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Vulcano

Da Miwako
Il profumo del caffè nero esce dalla tazza sbeccata con i fiori.Quando ho il tempo necessario ad apprezzarlo, penso sempre che il caffè rappresenta un piccolo momento di perferzione.L'attimo prima di sorseggiarlo, quando il naso è quasi dentro la tazza, l'odore scivola tra le narici e diventa un tutt'uno col sapore che seguirà. E poi la sigaretta, connubio sublime tra il dolce del trinciato e l'amaro del caffè.Anche nelle lunghe giornate di stesura, anche con il sottoprodotto finto e polveroso delle macchinette automatiche dell'università, riuscivo in qualche modo a staccare il cervello per cinque minuti e a riprendere fiato.
Ora, qui su questo divano, nel pigiama a quadri (ebbene si, tra le mie balorde e casuali mises notturne, ieri notte sono inciampata in un pigiama), cerco di godermi il tutto in religioso silenzio.E ci riesco.Dopo il culmine della laurea, il mio corpo ha presentato il conto. E vorrei anche vedere; mi ha seguito mansueto per mesi e mesi, senza colpo ferire, era scontato che avrebbe preteso una congrua ricompensa.Io stento a concedergliela. O meglio, lo faccio, ma sono irrequieta.Perché c'ho provato, a riposarmi, ad abbassare i livelli d'allerta cerebrali, ed effettivamente, devo dire che sto finalmente dormendo di più. Ma quando sono sveglia, apriti cielo, sembro un puledro recalcitrante; mica faccio niente poi, visto che mi sto imponendo il riposo; ma dopo due giorni di nullafacenza assoluta mi sembra di impazzire.
La verità è che io non voglio riposarmi. Non voglio svegliarmi all'una e non voglio avere il tempo per pensare che sarebbe ora di sistemare il guardaroba.Prima di tutto io non sistemo il guardaroba, non faccio i cambi stagionali e vado fiera del mio DIVordine.In secondo luogo, non s'è mai visto che una come me usi il tempo per sistemare gli armadi."Scrivi, cucina, suona", direte voi. Mi piacerebbe. Ma per la prima servono forze mentali che per ora languono (anche se aprire il file word dove giace un racconto incompleto è stata la prima cosa che ho avuto il coraggio di fare, praticamente due giorni dopo la laurea); per la seconda mi ritrovo a non sapere come visto che, in casa con un diabetico, non voglio sfornare i miei soliti pastrocchi iperglicemici; la terza è l'unica che ho ripreso e che mi fa stare bene.Se vado avanti così mi ritroverò (orrore-orrore) a fare quella benedetta cernita di abiti e cianfrusaglie che rimando dalla terza media (data dell'ultimo censimento dei miei averi). E non è che non ne abbia voglia, figuriamoci, so che è probabilmente giunto il momento e finalmente ho l'occasione di dare un senso a quel magma iniziale che è la mia stanza; è solo che farlo significa che niente di più importante/soddisfacente deve essere fatto. Ragazzi miei, non so a voi, ma a me sembra che qui stiamo alla frutta.
Oltretutto, io proprio non capisco.Un tempo ero la regina delle dormite atomiche fino a pomeriggio inoltrato, la paladina indiscussa del cazzeggio fine a sè stesso, l'imperatrice del dolce far niente; e ora? Odio dormire più di sei ore, stare su questo divano mi fa sentire convalescente e se mi prendo mezza giornata di relax, alla sera, mi sento come se mi avessero incatenata ad un letto di chiodi obbligandomi a guardare una maratona di "Porta a porta".Non sono più quella di una volta.Ed è un bene. Io che professo tanto la positività del cambiamento, sono felice che una nuova me si sia fatta strada tra la fatica di questi mesi. Ora, io e lei, dobbiamo "solo" imparare a convivere, devo solo capire che lei ed io siamo la stessa cosa, sempre uguale, sempre diversa.
C'è una luna grandissima, là fuori. E' vicinissima alla terra, così luminosa che nel giardino dei miei sembra giorno pieno. Sarà enorme anche domani. Non dimenticatevi di guardarla.

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