diventano il richiamo di fantasmi, o delle tigri, come nella storia zen. Se la osserviamo con gli occhi del passato, perderemo lentamente forza per portarla avanti e diventerà pesante come il piombo. Se invece la si guarda con gli occhi del futuro, l’incertezza e il dubbio si tramuteranno in un vortice di angosce anticipatorie, cuori spaventati, perché non possiamo avere occhi del futuro da subito, se non in una progettualità e quando le acque, limpide e azzurre, sono per noi navigabili. Ogni nuova esperienza e’ tesoro di cui si gode nel presente, perché è li che si può stare con la certezza di ciò che si sente e si prova, e attivare l’esplorazione per costruire una base da cui partire. All’inizio si esplora il territorio, poi si parte. La mente non è così forte da assicurarci ciò che proveremo o succederà. Lasciare i veli neri di depressione, e gli spauracchi e fantocci di cartapesta. Amare. Amare, sino a dove si arriva, quel giorno, senza rimproveri, senza osservare date o orari, consapevoli che il tempo interiore non conosce regole logiche. E la sera, ringraziare per ciò che si è stati in grado di costruire e vivere. Per quel pezzo di felicità che ci si è donati.(Antonio Dessi’)





