Da tempo volevo parlare e consigliare vivamente ”Vogliamo anche le rose”, un film-documentario creato nel 2007 da Alina Marazzi, una bravissima e giovane regista nota soprattutto per i suoi documentari .
In questa pellicola Alina Marazzi, ci fa rivivere un viaggio nel passato,ambientato tra gli anni ’60 ai fini ’70 della situazione femminile, ricostruendo il tutto con testimonianze, foto ,lettere ,diari e conversazioni, montate e trasformate in questa interessantissima opera.
In “Vogliamo anche le rose” l’argomento principale sono le donne, le donne come forse nessuno mai aveva raccontato o permesso di raccontare, dagli sviluppi del moveimento femminista, ai dibattiti sul divorzio ,aborto, lavoro ,rapporto con gli uomini e sessualità, la presa di coscienza che in quegli anni le donne prendevano di se stesse, della libertà, diritti e dignità da sempre negati.
Il racconto è realizzato attraverso tre voci narranti che rappresentano le scrittrici dei diari, tre donne di diverse età :
Anita, giovanissima, proveniente da una famiglia medio-borghese, che sentendosi stretta nell’educazione profondamente cattolica della sua famiglia, tenta di fare fa un viaggio dentro se stessa raccontando il suo disagio, i suoi dubbi e le sue paure verso l’amore e il sesso, tutto questo causato e alimentato dalla mentalità che vigeva in quegli anni, dove soprattutto per le figlie femmine il sesso e argomenti simili, erano un tabù, le ragazze venivano lasciate completamente sole, in balia di se stesse, piene di ansie, domande mai poste, paure, proprio per questo a volte ci si sentiva sempre inadeguate (come la protagonista) e colpevoli di tutto.
Teresa ventenne del Sud, che dalle discussioni con le “compagne” femministe sull’aborto, si ritrova lei stessa protagonista di quell’incubo, il rimanere incinta fuori dal matrimonio, la non scelta di diventare mamma, le voci, la morale, le paure e le ire dei genitori
Infine, Valentina che è la più grande delle tre, una donna matura impegnata nel movimento femminista e che analizza con le altre la posizione delle donne di quegli anni in Italia.
La pellicola mette in risalto come, il modello stesso della donna sia cambiato nel corso degli anni, ma anche come –dichiara la stessa Alina Marazzi- molte tematiche siano rimaste ancora irrisolte , e come certi modi pensare e di vivere del tutto provinciali e maschilisti, ahimè siano rimasti intatti, soprattutto in certe zone geografiche; proprio per questo voglio postarvi un’intervista -inserita in questo documentario- fatta negli anni ’70 a una coppia siciliana (marito e moglie), su tematiche come sessualità, femminismo, fedeltà, aborto, pillola, delitto d’onore .
Da come si può notare certe cose sono a dir poco spaventose e fortunatamente lontane dalla nostra realtà odierna, grazie alle conquiste ottenute dalle lotte “femministe” (tanto criticate), ma tante altre molto attuali, come ad esempio il tradimento, è ancora in voga il fatto che per l’uomo tradire sia una cosa normale quasi antropologica (quante volte in questo blog analizzando spot abbiamo notato, come questa mentalità sia diffusa nel nostro paese) e invece per la donna sia una cosa ingiustificabile ed assurda, proprio il Vaticano ci da pessimi messaggi in questo senso, dove se un donna viene tradita dal marito o fidanzato, deve saperlo perdonare, se invece il tradimento viene fatto da una donna, le viene cucita addosso una bella A di Adultera.
Il titolo di questo documentario venne preso come spunto dal famosissimo slogan Vogliamo il pane, ma anche le rose, ( ideato nel 1912 da delle operaie tessili per partecipare a uno sciopero lungo settimane, nel Massachusetts), oggi più che mai le parole pane e rose vengono a mancare nel nostro genere, dove il pane sta per LAVORO (la maggior parte delle donne non lo cerca neanche più il lavoro) e le ROSE stanno per rispetto, un rispetto usurpato e calpestato da uomini che stanno al potere, che invece di dar il buon esempio per il ruolo che ricoprono e rappresentano, accrescono questa becera mentalità, la diffondono e la rendono unica e vincente.
Ricollegandomi allo slut walk e al pezzo da poco fatto da Pin@ sul femminismo, secondo me è giunta l’ora di ri-organizzarci…tutte!
Mandarinameccanica