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Volendo #3 (di Matteo Trevisani)

Da Fabriziogabrielli
[Volendo ci sarebbe quella rubrica che mi sono inventato e che è fatta di storie che iniziano tutte con la stessa frase, che poi è Volendo potremmo raccontare la storia, e che c'è tutti i martedì: qualche volta anche gl'altri giorni, però.
Volendo, poi, puoi provarci pure tu.
Stavolta c'ha provato Matteo Trevisani. Il suo Volendo fa così:]
Volendo potremmo raccontarvi la storia di quel canzoncello che si chiama come un romanzo che si chiama come un posto.Si dice di Kerouac (puoi pronunciarlo come ti pare, ho sentito dire Kerouàc dalla Pivano e Kèruack da Corso) che abbia scritto il suo romanzo più difficile, ma forse quello più sincero di tutti, in una decina di giorni, tutto insieme su un gigantesco rotolo di telescrivente. Quel rotolo ora ce l'ha Patty Smith, e credo che stia meglio con lei che in un museo, dove comunque, a breve finirà (lunga vita alla Smith, btw). Il romanzo in question è Big Sur, che prima di essere un romanzo è toponimo, cioè il nome di un luogo. Il luogo in questione è una regione della California dove la catena montuosa Santa Lucia si tuffa in verticale nell'Oceano Pacifico. Io non ci sono mai stato, ma da quello che mi dicono dev'essere un posto emozionate, selvaggio e spaventoso. Là c'era, ora che ci penso forse c'è ancora, una vecchia capanna di Lawrence Ferlinghetti, proprio sotto il ponte che attraversa Bixby Canion. Jack c'era andato per cercare di disintossicarsi, che quattro anni prima gli avevano pubblicato On the Road e ancora non s'era ripreso. One fast move or I'm gone. O mi do una mossa o sono spacciato. Finito. Jack lo sapeva che sarebbe stato difficile provvedere da solo alla sua sanità mentale, dopo quattro anni di delirio alcolico. Big Sur parla dell'esperienza di quei giorni e ci sono tutti, c'è Cassady con cui Jack condividerà l'amante di lui pur essendo innamorato di sua moglie (sì, è sempre di Neal, la moglie), c'è Ferlinghetti, c'è anche un giovane poeta beat che Jack in realtà non sopporta ma che non vuole deludere, ci crede più lui alla questione della Beat che non il suo portavoce “ufficiale”. Visioni mistiche e respiri yogici si fondono insiene in un effluvio di parole, e mi viene in mente che cosa avrà pensato Jack, dai finestrini del California Zephyr, (del California Zephyr magari ve ne parla il Gabrielli, quando c'ha voglia) quando avrà capito che quella era la sua fine. Perché no, alla fine lui, a disintossicarsi, non c'è riuscito. C'hanno fatto un film documentario, che per vie traverse sono riuscito a vedere e che ha anche una splendida colonna sonora. Volendo potremmo raccontarvela, la storia di quel canzoncello che si chiama come un romanzo che si chiama come un posto. Quel romanzo, posto, canzoncello è Big Sur, e peccato che c’abbiano già pensato gli Ohlone a dargli quel nome, Jack Kerouac ad intitolarci un romanzo, Ben Gibbard e Jay Farrar a cantare un canzoncello che fa così:

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