VOLO NELL’ANIMA – POESIE DELL’OMBRA
DI AUGUSTA TOMASSINI
Commento di Lorenzo Spurio
Questa di Augusta Tomassini è una silloge poetica nata ed ispirata a una persona speciale per la Nostra, il marito scomparso che come lei riconosce all’interno del testo “ha saputo far volare la [sua] anima dall’ombra alla luce”.
Augusta è una donna impegnata attivamente nel sociale: ha parte attiva da varia anni all’interno della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche e fa parte dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Pesaro.
Il libro è composto da una serie di liriche fortemente descrittive che rievocano il passato tra ricordi più o meno belli che la Nostra nutre e rivive ancora oggi al presente.
Le tematiche della silloge sono prevalentemente circoscrivibili attorno a due sfere concettuali:
- il contrasto tra il mondo di luce e il mondo di ombra
- la solitudine e il dolore per la perdita dell’amato
Tematiche che spesso finiscono per contaminarsi e congiungersi in quello che la Tomassini propone come un meticoloso percorso nel recupero della memoria. Alcune poesie celebrano e rendono immortali certi momenti vissuti dalla donna con grande partecipazione ed entusiasmo: la nascita di un figlio, le esortazioni a una nipote, bambina, ormai donna, a mantenersi sempre fedele alle leggi del proprio cuore,..
Quelle assenze assordanti, quei silenzi che fanno male, la desolazione e la solitudine che qua e là si respirano nella silloge sono in parte colmate da un grande fascino e amore verso la natura (numerose sono le descrizioni paesaggistiche, sia marine che campestri) con i suoi colori, rumori, gli abitanti della fauna e le varie espressioni vegetali. Augusta scrive: “Da tante cose belle/ sono circondata,/ la natura va amata” (92); in questa citazione ravvisiamo anche un monito ecologico. I colori, le tinte, la componente estetico-visuale degli elementi e degli ambienti è una caratteristica comune delle liriche di Augusta.
Vi sono liriche in cui la Nostra mostra difficoltà (è una difficoltà consapevole) nei confronti della distinzione tra un mondo reale e concreto nel quale è chiamata a vivere e uno illusorio, dominio del sogno e proiezione dell’inconscio. Mondi che si configurano distanti e in sé inconciliabili, forse, proprio perché dominati l’uno da una dimensione di ombra, l’altro di luce e dalla spensieratezza.
Augusta Tomassini ci parla di “ombre del silenzio” (55), di solitudini e di “pensieri [che] seguono percorsi sconosciuti,/ [che] imboccano vie deserte o affollate”, passando in rassegna ricordi indelebili nella mente come quello del ricordo della neve o di una giornata al mare, a quello del giorno del matrimonio o a quello meno felice della dipartita dell’amato.
C’è molta tristezza in queste liriche ma è una tristezza che non pesa, che non sfocia nella delusione né ammorba la nostra nella cupa depressione perché il dolore è vissuto e interpretato, contemplato e rimembrato, in un certo modo fronteggiato con forza, soprattutto in quelle liriche dove la nostra esalta la natura o colloquia con il suo amore.
Poesie d’amore, sul ricordo dell’amore e su un legame che si conserva contro spazio e tempo, contro le leggi della fisica, un sentimento puro che mai decresce e che anima la nostra ad andare avanti con la certezza che il colloquio intimo con l’altro sia non solo possibile ma fonte di protezione e custodia.
Riverberi, fasci di luce, bagliori, cromatismi accentuati o smorzati, ci insegna la Nostra, sono percepibili benissimo anche da chi, come Lei, non ha la facoltà di vedere il mondo che la circonda, poiché è nella profondità d’animo e nella ricchezza interiore e morale che la luce, come il sorgere e il calare del sole, può compiere i suoi intervalli di illuminazione e calore.
Lorenzo Spurio
Urbino, 08.10.2014