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Volete “salire in politica”?

Creato il 29 dicembre 2012 da Casarrubea
Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia

Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia

Una volta si diceva: “scendere in politica”, per dire che qualcuno aveva deciso di scendere in campo. L’idea era proprio quella di un campo di calcio, con le squadre, i giocatori, il guardalinee, l’arbitro. Si pensava di esercitare la politica come mestiere, di praticare una sezione di partito o, nel migliore dei casi, di candidarsi in qualche competizione. “Scendevano in politica” i semplici militanti che pensavano di dare un contributo al cambiamento della società, i professionisti che non avevano mai assunto la politica come occasione di allenamento e di prova, quelli che in questa loro decisione operavano una “discesa” sul palcoscenico nel quale dovevano cimentarsi, con la loro parte, il loro ruolo. C’erano anche quelli che non scendevano e non salivano, perchè erano nati con la politica, come Andreotti e Fanfani, Moro e Berlinguer. Il loro era un dantesco cammino verso gli inferi, un’immersione nell’arena, con il pubblico che stava a guardarli e tifava o per Togliatti o per De Gasperi. E loro successori.

Quando l’altro giorno Mario Monti ha usato l’espressione “salire in politica” intendeva riferirsi al percorso inverso, dall’agone del basso e della lotta a quello, non meno travagliato, dell’alto, dell’elaborazione di una nuova società. Il cardinale Bagnasco che ha a cuore la cura delle pecore e che vede in Monti un buon pastore laico per i recinti delle sue tenute, la pensa allo stesso modo e ce lo fa sapere attraverso L’Osservatore Romano. Entrambi seguono, però, un proprio interesse più o meno generale mentre noi intendiamo rimarcare l’oggettivo degrado in cui è stata ridotta la politica, e la necessità di venirne fuori lungo un’erta via che non è quella di chi la immagina come un’arte dell’arricchimento e dell’inganno, quale può essere una politica che voglia tassare i poveri e salvare i grandi patrimoni immobiliari. Anche se l’ex premier ha voluto solo mettere in evidenza la nobiltà dei suoi intenti nell’avere deciso di dare il suo contributo alla rinascita dell’Italia e dell’Europa. Che lo faccia con le intenzioni di un moderato è fuori discussione, e che la sua semplice decisione di cimentarsi abbia prodotto un sconquasso nel centro-destra è altrettanto evidente. Tant’è che i più infuriati di tutti sono Berlusconi e Alfano che fino a qualche settimana fa erano convinti che Monti non si sarebbe mai più candidato alla guida dell’Italia, e che la sua azione, si sarebbe arrestata allo scadere del termine normale della legislatura.

Ma le cose non sono andate così, né rispetto alle aspettative che gli italiani avevano su Berlusconi, né alla possibilità che, fatta la sua esperienza voluta da Napolitano, l’ex premier “salisse in politica” magari per coprire il complesso che qualcuno gli aveva fatto venire di dirigere un governo di tecnici. Cosa veramente inopinabile visto che il governo Monti è stato uno dei più politicizzati e antipopolari nella storia del nostro Paese.

Nel momento in cui Berlusconi ha deciso di togliere il suo appoggio a Monti si sono messi in moto non pochi effetti a catena. Con un Pdl in rovina e a rischio frane, l’uomo di Arcore pensava di essere il solo in grado di ricomporre il marasma che stava per travolgere il centro-destra. Scendendo in campo perciò ha inteso dimostrare quanto,  rimettendoci ancora una volta di tasca e di salute, si senta indispensabile e quanto gli italiani gradiscano la sua generosità. Ma a 77 anni è giusto che un uomo non abbia a che fare con troppe occupazioni, e si dedichi ad una sola cosa che riesce a far bene. E che non gli sia molto gravosa.

La discesa in campo del Cavaliere, il “Rieccolo” della politica dei nostgri giorni, ha in qualche modo contribuito a quella di Monti, e ha determinato anche la nascita di nuove formazioni come quella di Meloni, Crosetto e La Russa, i Fratelli d’Italia. I suoi personaggi non si ispirano affatto all’omonimo film di Neri Parenti con Christian De Sica e Massimo Boldi, ma a tutt’altra storia.

Oltre alle frane e ai loro effetti, si registrano anche alcune equazioni matematiche. Berlusconi infatti sta a Monti come Grasso sta a Ingroia. La possibilità che Antonio Ingroia vada a guidare il partito arancione, anche se nessuno sa cosa sia questo partito, allo stato delle cose, ha provocato la “discesa” in politica dell’ex procuratore antimafia Pietro Grasso, che ha scelto il Pd come campo in cui cimentarsi. Probabilmente l’ex procuratore capo di Palermo, ha valutato che con i suoi quarant’anni di servizio non gli sarebbe rimasta altra via che quella della pensione, mentre le prospettive della politica sono quasi senza limiti. E ha fatto il passo. Diverso è il caso del sostituto Ingroia che l’intero sistema di potere ha voluto maltrattare fino a imporgli quasi la mordacchia. Perciò la differenza tra Grasso e Ingroia è questa: il primo ha fatto una scelta più sicura e comoda di opportunità, il secondo ne ha fatto un’altra di tipo difensivo per non essere travolto da quel sistema che non vuole essere indagato nei suoi affari segreti tra mafia e Stato. Comunque, tra i due, la posizione più chiara, ma anche più facile è quella di Grasso. Area moderata di un partito che vuole sostituire la vecchia balena bianca, disposta ad allearsi con il movimento dei galantuomini che vogliono salvare l’Italia. Cioè l’Italia che “sta sopra” e “tesse la tela”, come dice un vecchio poverbio siciliano. Contro quella che “sta sotto e aggruppa i fila” (annoda i fili).

Ma ormai questa è l’Italia. I forti si alleano tra di loro e trovano sempre le porte aperte; i meno forti si devono fare strada con il sudore della loro fronte e trovano solo amarezze e difficoltà. Nessuno va da loro a dirgli: “Scusate, volete salire in politica?”.

Giuseppe Casarrubea


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