Roger Ridley e la sua musica incarnano tutto ciò che la musica è: l’anima, la perseveranza ed il talento. Spesso l’hanno chiamato “la voce di Dio” i suoi colleghi musicisti di strada sulla 3rd Street Promenade a Santa Monica, California. La dedizione al suo pubblico storico è chiara, viaggiando da Las Vegas, Nevada dove abita per offrire ogni sabato la sua miglior prestazione a Santa Monica, prima di tornare a casa la notte stessa . Fu proprio la prestazione di Roger della canzone Stand By Me che mise in azione il gruppo Playing for Change a cercare ed aggiungere altri artisti provenienti da tutto il mondo.
Playing for Change è un supergruppo musicale formato essenzialmente da artisti di strada di varie etnie, nato come progetto multimediale per opera del produttore discografico statunitense ed ingegnere del suono Mark Johnson, del Timeless Media Group, e di Enzo Buono.
La Playing for Change Foundation è una organizzazione non a scopo di lucro che si prefigge di creare e supportare scuole musicali particolarmente in paesi in via di sviluppo.
I sette progetti riguardano:
- Ntonga Music School, Gugulethu, Sudafrica
- Bizung music and dance school, Tamale, Ghana
- Ecole de musique de Kirina, Kirina, Mali
- Tintale Village Teaching Center Tinatle, Nepal
- Mitrata Nepal village Music Program, Kathmandu Nepal
- The Hari Kul Music School, Kathmandu Nepal
- Intore Culture and Music Center, Kigali, Rwanda
Dal 2008 sono stati completati tre dei sette progetti.
http://www.playingforchange.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Playing_for_Change
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“L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito”. Sono tante le strada da percorre per incontrare Dio, pur in mezzo alla frenesia della vita quotidiana, e Benedetto XVI ieri all’udienza generale, ha indicato quella delle espressioni artistiche. Non di rado, infatti, queste rappresentano una porta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità senza tempo. In particolare, il Papa ha pensato a quelle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Così il dinamismo verticale delle cattedrali gotiche ci sospinge verso il cielo, mentre la musica fa vibrare “le corde del nostro cuore”.
1 settembre 2011 http://www.maxgranieri.it/?m=201109
Monaci…non cantate.. se siete stonati…
Filippino Lippi 1486+ Apparizione della Vergine a San Bernardo di Chiaravalle.+Firenze.
Al Collège des Bernardins papa Ratzinger disse tra l’altro: “Per pregare in base alla Parola di Dio il solo pronunciare non basta, esso richiede la musica. Due canti della liturgia cristiana derivano da testi biblici che li pongono sulle labbra degli Angeli: il ‘Gloria’, che è cantato dagli Angeli alla nascita di Gesù, e il ‘Sanctus’, che secondo Isaia 6 è l’acclamazione dei Serafini che stanno nell’ immediata vicinanza di Dio. Alla luce di ciò, la liturgia cristiana è invito a cantare insieme agli Angeli e a portare così la parola alla sua destinazione più alta. [...]
Partendo da ciò, si può capire la serietà di una meditazione di san Bernardo di Chiaravalle, che usa una parola di tradizione platonica trasmessa da Agostino per giudicare il canto brutto dei monaci, che ovviamente per lui non era affatto un piccolo incidente, in fondo secondario. Egli qualifica la confusione di un canto mal eseguito come un precipitare nella ‘regio dissimilitudinis’, nella ‘zona della dissimilitudine’, [...] in una lontananza da Dio nella quale l’uomo non lo rispecchia più e così diventa dissimile non solo da Dio, ma anche da se stesso, dal vero essere uomo.
È certamente drastico Bernardo se, per qualificare i canti mal eseguiti dei monaci, usa questa parola, che indica la caduta dell’uomo lontano da se stesso. Ma dimostra anche come egli prenda la cosa sul serio. Dimostra che la cultura del canto è anche cultura dell’essere e che i monaci con il loro pregare e cantare devono corrispondere alla grandezza della Parola loro affidata, alla sua esigenza di vera bellezza. Da questa esigenza intrinseca del parlare con Dio e del cantarlo con le parole donate da lui stesso è nata la grande musica occidentale.
Non si trattava di una ‘creatività’ privata, in cui l’individuo erige un monumento a se stesso, prendendo come criterio essenzialmente la rappresentazione del proprio io. Si trattava piuttosto di riconoscere attentamente con gli ‘orecchi del cuore’, le leggi intrinseche della musica della stessa creazione, le forme essenziali della musica immesse dal Creatore nel suo mondo e nell’uomo, e trovare così la musica degna di Dio, che allora al contempo è anche veramente degna dell’uomo e fa risuonare in modo puro la sua dignità”.
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