Lecce, in discesa tra i venti della crisi - Up 4 - pp. 46-47
Perde due punti. Nella classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole24Ore Lecce e provincia si piazzano all'85° posto. Due in meno rispetto al 2010. Capoluogo e provincia, quindi, registrano uno scivolamento. Certo, siamo nella parte bassa della classifica sul totale delle 107 province italiane, ma è un arretramento inconcepibile anche in un contesto di crisi generale che falcidia i redditi, i posti di lavoro, i risparmi, se si considerano i disumani sforzi e sacrifici dei cittadini che da tempo propendono ad una nuova visione del futuro. Tra i due poli - sul podio Bologna, città dove secondo il quotidiano economico si vive meglio in Italia, e fanalino di coda Foggia, realtà dove invece si vive peggio - c'è la città barocca. In questi casi come bisogna vedere il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto? Diciamo che i risultati non proprio soddisfacenti dovrebbero imprimere lo stimolo giusto. Consentire cioè uno scatto d'orgoglio, alimentare l'impegno e fare di più e meglio. Perché al di là della rilevazione statistica, al di là dei dibattiti che queste indagini generano nelle città interessate, il vero obiettivo dovrebbe essere quello di partire da questi dati, analizzarli e capire cosa non va e cosa si può correggere e migliorare. Tornando all'indagine del Sole24Ore, sei sono le macro aree individuate nella graduatoria: affari e lavoro, servizi - ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico e tempo libero. Lecce mantiene una costante postazione bassa in tutte le zone della classifica del quotidiano economico. La maglia nera si deve alla voce occupazione. Stabile il 91° posto per affari e lavoro. Non c'è vento che soffi su Lecce. In discesa all'86esima postazione per la ricchezza prodotta. Ma la città rimonta al 16° posto per il costo della vita. Tra i parametri che determinano il tenore di vita ci sono anche i costumi. La spesa pro capite dei leccesi fa guadagnare l'87° posto. Solo in tema di sicurezza il capoluogo salentino respira e si affaccia ai piani alti raggiungendo la 34esima posizione. Lo scorso anno, invece, vantava tre punti in più, mentre nel 2009 balzava al 12° posto. Lecce risulta la quinta città più sicura quanto a scippi, rapine e borseggi. Circa ventotto i reati per ogni centomila abitanti. Non è un dato da trascurare, perché non c'è vivibilità senza sicurezza collettiva. E può essere anche il punto da cui partire per allargarsi al resto e vedere dove e come migliorare, quali progetti e iniziative mettere in campo, quali cambiamenti e innovazioni apportare. Certo, il momento è critico. La recessione se penalizza l'Italia, penalizza ancor di più il Sud. Uno sforzo, in questa direzione, allora, può servire a tenere quantomeno le posizioni. A non scivolare. A non arretrare. In attesa di un orizzonte meno cupo.
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