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Warm Bodies di Isaac Marion

Creato il 10 novembre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend
Isaac Marion è nato nel 1981 in una remota cittadina dello Stato di Washington, vive da sempre a Seattle. Per sopravvivere ha svolto decine di lavori (per lo più improbabili) fino a quando un suo racconto, I Am a Zombie Filled with Love, non è diventato la short story più cliccata d’America dando vita al progetto di Warm Bodies. Personaggio eclettico, Marion è pittore e musicista per passione, www.burninbuiliding.com è il sito su cui si possono seguire le sue evoluzioni artistiche.

 

Il primo romanzo che vi farà innamorare di uno zombie.

 

Warm Bodies di Isaac Marion
Titolo: Warm Bodies
Autore: Isaac Marion
Serie: #
Edito da: Fazi editore
Prezzo: 14,90€
Genere: Adult Fantasy, Romance, Zombie, Post-apocalittico
Pagine: 300 p.
Voto:
Warm Bodies di Isaac Marion

Warm Bodies di Isaac Marion
Warm Bodies di Isaac Marion

Trama: R è uno zombie in piena crisi esistenziale. Cammina per un’America distrutta dalla guerra, segnata dal caos e dalla fame dissennata dei morti viventi. R, però, è ancora capace di desiderare, non gli bastano solo cervelli da mangiare e sangue da bere. Non ha ricordi né identità, non gli batte più il cuore e non sente il sapore dei cibi, la sua capacità di comunicare col mondo è ridotta a poche, stentate sillabe, eppure dentro di lui sopravvive un intero universo di emozioni. Un universo pieno di meraviglia e nostalgia. Un giorno, dopo aver divorato il cervello di un ragazzo, R compie una scelta inaspettata: intreccia una strana ma dolce relazione con la ragazza della sua vittima, Julie. Un evento mai accaduto prima, che sovverte le regole e va contro ogni logica. Vuole respirare, vuole vivere di nuovo, e Julie vuole aiutarlo. Il loro mondo però, grigio e in decomposizione, non cambierà senza prima uno scontro durissimo con…

 

Non voglio morire di nuovo. Ultimamente mi è sempre più chiaro, un desiderio così acuto e preciso che fatico a crederlo mio: io non voglio morire. Non voglio scomparire. Voglio restare.

Recensione
by Nasreen

Leggere questo romanzo è stato un po’ un trauma, in tutta onestà. Anni ed anni di lettura e di condizionamento sulla figura dello zombie si sono fatti sentire ad ogni pagina, paragrafo dopo paragrafo, e riuscire a slegarmi dal senso di “sbagliato” ad ogni atteggiamento, azione o pensiero che “pensavo” uno zombie non potesse fare è stato un procedimento duro.

Per questo, probabilmente, la recensione non sarà molto brillante, se non altro posso dire di aver sdoganato un altro limite mentale che mi ero autoimposta. O perlomeno che io ci abbia provato.

Warm Bodies è il primo romanzo in assoluto che leggo, che vede come protagonista – con “io narrante in prima persona” – uno zombie. Dato che da sempre gli zombie sono stati descritti come esseri in fase di decomposizione, putrescenti, privi di intelletto e divoratori di uomini, leggere di questo R – sì, solo R – che non riesce a parlare (la sua incapacità di articolare parole è quasi tenera) ma riesce ad elaborare dei pensieri molto complessi e profondi per essere un Quasi-Morto è disturbante ma assolutamente affascinante.

Ci troviamo in un futuro non meglio definito, assolutamente post-apocalittico e con il mondo spartito fra due razze: umani e zombie. Niente di allegro.

Gli umani sono arroccati nella disperazione di una vita orientata solamente ad arrivare al giorno dopo, a sopravvivere ad un’altra incursione e alla ricerca di viveri per andare avanti un’altra settimana. Non si scrive, non si sogna, non si spera… Non si vive.

Dall’alta parte ci sono gli zombie, i Morti, coloro che si trascinano in un eterno rituale fatto di caccia, cervelli divorati come fossero l’ultima dose d’eroina e azioni meccaniche, ripetute, giorno dopo giorno; come a scimmiottare ciò che erano stati in passato ma che, oggi, sono incapaci di essere o di comprendere. Rinchiusi a loro volta in un circolo vizioso fatto di morte e comportamenti metodici ma privi senso, anch’essi si trascinano giorno dopo giorno, sopravvivendo in una forma che non comprendono ma nella quale si adagiano gentilmente.

R è uno zombie atipico, è uno zombie che si trascina su e giù per un ex aeroporto, assieme a tutti gli zombie, ma che in ogni atto che compie ricerca un significato. R pensa, e lo fa continuamente, anche se non si rende conto che il solo fatto di “pensare” lo rende diverso.

Uccide gli uomini e ne mangia la carne e il cervello. Lo fa perché deve, perché vuole e perché è la sua natura. Parte assieme agli altri zombie per andare a “caccia” e, come nell’epoca primitiva, porta alle “mamme” e ai vecchi zombie pezzi di uomini catturati durante le battute di cacce.

Per quanto ci siano esseri che deambulano mollemente, grigi e mugugnanti, per tutta la prima metà del romanzo è proprio questo che disturba: R è troppo umano dentro rispetto alla sua stessa natura.

Le cose ovviamente hanno iniziato a mutare fin dall’incontro con Julia, ma noi lettori questo non lo sapevamo. O forse sono stata io a non rendermi conto di questo lento e progressivo riequilibrio fra mente (fin dall’inizio più umana) e atteggiamenti di R.

Piano piano il senso di disagio si è allontanato ed il lettore si è ritrovato immerso nel complesso e fragile rapporto di amicizia, se così possiamo definirlo, fra R e Julia. Amicizia che sfocerà in altro, assieme al sincero desiderio di salvare ciò che resta di umano – vivo o morto che sia – del mondo.

Le circostanze, e non solo quelle dettate dalle rispettive nature di entrambi, sono difficili e a dir poco disperate. Una frase, una parola o un atteggiamento e tutto ciò che hanno costruito potrebbe crollare e la vita di entrambi finire.

E, in più, in R c’è qualcosa di speciale, di molto speciale. Ucciderà, ad inizio romanzo; ucciderà un ragazzo  e ne divorerà il cervello. Solamente che Perry non avrà nessuna intenzione di lasciarlo andare e, piano piano, la sua anima si fonderà con quella R ed insieme guideranno il corpo di R fuori dallo schema di morte in cui è caduto… E forse non solamente R verrà risparmiato.

Un romanzo certamente da leggere, che merita soprattutto per la sua unicità. A scapito di ogni riserva, anche per chi faticherà, come la sottoscritta, durante la lettura, ad immergersi in questa mente “nuova” e tutta particolare, il romanzo si concluderà lasciandoci con un vago sentore di completezza e di speranza.

Punto di forza assoluta del romanzo? Lo stile dell’autore. Attento, dark, ben scritto e carico di sottile ironia che si sposa con una struttura pulita ma arricchita di molti spunti di riflessione attuali che meritano davvero di essere catturati dal lettore.

Mi sento di consigliare questo libro? Forse sì, ma solo se si è abituati a queste figure fantastiche e se non si sta cercando una semplice storia d’amore: Warm Bodies è bel lontano dall’esserlo e considerarlo tale significa semplicemente sminuirlo.

Booktrailer


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