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In realtà, Desk set offre anche diversi interessantissimi spunti di riflessione. Parla di un ufficio informazioni, ere culturali prima dell'avvento di Google e fratelli. Questo reparto, guidato dall'intrepida Bunny Watson (Katharine Hepburn), sta per essere rimpiazzato da una macchina, un voluminosissimo computer per il quale l'ìng. Richard Summer (Spencer Tracy) studia i migliori criteri di efficienza in rapporto al personale. Naturalmente, le donne incaricate di rispondere al telefono alle domande più noiose e assurde vanno nel panico: scansano quel corvo di Smithers (Harry Ellerbe,), dell'ufficio legale e pensano al lavoro che perderanno e al bisogno di trovare un nuovo impiego. Ci sarebbe un appiglio, una speranza, nella relazione che da sette anni la Watson vuole intrecciare con il bel carrierista Mike Cutler (Gig Young), ma Bunny non ha speranze di frenare l'irrequietezza e la fragilità dell'uomo che ama.
La segretaria quasi privata, con un titolo ridicolo che oggi sembrerebbe destinato a proiezioni secondarie ed ennesime repliche pomeridiane in tv, non è, in effetti, un film sul lavoro, bensì sulle persone e sulla speciale efficienza che possono garantire rispetto alle macchine. In tale senso, la prospettiva è solo in parte antiquata: è vero che oggi nessuno è più disposto a pensare ai computer come ostacoli all'occupazione, se non altro per i benefici che l'informatica dà nella vita quotidiana di ognuno (e gli stipendi di chi lavora nel settore).
D'altra parte, c'è un aspetto che mi preme sottolineare e che riguarda le più recenti tendenze della telematica: come si cercano le informazioni? Quali sono le stringhe che una macchina e una persona possono interpretare? Quando si fa una domanda, è l'uomo o la macchina che può pensare alle esigenze intrinseche? Senza contare che l'uomo ha un atteggiamento attivo nei confronti del mondo, impara, vuole imparare; una macchina ripete solo le informazioni che sono inserite. Un computer, con i suoi ragionamenti statistici e matematici può sorprendere per capacità di approssimazione al fulcro della questione: ma è una persona, una donna incantevole come Katharine Hepburn, con la sua prontezza e la sua vitalità (che meravigliosa Mirandolina sarebbe stata!), ad andare dritta al cuore della questione e dell'uomo delle macchine.
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