Magazine Diario personale

Volevo essere un tuffatore

Da Mizaar

Flavio-Giurato-640Un immarcescibile luogo comune vuole che si debba cantare spesso e di buona lena sotto la doccia – perché poi sotto la doccia? perché finalmente si detergono via i peccati del mondo dei quali i nostri atti quotidiani rappresentano una piccola parte? peccati veniali, per carità, mandiamo in acqua cosa? odori non proprio odorosi perlopiù e cellule morte, azioni in un lavacro a base liquida e schiumogena. Insomma godiamo della doccia, almeno credo, e cantiamo. Sì, è così, ma io non canto sotto la doccia. E se lo facessi ci penserebbero bene i coinquilini a smorzare l’ardore ardito e acquatico. Zitta, dunque. Semmai rimugino e comunque godo dell’acqua, di questi tempi, e con temperature che già iniziano ad essere sfacciatamente estive. Ma appena esco di casa la faccenda assume un altro aspetto. Oltre al rimuginìo mi adopero nel rispolvero di vecchie canzoni che vanno da “ Papaveri e papere “ a “ tu chiamale se vuoi, emozioni “. Be’ ma stamattina, per una ingarbugliata associazione di idee, cantavo altro, cose che avevano a che fare con l’acqua e il mare, luogo di aspirazioni ancora lontane, visto che ogni santo giorno mi reco ancora sul luogo del delitto e qualcuno vi venga a dire che i docenti godono di tre mesi di ferie estive all’anno che gli rifilo un manrovescio che manco Cassius Clay! Insomma canticchiavo “ Volevo essere un tuffatore con l’altezza sotto al naso e il gonfio del costume, Volevo essere un tuffatore che si aggiusta e si prepara di bellezza non comune “ quando su “ gonfio del costume “ sono stata beneficiata di uno sguardo assassino del mio dirimpettaio di transumanza che, già meravigliato del fatto che vista da lontano avevo l’aspetto di una pazza che parla da sola, arrivato alla mia longitudine ha confermato l’opinione che si era fatto poco prima, con l’aggravante che “ il gonfio del costume “ non è propriamente e visibilmente oggetto da attribuire ad una fanciulla pazza! Mi ha rimandato un sorrisetto di sufficiente circostanza ed è andato oltre verso un suo destino di perfetto silenzio, forse spezzato, probabilmente, da canzoni che come luoghi comuni lui canta sotto la doccia.

N.d.a. La canzone in oggetto è di Flavio Giurato, fratello del più famoso giornalista  – lui sì pazzo, per davvero ! – Luca Giurato – di quest’ultimo qualcuno ricorderà, forse, gli occhiali dalla montatura rossa e l’assurda voce, colonna sonora dei talk show mattutini della RAI. Il buon Flavio ha inciso, forse, tre dischi tra la fine dei ’70 e gli ’80 del secolo scorso. Poteva essere una promessa del  cantautorame italiano, ma è sparito nel nulla o quasi. L’unico ellepì di Giurato in mio possesso si chiama proprio “ Il Tuffatore “. Ha una bella copertina dai toni verde e azzurro – è rappresentata in modo schematico  una maniglia, uguale a quelle che avevo alle porte nella mia vecchia casa – e la contro copertina riporta una foto dell’autore – bello come un dio greco, al contrario del fratello! –  sbracato  su un divano. Ahhhh… sospiro.


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