Oggi ho ascoltato il nuovo disco di Vasco Rossi, al parco, mentre correvo. Chi mi conosce sa che non sono un fan del Blasco, ciò nonostante sono consapevole che sia uno degli artisti italiani più grandi degli ultimi trant’anni musicali.
Se c’è una cosa che non ho sono i pregiudizi, specie musicali. Se dovessi, o meglio se fossi costretto, ascolterei pure un disco di Gigi D’Alessio. Leggendo qualche recensione per la rete, qualche commento sia positivo e soprattutto negativo la curiosità di ascoltarlo è aumentata.
Ammetto però che l’altro giorno mi è capitato di vedere il suo nuovo video Eh… Già, la canzone l’avevo già ascoltata e non mi aveva colpito particolarmente, il video invece si, ma in negativo. Essendo nato nella metà degli anni ottanta, sono cresciuto con quell’immagine di Vasco, quell’immagine da rocker immortale, sempre contro tutto e tutti, che dispensava saggezza e verità in una maniera che solo lui “il Blasco” sapeva e poteva fare, quell’immagine col cappellino e con quei capelli lunghi (si ok, immaginavo che sotto non avesse nulla, ma si sa, il beneficio del dubbio è rock), e invece vederlo in quel video mi ha messo una tristezza, sembrava di vedere mio nonno che imitava Vasco.
Negli ultimi anni poi ci aveva abituato a dosare la sua immagine, Buoni E Cattivi credo fosse il suo ultimo lavoro degno di nota. Ma lui è ancora qua, non molla, non ci sta a rimanere in silenzio, vuole ancora poter dire la sua, come solo lui sa fare, con quell’aria distratta, saggia, a tratti indefinibile. Insomma, alla Vasco.
Ascoltando il disco la prima cosa che mi viene in mente è: rock. Poche ballate, molta chitarra, molta batteria, e soprattutto, molto Vasco. Credo che il singolo di lancio rispecchi poco il disco, credo sia più un messaggio come a dire “io sono ancora qui, che dico la mia, alla faccia di chi mi vuole male”. Il disco invece è pieno di messaggi, di idee, di vita vissuta, e poi c’ha quella dote che solo Vasco ha, quella che ad ogni pezzo ti fa esclamare quel “cazzo, questo sono io!“.
«Io non sono un cantante, sono un interprete…»
Leggendo varie interviste che si trovano in giro la cosa che risalta di più è quanto Vasco ci tenga a questo disco. L’entusiasmo con la quale lo racconta, come se avesse qualcosa da dimostrare, quella voglia di aprire gli occhi a chi cerca le risposte nel modo e nel luogo sbagliato.
«Devi affrontare la vita come è nella realtà e non considerarla una cosa sicura, garantita, certa, perché la vita è sempre un rischio, serve un po’ di coraggio».
Vivere O Niente è un disco alla Vasco, che parla di vita, d’amore, di politica, e anche di fede. C’è una canzone del disco che ha fatto parecchio discutere che è Manifesto futurista della futura umanità dove con ironia racconta la sua poca fede in Dio.
«Con tutto il rispetto per chi ha fede, la fede è una grande illusione: c’è un creatore, la vita è un dono. Secondo me, la natura nasce da sola, la vita non è un dono ma un caso. Ciò non significa che non debba essere rispettata».
Ecco, preferisco un Vasco che mi parli di altro e che non mi venga a fare sermoni sulla non fede. Il fatto che io la pensi diversamente su alcune tematiche non mi vieta comunque di ascoltarlo in L’Aquilone (bellissimo), Vivere Non è Facile, Prendi La Strada, Stammi Vicino, questi alcuni dei pezzi presenti nel disco che più mi hanno colpito maggiormente.
In un’intervista racconta anche la copertina del disco.
«Praticamente è come un piccolo film che racchiude una metafora. L’artista è sempre in fuga: dai posti di blocco del conservatorismo, dall’omologazione, dai poteri che non lo vogliono far parlare, lo controllano, lo limitano. Io a un certo punto mi fermo, prendo una tanica di benzina e brucio l’auto per distruggere le prove della mia esistenza, e poter tornare alla clandestinità. Qualcuno è rimasto incuriosito anche dal mio abbigliamento in copertina, perchè indosso cravatta e camicia bianca. La cravatta però è messa di traverso, la camicia è stropicciata, è come se fossi vestito così dalla sera prima e avessi passato la notte a far festa con gli amici».
Direi che se c’è una cosa che non manca a Vasco è la fantasia. Mi è piaciuto questo modo di interpretare una fotografia, dandole storia e vita.
In conclusione, un Vasco che accetta il passare del tempo modificando la sua immagine, ma poco il suo stile musicale, perché in fondo, rimane pur sempre Vasco.
♫ Vasco Rossi – L’Aquilone