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Wall Street: domina il nervosismo

Da Pukos
Wall Street: domina il nervosismo

Seduta molto volatile

Scendono i titoli minerari, svetta Oracle dopo un upgrade, crolla invece Ford a seguito di un downgrade. Sul Nasdaq male il comparto biotech.

Comincia male la settimana a Wall Street anche se dopo lo spavento iniziale gli indici americani avevano anche cercato un recupero, alla fine però hanno chiaramente prevalso le vendite.

Vale la pena ricostruire l’andamento di questa seduta che abbiamo definito decisamente “nervosa”. L’apertura era positiva, in precedenza erano stati resi noti due dati macro molto contrastanti.

Raggelante il New York Empire State index che, ricordiamolo, monitora le imprese manifatturiere dello Stato di New York, dai 10,2 punti di novembre siamo finiti sotto zero (-3,6 punti) quanto le attese erano per un aumento a 14 punti! Ora sono quindi di più le imprese pessimiste rispetto alle ottimiste.

Di tutt’altro tenore, invece, il dato sulla produzione industriale, cresciuta a novembre dell’1,3%, un aumento di queste proporzioni non si vedeva da oltre tre anni.

Con queste premesse si aprivano le contrattazioni con gli indici in buon progresso, ma fin dai primissimi scambi sui book arrivavano solo ordini di vendita. Perché?

Naturalmente è difficile dirlo, ma probabilmente la seduta di venerdì scorso, o meglio tutta la scorsa ottava, ha spaventato qualcuno che avrà pensato bene di uscire da un asset che dà la sensazione di essere “spompato”.

A mercati europei chiusi la discesa dello S&P500, calcolato dai massimi di giornata, superava i 36 punti (all’incirca 1,8 punti percentuali), l’indice di riferimento della Borsa americana aveva perso i 2.000 punti ed il timore di un sell-off sembrava abbastanza diffuso.

Giungeva invece un insperato rimbalzo, ma proprio quando si arrivava ad azzerare le perdite, tornavano le vendite, i minimi di giornata, però, ormai erano stati raggiunti ed alla fine il calo seppur sensibile non ha fatto paura.

Per il Dow Jones si tratta del quinto calo nelle ultime sei sedute, insomma sembra proprio che quota 18.000 abbia fatto da barriera, ora siamo 800 sotto i massimi del 5 dicembre scorso, e non è neppure distante (230 punti) il valore medio degli ultimi dodici mesi.

Insomma lo storno c’è stato, questo è certo, occorre capire se può continuare o meno.

Dow Jones (-0,58%) rimbalza dopo i continui crolli delle ultime sedute Boeing (+1,08%), rimbalzo “strozzato” per Exxon Mobil (+0,35%) così come per AT&T (+0,28%)

Minimo dell’anno per McDonald’s (-2,38%) che dal 31 dicembre del 2012 non faceva segnare quotazioni così sacrificate. Storna ancora Goldman Sachs (-1,74%) e non si ferma il declino di Ibm (-1,49%).

S&P500 (-0,63%) risale Oracle (+2,90%) beneficiando della promozione arrivata da Morgan Stanley, torna in prossimità dei propri massimi storici Target Corp. (+1,10%) così come Lowe’s Companies (+0,69%)

Sul fondo ci finisce Ford (-4,74%) penalizzata dal downgrade di Deutsche Bank, continua a sprofondare Freeport McMoran (-3,44%) e giornata decisamente negativa per il comparto biotech, Amgen (-3,00%)

Nasdaq (-1,04%) continua la galoppata di Staples (+2,31%) che ritocca nuovamente il proprio massimo dell’anno, rimbalza Mylan (+2,25%) e nuovo ennesimo massimo storico per Ross Stores (+1,62%).

Si inabissa Vimpelcom (-9,89%) per la quale è davvero difficile trovare aggettivi adatti, pesanti prese di profitto su Vertex Pharma (-4,78%), discorso analogo per Regeneron Pharma (-3,71%).

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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