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We are Paintermen - Tha Creation

Creato il 18 maggio 2013 da Stanza51 @massimo1963

The CreationKenny Pickett (voce), Eddie Phillips (chitarra solista), Mick Thompson (chitarra ritmica), Bob Garner (basso) e Jack Jones (batteria). In una parola sola: The Creation. Il gruppo è inglese ma gode di grande popolarità soprattutto in Germania. Al loro attivo una serie di singoli di successo ed alcune cover di brani famosi. Perchè non provare a fare un album?, si sono chiesti i quattro ragazzi britannici. Detto, fatto. In questi giorni è uscito We are paintermen e noi di Stanza 51 vogliamo parlarvene perchè ci sembra che il quartetto inglese abbia davvero fatto un ottimo lavoro. Sia subito chiaro che l'approccio a questo disco deve essere leggero e ricco di tatto: non sempre da un disco è lecito attendersi meraviglie innovative. C'è chi fa musica per il solo gusto di farla, per amore viscerale verso il rock, per il solo gusto di suonarlo. E' già tanto, per quel che ci riguarda. Le mode classificatorie che impongono etichette preconfezionate ai musicisti insisteranno senz'altro per un genere Garage-Rock o Psichedelic-Rock per descrivere questo lavoro. Noi ci limiteremo ad osservare la distanza che separa The Creation da gruppi più radicali e sperimentali, quali i Soft Machine ed i Pink Floyd. Parlare di sano, sanguigno rock'n'roll sembra una bestemmia. Ma è proprio quello che noi faremo parlando di questo disco.  We are Paintermen è rock'n'roll, dunque. Ed infatti Cool Jerk, con una inusuale introduzione di piano rock, ci mette subito in guardia sui contenuti del disco. Giro di basso classico, chitarra elettrica secca e batteria in 4 per la cover di un brano scritto da Donald Storball nel 1966 e portato al successo da The CapitolsMaking time è trascinante e volutamente rozza per esaltare la voce graffiante di Kenny Pickett. La chitarra elettrica di Eddie Phillips è letteralmente torturata da un archetto ed il risultato è sorprendente. Anche Through my eyes si segnala per la modernità dell'arrangiamento in cui la batteria domina sul resto degli strumenti, prima che la chitarra di Phillips si segnali con un intermezzo solistico essenziale e di grande effetto. Ed eccoci alla rivisitazione di Like a rolling stone. Lo stesso Dylan ne apprezzerà la lucidità e si soffermerà sulla brillantezza dell'esecuzione vocale: la voce di Pickett non assomiglia affatto a quella di Bob e, proprio per questo, impone un nuovo marchio - affatto secondario - sulla grandezza di questo brano. Anche Can I join your band, col suo riff allegro e veloce, è di buon impatto e lo stesso dicasi per la successiva Tom Tom. Degnissima di nota è If I stay too long, cadenzata e splendidamente cantata da Pickett. Riuscitissima anche la cover di Hey Joe, se non per l'ineguagliabile alchimia musicale di Hendrix & co., sicuramente per l'interpretazione di Pickett che nel finale improvvisa una strofa parlata con voce che ricorda quella di Lou ReedPainter Man ha le potenzialità di una hit con un ritornello orecchiabile e pestato a colpi di basso e batteria. Ed arriviamo a How does it feel to feel, sporca e ruggente da far rabbrividire gli Stones. Una vera gemma incastonata in un album bellissimo. Sylvette, strumentale,  è introdotta da un riff potente ed essenziale, poi si svilupa velocissima su una linea di basso incalzante dove trovano terreno fertile la chitarra elettrica di Phillips e quella ritmica di Mick Thompson, mentre un lontano pianoforte sembra battere il tempo col resto della squadra. I am the walker si segnala per i suoi break improvvisi e le aperture quasi melodiche, anche se il brano è tiratissimo. Atmosfere vagamente beatlesiane per Ostrich man, con tanto di slide guitar e sottolineatura di clavicembalo. Sweet Helen ha connotazioni melodiche ed introduce alla traccia più originale dell'album: un'apertura classica ed orchestrale che sembra sfociare in una valle psichedelica ed invece evolve come una ballata in cui i violini mantengono il legame col climax iniziale. I'm leaving parte con un veloce giro di basso e mette poi in risalto il drumming di jack Jones, mai sopra le righe, essenziale e contrappuntato da una chitarra elettrica che gli si mette compostamente al servizio. Chiudono in bellezza l'album Work all day Going down, confermando la bravura di questo quartetto di cui, è bene dirlo, è fan perfino Pete Townshend degli Who: una garanzia da tener presente quando deciderete se acquistare o meno questo disco.

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