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Vodafone e il cetriolo boomerang

Da Leragazze

Vodafone e il cetriolo boomerangCi sono novità sulla questione Vodafone, e, come promesso, sono qui per tenervi aggiornati; in un periodo come questo, in cui si parla tanto di articolo 18, non dovrebbero passare inosservate infatti quelle notizie su dipendenti che, proprio in barba allo statuto dei lavoratori (e, ripetiamolo, con la connivenza dei sindacati confederali), sono stati praticamente licenziati da un’azienda come Vodafone che , non mi stanco mai di ripetere, ha profitti a 9 zeri.

Vi raccontavo nel post precedente di una collega romana che aveva vinto la causa, ma che apparentemente era rimasta buggerata dalla sentenza in quanto Vodafone le aveva fatto scegliere tra il reintegro presso la sede di Catania e quella di Ivrea. Intanto per dovere di cronaca la collega in questione alla fine, non senza un po’ di tormento, ha ripreso servizio presso la sede di Roma dalla quale proveniva, e fino al momento dell’effettivo reintegro, ha percepito da Vodafone la sua regolare retribuzione pur standosene a casa.

Pochi giorni prima di Natale poi c’è stata un’altra sentenza che lascia ben sperare sugli esiti di queste cessioni selvagge: altri 34 colleghi ceduti a Comdata Care sono stati anche loro reintegrati in Vodafone in quanto la cessione, secondo le parole del giudice, è da considerarsi inefficace.

A distanza di un mese dalla pronuncia, giusto il tempo per Comdata di formare un gruppo di precari mal pagati pronti a sostituire i reintegrandi, i nostri colleghi sono stati mandati a casa, con una raccomandata con la quale l’azienda prendeva atto della decisione del Tribunale del Lavoro e definiva quindi concluso il loro rapporto. Non è facile accomiatarsi da ragazzi con i quali hai diviso per anni il lavoro, gli sfoghi e le battaglie. Le risate durante le pause caffè, i litigi con i clienti, con i superiori; persone delle quali conosci bene le famiglie, pur non avendole mai viste. E non vi nascondo che è stato un momento difficile.

Ma intanto, cosa starà succedendo negli ovattati uffici dei manager Vodafone? Si staranno preparando palate di vasellina nell’attesa che torni al mittente il cetriolo boomerang? Noi lo speriamo. Così come speriamo che salterà qualche testa; gli ideatori di una manovra tanto vigliacca non dovrebbero rimanere impuniti. Certo, abbiamo la consapevolezza che chiunque salterà, atterrerà sul morbido; al contrario di quello che succede nel mondo normale alla gente comune. Ma sarebbe pur sempre una grandissima, enorme, soddisfazione.

Ma nel frattempo osserviamo da vicino dei fenomeni interessanti. Intanto la reazione dei Sindacati confederali: di solito abituati a riempirci la casella di posta di comunicati da parte delle loro segreterie sia su tematiche che ci riguardano da vicino, sia su cose che ci toccano poco o niente. E in questo caso? Avranno speso secondo voi qualche parola di plauso verso la sentenza? Neanche per idea! Un silenzio assordante. Questo a conferma, se ce ne fosse l’esigenza, del loro accordo con l’Azienda ai tempi della cessione.

E Comdata? Si sta preparando ad affrontare la partenza di questi primi (ci auguriamo) colleghi: con l’ufficio del personale pieno di gente in attesa di fare un colloquio, hanno iniziato una specie di  campagna acquisti nella speranza che questi altri 34 dipendenti troppo costosi per i loro budget, si tolgano finalmente dagli zebedei. D’altra parte è periodo di saldi: possono avere lo stesso lavoro, anzi fatto meglio, da persone meno incazzate, a un costo nettamente più basso: con livelli di inquadramento e stipendi inferiori rispetto agli ex lavoratori Vodafone, e senza quei benefit rimasti attaccati quasi per sbaglio ai loro contratti ceduti.

E sul fronte Vodafone? Come fossi un entomologa, posso osservare due fenomeni molto particolari e correlati l’uno all’altro. Da una parte i nostri ex colleghi, quelli con i quali abbiamo scioperato e accanto ai quali siamo scesi in piazza; quelli che per protesta giravano con i cartelli  VENDESI appesi al collo nei giorni che precedevano la nostra cessione; bene, loro, o almeno alcuni di loro, appena avuta la notizia della sentenza hanno laconicamente commentato: “beh, per 34 che rientrano altri 34 ne usciranno”.

Sicuramente non verremmo accolti a braccia aperte. Nemmeno da loro. Ma non potevamo aspettarci nulla di più visto che in Vodafone si sta attuando la politica del terrore: stanno organizzando delle piccole riunioni di reparto attraverso le quali cominciano a spaventare i dipendenti spiegando loro che questo è un periodo di crisi, che occorreranno dei sacrifici da parte di tutti se non si vorrà rischiare il posto di lavoro; che è possibile che con il reingresso dei colleghi esternalizzati ci sia una diminuzione di lavoro e quindi il pericolo per tutti di essere messi in mobilità.  Beh, certo con queste premesse, e una naturale predisposizione d’animo a comportamenti da gregge, era difficile aspettarsi dagli ex colleghi un atteggiamento favorevole.

Sarebbe bello invece che iniziassimo ad alzare lo sguardo. Che smettessimo di concentrarci sul nostro ombelico. Sarebbe ora di capire che l’unico modo per salvarci TUTTI è combattere insieme per cambiare le regole, la società e soprattutto il futuro dei nostri figli (per noi ormai, quello che è fatto è fatto!)

Il ritorno di 34 ex colleghi deve essere una festa; deve essere l’inizio di un’era nella quale le cessioni selvagge, passate e future, non saranno più consentite. E anzi questo dovrebbe aprire la strada a politiche del lavoro più etiche, specie da parte di aziende che proprio noi abbiamo contribuito a rendere floride e in salute.

Giorni fa mi è stato inoltrato un comunicato sindacale con il quale si informavano i lavoratori che in effetti Vodafone sta pensando di fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Sia pur stigmatizzando, quasi per dovere, tale eventualità i sindacati non si sono nemmeno espressi sul paradosso  che Vodafone avendo dichiarato, solo per il mercato Italia, ricavi totali per 8.758.000 milioni di euro (si! Ottomilasettecentocinquantotto milioni di euro!) non ha i requisiti per accedere a strumenti come la cassa integrazione, e comunque mi domando come possano considerarsi un esubero 34 persone quando l’Azienda conta su un organico di 47.883 dipendenti e di 46.206 personale non dipendente.

Questo mi fa venire in mente un’ultima cosa: un film che mi sono fatta pensando agli accadimenti di 4 anni fa: una scena dove ci sono azienda e sindacati attorno a un tavolo e di fronte alla minaccia di riduzioni di personale, di mobilità, di cassa integrazione, coloro che avrebbero dovuto difendere i nostri interessi hanno preferito immolare mille persone per inventare tutti insieme un bel ramo d’azienda pronto per essere ceduto.

Ma noi stiamo continuando a lottare. Sperando di vincere le battaglie e la guerra che ci aspettano. Sapendo che non sarà facile, che dovremo rimanere lucidi, uniti e attenti. E, qualunque sia il nostro lavoro attuale, noi dobbiamo sempre considerarci e soprattutto dichiararci ex lavoratori Vodafone, ceduti con una fraudolenta operazione industriale. Per far questo grazie al Cielo non siamo soli. Oltre ai nostri avvocati che ci sostengono con consigli e condivisione di strategie, abbiamo finalmente trovato un’organizzazione sindacale che fa per noi, che si “plasma” secondo il volere dei lavoratori: i Co.Bas. (Comitati di Base) un sindacato che non deve rispondere a nessuna segreteria territoriale o nazionale, che prende decisioni solo tenendo conto della volontà dei lavoratori e che quindi ha la flessibilità per poter adottare velocemente tattiche diverse al mutare delle situazioni. E possiamo anche contare sull’aiuto, legale e operativo, di una struttura sindacale organizzata, che offre agli iscritti consulenze specialistiche (tutte prestate da volontari) e che non percepiscono né sottobanco, né alla luce del sole, alcuna remunerazione dallo stato.

E di questi tempi non è poco!



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