Il mondo della musica è pieno zeppo di teorie strampalate e inverosimili riguardo la morte-non-morte di alcuni artisti inscenata per distaccarsi dal mito della propria persona o allontanarsi dai guai causati dalla propria condotta.
Basti pensare a Elvis Presley, Jim Morrison e Michael Jackson: tutte star passate a miglior vita, secondo le cronache, ma credute ancora vive e vegete secondo i fanatici delle teorie del complotto per i quali Elvis, Jim e Jacko sono ancora vivi, ma nascosti nei più impensabili angoli del pianeta, per le motivazioni più assurde che vanno dai guai con l’FBI all’assassinio del presidente USA Kennedy.
Solo in un caso si pensa l’esatto opposto: nel caso della morte di Paul McCartney.
Intorno alla morte del membro fondatore dei Beatles è infatti sorta la leggenda denominata P.I.D. ovvero Paul Is Dead secondo la quale Paul sarebbe morto nel 1966 dopo un violento litigio con il resto della band e sarebbe stato rimpiazzato da un poliziotto canadese per il resto della carriera con il gruppo, da solista e fino ad oggi.
Nell’inverosimile leggenda metropolitana il manager Brian Epstein avrebbe avuto questa idea folle per mantenere il successo ottenuto faticosamente dal quartetto di Liverpool.
A sostegno della teoria PID ci sarebbero una miriade di indizi da ricercarsi negli album dei Fab Four da Sergent Pepper’s Lonely Hearts Club Band in poi, fantomatiche telefonate anonime alle radio inglesi nel 1969 e tanta, anzi tantissima suggestione.
Tale teoria è riapparsa alla ribalta a ondate negli anni 80, 90 e 2000 man mano che giornalisti e discografici analizzavano la gigantesca discografia dei Beatles cercando e trovando qua e la ancora altri indizi nei testi e nei titoli delle loro canzoni più famose come Help! (lett. Aiuto!) e We Can Work It Out (lett. Ce La Possiamo Fare) ma anche negli album solisti dopo lo scioglimento della band.
Ultimamente se ne sono occupati anche Fabio Andriola e Alessandra Gigante in Il Codice McCartney, un libro in cui i due scrittori cercano di confutare alcune delle prove più schiaccianti a sostegno della teoria PID cercando di mantenere però il giusto distacco da ciò che è stato veramente e da ciò che potrebbe essere ma non è stato.
Per quanto mi riguarda c’è da scommettere che anche se tutto questo guazzabuglio di prove e suggestioni non fosse che il delirio dei milioni di fan dei ragazzi di Liverpool, delle menti furbe e smaliziate come quelle di Lennon e McCartney non si sarebbero mai e poi mai lasciati sfuggire l’occasione di alimentare una teoria così accattivante ed economicamente redditizia.
Anzi penso proprio che il buon Paul ci prenda un po tutti in giro quando si siede al pianoforte e lascia partire l’inizio di Live And Let Die…Vivi e lascia morire