Caro lettore devi sapere che ho voglia di scrivere un libro. Da sempre. Per distrarmi. Per immergermi in quelle sognanti atmosfere astratte che solo la mente umana può concepire se lasciata andare. Come una barca che si perde nel mare senza timoniere. Innanzitutto devo decidere il tipo di libro e direi immediatamente di optare per un romanzo. Massì, un saggio rischiava di romperti le scatole, perchè magari era la materia che non ti interessava (La meccanica quantistica di Bhor ) o perchè sei uno di quei lettori distratti che non va oltre le istruzioni per montare un tavolo Ikea. Dunque…un romanzo. Buona partenza. Ma dove ambientarlo? Tu sei un lettore…mettiamo mediamente attento, quindi pretendi una storia che ti tenga incollato per almeno 15-20 minuti, il tempo di un viaggio in autobus o di quando vai al cesso, e magari che non richieda uno sforzo mentale eccessivo. Allora servono capitoli veloci e nemmeno troppo complicati, perché potresti annoiarti e fermarti alla quarta pagina. No no, meglio non correre questo rischio. Il romanzo sarà di avventura. Si, giustamente mi dirai tu, avventura di che tipo? Cercatori d’oro alla caccia di un tesoro nella giungla? Oppure un cavaliere che deve salvare la sua bella? O addirittura una spia internazionale che deve recuperare dei codici segreti? Tu sei un lettore medio e quindi non devo nemmeno sforzarmi di approfondire le ambientazioni o i dialoghi, ti basta sapere vagamente di cosa si parla e grossomodo chi è il buono e chi è il cattivo. Si, perché forse tu pure lavori, e quando torni a casa non vuoi certo dieci pagine di descrizioni che ti fanno perdere il filo. Allora iniziamo dicendo che siamo in mezzo all’oceano…
Eh? Come dici? A fare che? Beh, siamo in mezzo all’oceano…ai tempi dei pirati, ti va bene? Della serie: “Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto“per intenderci.
Ah dimenticavo:…e una bottiglia di rum.
Johnny Depp
Allora, siamo in mezzo all’oceano e il nostro personaggio parte come mozzo. Già da questo capisci che la storia si incentrerà su di lui e che ci saranno delle vicissitudini che coinvolgeranno sia lui sia questa nave. Il nostro mozzo si chiama Tim. Ed è pure orfano. Diamo subito quel tocco di drammaticità che ci vuole per creare quella Sumpateia tra il lettore e il protagonista. Dai dimmi la verità, Tim ti sta gia simpatico, eh? Allora, Tim si è imbarcato su questa nave come mozzo perchè vuole sbarcare il lunario. Facciamolo inglese, di Londra. E’ l’ultimo di sette fratelli e siccome la madre non riusciva a sfamarli tutti, è dovuto emigrare. Tim è povero e quindi, non potendo pagarsi il viaggio, se lo paga lavorando come mozzo. E’ forte Tim, e ha anche senso di abnegazione e sacrificio. Ora, siamo in piena estate, con una arsura che ti secca la gola e l’acqua calda come una brodaglia. Tim è sul ponte a pulire i cannoni (ce ne sono due per lato), perché il viaggio sarà lungo e bisogna sempre tenersi pronti. Questa nave infatti appartiene a Sua Maestà la regina e va nelle colonie americane per caricare le spezie che saranno rivendute 100 volte il loro valore iniziale, in patria. Già che ci siamo, delineiamo alcuni dei personaggi principali che accompagneranno il nostro Tim. Non può certo mancare il Capitano della nave, che renderemo caratterialmente burbero e carogna. Si chiama Samuel ed è un veterano della guerra dei sette anni, datosi oggi al commercio. E’ corpulento e zoppica. Si, proprio come Achab in Moby Dick. Poi abbiamo il suo braccio destro, Jones, un filibustiere scozzese doppiogiochista e senza scrupoli, tanto da aver passato metà della sua vita in gabbia per aver ucciso 4 persone tra cui sua madre. L’altro personaggio che incontrerà Tim in questa prima parte di libro si chiama Amin ed è lo schiavo nero del Capitano. Una sorta di tutto fare. Bene caro lettore, questi sono i punti di partenza. Per ora mi fermo qui perché ti sarai già stancato (sei un pochino pigro eh?). Se vuoi darmi indicazioni su come continuare il libro sei libero di scrivere qualcosa nei commenti e proseguiremo il viaggio insieme al nostro Tim. Vado in cambusa a riposare un pò e a giocare col mio pappagallo. Bon Voyage!