Quando partecipa ad un grande Giro la sua firma non manca mai tra i vincitori di tappe. Ci riferiamo a Thor Huschovd che anche in questa Vuelta è arrivato puntuale all'appuntamento con la vittoria, timbrando il cartellino alla 5a frazione: la Caravaca de Cruz-Murcia di 144 km. Il potente norvegese ha tenuto duro sulla cresta dela Gallo, strappetto arcigno ai meno 17 km, che ha tagliato fuori i velocisti puri, e allo sprint ha messo in riga il "risorto" Daniele Bennati (Liquigas) e il sempre più sorprendente Grega Bole (Lampre). Nella Generale tutto rimane invariato con Philippe Gilbert (Omega-Lotto) che mantiene la maglia di leader per 10" su Igor Anton (Euskaltel) e Joaquim Rodriguez (Katusha), mentre Vincenzo Nibali rimane 4° a 12" dalla vetta.
TUTTI PRONTI PER LA CRESTA DEL GALLO. Per molti era lo spauracchio di gornata, per altri la grande speranza per poter giocarsi la tappa. I velocisti puri temevano di poter rimanere staccati su questo strappo dalle ripide pendenze, i finisseur si auguravano proprio questo, in modo da potersi liberare delle ruote veloci e giocarsi la vittoria sul traguardo di Murcia: hanno ciccato entrambi. Ad inzio tappa se ne vanno in tre: Markus Eichler (Team Milram), Juan Javier Estrada (Andalucia Cajasur) e Freddy Bichot (Bbox Bouygues Telecom). La fuga prende il largo fino ad accumulare un vantaggio di 10' che sembra poterli far arrivare al traguardo. Ai 50 km dal traguardo il gruppo però si sveglia, sotto le frustate del team Katusha, oggi al lavoro per Filippo Pozzato, che da tempo ha segnato sul calendario questa frazione per poter centrare la vittoria che gli manca dal Giro D'Italia e convincere il CT Bettini ad assegnarli un ruolo di primo piano a Melbourne. Il vantaggio dei fuggitivi si è via via assottigliato, fin che sulla cresta del gallo le tirate di Kolobnev e Karpets hanno riportato gli attaccanti in gruppo. Il forcing del team russo ha inoltre ridotto il gruppo che sul GPM della Cresta del Gallo contava 60 unità; tagliati fuori quindi la maggior parte dei velocisti puri. Nella discesa ha provato a staccarsi Fofonov (Astana), ma inutilmente, la Katusha ha tenuto saldalmente in mano le redini del gruppo, con il chiaro intento di portarlo al traguardo.
VOLATA. Il gruppo lanciato sul rettilineo finale si è preparato allo sprint di gruppo con assenti i protagonisti annunciati delle volate. Ai 450 metri la maglia rossa Gilbert rompe gli indugi, ma un grintoso Bennati allunga fino a raggiungerlo e si lancia sul traguardo pronto a cogliere la vittoria tanto agognata in questi mesi. Tutti appaiono ormai inermi dopo lo scatto prorompente dell'aretino, tranne Thor Huschovd che di potenza resiste all'italiano e lo supera proprio sulla linea del traguardo. Per Bennati rimane comunuque un ottimo sprint, in cui è risucito a farsi trovare pronto in zona calda come non succedeva da troppo tempo.
LA METAMORFOSI. Per Huschovd successo prestigioso dopo aver vinto anche in luglio sulle strade del Tour. Il norvegese dopo essersi nel tempo sempre più defilato nelle volate a ranghi compatti , sembra aver compiuto una metamorfosi significativa, simile a quella fatta da Zabel nel finire della sua gloriosa carriera. Avendo capito di non disporre più alla sua età dello scatto bruciante necessario per giocarsi la tappa con i velocisti puri come Cavendish e Farrar, negli ultimi anni è migliorato molto in salita mantenendo una buona potenza fino a diventare una specie di Velocista-Finisseur, capace di giocarsi le tappe in cui sono presenti salitelle "spezzagambe" per poi provare a imporsi di potenza e sfruttando la sua velocità di "ex-sprinter". Insomma una sorta di "corridore indefinito" con potenza e resistenza sugli strappi, mentre negli arrivi in volata se la gioca sulla velocità di punta non avendo più l'accelerazione di un tempo. Tanto è bastato oggi però per rovinare i piani di Bennati, Pozzato e company, e per mettere il proprio suggello anche alla Vuelta 2010. Il lupo perde il pelo ma non il vizio; sarà cambiato nella forma, ma non nella sostanza: Huschovd non manca mai l'appuntamento con la vittoria.
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