Vorrei essere il masso, il gradino e l’atlantica sedia,
il materasso, il divano tuo rosso e la ciliegia dei seni
scollinati dalle mani dei due bracci e braccioli sfiniti.
Vorrei essere di saliva sulla tua lingua, vorrei essere le tue mutandine, le tue scarpe, vorrei essere il tuo reggiseno
e le tue calze, per avvolgerti e salire fino allla tua femminilità, scavezzacollo, mistura e aria di nembi verso atlantico, e scortecciarle, e reggerne le foglie eterne.
Vorrei entrare nelle tue orecchie con la punta condita del pollice verso a ogni luna dabbasso, e tu sentiresti li mare del mio desiderio, come se ascoltassi una conchiglia appena raccolta; vorrei liminare, stravolgere ogni frutto, salare la pelle di verbi e sostantivi pieni, vorrei essere il patio della tua villa, vorrei essere Marbella, dove il patio vive
dentro di te, vorrei capire il linguaggio dei razzi, della nave
del jet furioso, al decollo, vorrei parlarti con la lingua
dei canguri e dell’orso, vorrei mungerti e poi farmi
cibo per i tuoi dei, vorrei champagne nelle ossa, una rete
da pesca nel costato, vorrei decidermi a farti saltare
nel recinto del niente, dove tutto accade, nel suo fondo.
E poi non vorrei essere lo stronzo che ti ha incontrata.
[Immagine: FK - The magic of thinking pig.]