<<chi parte cambia cielo, non animo, infatti costui si trovava poi a viaggiar con l’unico individuo da cui fuggiva realmente, se stesso>>, lui gli lancia un’ occhiataccia, poi risponde<< chi parte, parte! Il perché non importa a nessuno, neanche a chi dovrebbe! >>, e così tira fuori del rum dai tasconi del cappottone,sorseggia, poi aggiunge <<questi treni partono sempre e sembrano sempre lasciarsi qualcosa alle spalle, eppure, l’unica cosa che lasciano siam noi qui a guardarli>>. Ora è il tipo col berretto a tirar su il cappello per grattarsi l’ossuto capo. Rimurgina su ciò che è stato detto, muove la mascella masticando qualcosa tra i denti, un paradosso forse, egli non sa, <<l’unica cosa di concreto che farai oggi è prendere questo treno, e chissà quanto ancora passerà prima che tu possa farne un’altra, sai questo!?>>, <<a volte ci penso!>> il ragazzotto s’alza, allarga il torace, il marciapiede e li lasciato a se stesso, lo strano ometto lo accompagna ancora nel discorso, <<e questo il punto. Qui il problema! Tu non ci pensi al resto, non come si deve!>>, << se non hai capito non capirai!>>,è proprio un paradosso e lui se ne accorge, ecco cosa mastica il triste ometto davanti alla stazione centrale d’un qualunque luogo geografico d’Italia. << vorresti vedermi restare e ti capisco, ma guardami, guardami bene, vado avanti, lascio al resto il lasciabile, porto poco, l’indispensabile, addosso, sempre più avanti, e lontano, sempre. Le cose andranno forse male!? Anche cadendo…
faccio più di sei passi quando inciampo, lo sai!? Tu, questo, lo sai!? O sei forse troppo impegnato a pensare!? E a guardare!? E poi, ancora, a riflettere!? E infine maledire dio che son io e non tu a vivere ora, e qui, dentro me!? Salirò ora su quel treno, il domani lasciamolo al domani, solo per oggi, perché a viaggiar vi s’affatica facilmente e tu questo lo sai, vero padre!?>>, << so che sei cocciuto! Soltanto questo, non mi serve saper la strada per capir che non sarà una passeggiata, almeno non quella che io m’immaginavo !>>, << ma qui ci son io! Tu hai avuto le tue occasioni, le mie le scelgo da me>>, << spero che tu ne sia in grado davvero e che non sia l’arroganza piuttosto a muoverti la lingua, perché da domani sarai solo, al mondo, solo>>, <<spero di bastarmi allora!>>. Il parlare è interrotta dall’arrivo d’un treno, l’ennesimo, il solito stridulio al binario tre, la macchina rallenta raschiando, poi si ferma, ancora un fischio.
La bestia s’apre piano, la gente scende la gente sale, le valige si confondono, i cappotti si toccano, è tutto un permesso, tutto un mi scusi, e di nuovo buon giorno, poi ancora è libero? Tutto questo Gianni lo sa’, e se lo aspetta, quello che non s’aspetta è, di li a sei anni, finire in Irlanda con un marmocchio masticando un
inglese
stentato!
