Illustrazione di Alessandra Vitelli
Vorrei fare una gita fuori porta, noi tre, come facevamo un tempo, da qualche parte amena, che metta d'accordo me e il beduino. E vorrei un po' di fresco, se possibile.
Vorrei portare la pupa da qualche parte che non dimenticherà, di quelle che poi per i prossimi sei mesi continuerà a ripetermi all'infinito "Abbiamo visto... T'iicoddi, mamma?"
Mi piacerebbe portarla prima della fine dell'estate al Parco di Pinocchio a Collodi, malgrado i prezzi vertiginosi degli ingressi. Vorrei poterla immortalare mentre passa sotto le gambe della statua del carabiniere, come mio fratello l'ultima volta che andammo, che aveva due anni allora come lei ora. La immagino entusiasmarsi per il gatto e la volpe e per l'immensa balena, quando entreremo nella sua bocca, e riconoscere gioiosa questo o quel personaggio della storia man mano che prosegue il percorso di visita.
Vorrei prima o poi portarla anche al parco dei mostri di Bomarzo (meglio Sacro Bosco), e rivivere attraverso lo stupore dei suoi occhi, il mio, ormai vivo solo nei lontani ricordi di una prima infanzia che tutto ingigantisce a ammanta di una luce fiabesca, perché, senza di lei, tornarci, lo so, forse sarebbe solo una gran delusione, malgrado le mie conoscenze acquisite nel frattempo, malgrado la mia tesina sui temi del Sacro Bosco e sulla filosofia neoepicurea di Vicino Orsini, ideatore del programma iconografico.
Vorrei andare anche con lei a rivedere il Museo di Storia Naturale della Certosa a Calci, perché l'ultima volta che ci sono stata avevo il panzone, e pensavo: in questo posto mi piacerebbe ritornare con lei, quando sarà nata, sono sicura che le piacerà. E ora che la conosco ne sono sempre più sicura, perché conosco le sua passioni, il suo amore per gli animali, il suo entusiasmo per i fiori, la sua gioiosa eccitazione quando fa qualcosa di diverso insieme a me e al babbo, "Mamma, Buia e Mimi, tutti e t'e!".
Vorrei concretizzare in qualche tappa importante lo scorrere ozioso di questa estate lunghissima in cui le idee su come passare le giornate scarseggiano già da un po', e lei si annoia al punto da ripetermi più volte al giorno: "Quando andiamo alla ccuola di Mimi?"
Vorrei che la nostra vacanza insieme finisca per essere qualcosa di più che lo starci addosso reciprocamente nel caldo appiccicoso della casa, e migrare stancamente verso giardini deserti a cercare un po' di fresco sul far della sera.
Vorrei liberarmi di questa fiacchezza del corpo e dello spirito.
Vorrei mettere mano ai miei progetti che per ora continuano a rimanere tali senza assumere forma più concreta di propositi, che non trovo la forza o il coraggio di affrontare sul serio.
Vorrei andare a mangiare una pizza una sera, appena finisce sto cazzo di Ramadan al Beduino.
Vorrei non essere più così intollerante verso le cose in cui lui crede, anche se a me sembrano stupide e inutili superstizioni. Tanto per complicarsi un po' di più la vita, e complicarla al prossimo.
Vorrei una casetta tutta nostra, con un piccolo giardino magari, su due piani, magari, com'è che lo chiamano in gergo immobiliare? Ah, sì: terratetto. Terribile definizione.
Immagino di allestire la camera della pupa e nella mia testa la chiamo "la camera dei bambini" e ci sono scale in legno e soppalchi e scaffali, come in quella della mia prima infanzia, quando ci arrampicavamo come bertucce sui ripiani più alti e ci infilavamo nei loculi sotto il soffitto. E una libreria dove riporre in ordine tutti i libri di lei, per ora sparpagliati nei vari anfratti della nostra pseudo-casa-parcheggio di oggetti.
Vorrei un bagno con una porta che si chiuda e una temperatura interna abbastanza idonea alla sopravvivenza biologica dei suoi abitanti.
Giacchè ci siamo vorrei un salotto con un divano, in modo da non dover avere la tv in cucina, ché mi urta, e soprattutto vorrei una cucina vera, dove non devo giocare a tetris per farci entrare tutte le pentole infilando questa nel forno, quest'altra in cima alla mensola, questa terza appendendola a un gancio nel muro e questa quarta... uhm... (non fatemi essere volgare), e dove non siamo costretti a tenere la roba per la colazione in un piccolo frigorifero spento.
E poi non mi farebbe schifo avere una lavatrice, e uno spazio mio per stare, e tenere le mie cose, e magari occuparmi delle mie cose, foto, pc, stampante, libri, materiali vari di hobbistica che non ho mai avuto modo di coltivare intanto perché non ho mai avuto lo spazio per potermici mettere, e che ora giacciono sepolti in qualche scatola sul fondo di qualche armadio, la lana, i ferri, le stoffe, i fili di rame con le pinze, i pezzi di legno per il tornio...
E se proprio devo immaginare, allora voglio un magazzino per infilarci dentro tutte le carabattole di Hasuna, che non stiano in giro per casa in mezzo agli zebedei, tutta la sua robaccia di pesca, e le sue antenne satellitari raccattate dalla munnezza, e i suoi cavi e fili, e pezzi di transistor, e apparecchi elettronici rotti, buttati via da altri, dalla misteriosa utilità.
E poi e poi...