Il governo belga è caduto per la
terza volta in
tre anni, il che basterebbe a rendere l'idea delle difficoltà della gestione politica di una nazione
non nazione, di una
questione linguistica e culturale che vede il paese spaccato in due, dalle Fiandre nederlandofone del nord alla Vallonia francofona del sud, in un diverbio continuo su quella zolla di terra dove tutti dovrebbero convivere in un
equilibrio difficile da mantenere:
Bruxelles.
Il Post, nuovo giornale di
Luca Sofri,
riassume abbastanza bene la questione (
vergognose invece le edizioni online di diversi quotidiani nazionali, ad esempio Repubblica recentemente parla di Belgio soltanto per un
prete pedofilo mentre sul Corriere soltanto per
una denuncia al fumetto belga Tintin: nessuno dei due prende in considerazione la delicata questione di politica estera).
Manifestazione per l'unione del Belgio.
Il vostro reporter d'assalto, andima, era sul luogo. Foto scattata qui.
Ieri un gruppo di non più di cento persone si è riunito in
Place Surlet de Chokier, a Bruxelles, per
manifestare la volontà di un'unica nazione, il Belgio, contro le numerose ipotesi di divisione nate dalla recente
crisi di governo. Sotto la statua della
Brabançonne, nome dell'inno nazionale belga, studenti e non han iniziato a sventolare bandiere ed intonare canzoni e motti tra megafoni e gole stonate. Quando all'uscita della metro
Madou ho intravisto un ragazzo che indossava la bandiera a mantello, ho subito capito di essere nel posto giusto per scattare qualche foto. Dopo un paio di minuti però ho intuito qualcosa di strano: si stava manifestando per l'
unione del Belgio, ma la manifestazione
non rappresentava il Belgio, non univa nulla, perché inni, canzonette, striscioni, tutto era
in francese ed
inglese, lì c'era un pezzettino di Vallonia, di
Bruxelles francofona, ma quasi nulla di Belgio inteso nella sua totalità, nella sua
diversità, causa prima delle discordie e della manifestazione stessa. Soltanto dopo un buon quarto d'ora una signora ha gridato qualche parola in nederlandese ma la risposta in coro era lieve, timida e sommessa se paragonata alla baldoria delle eco francesi.
Qualcuno tenta di boicottare la manifestazione. Foto scattata qui.
Quando poi un signore abbastanza anziano si è presentato da lontano sventolando uno slogan indipendentista con la bandiera delle Fiandre, una pioggia di fischi si è alzata con cori a seguire ed attimi di tensione quando un ragazzo lo ha inseguito tentando un approccio non gentilissimo, ma per fortuna la polizia era nella piazza a sorvegliare ed intervenire se necessario.
In maggioranza eran ragazzi (la manifestazione è stata organizzata in collaborazione con un gruppo universitario di Bruxelles), ma non mancavano persone di tutte le età, persone francofone che volevano un Belgio unito senza però conoscere l'altra lingua, usando magari l'
inglese che collante
non è ma ennesima
conferma di un divario
evidente. E allora
we believe in Belgium, ma forse invece di una manifestazione isolata sarebbe meglio esprimere le proprie volontà d'unione attraverso uno sforzo linguistico nel tentativo di ricucire relazioni altrimenti lontanissime, perché se io parlo la mia lingua musicale ed elegante (il francese) e tu il tuo accento forte e spezzato (il nederlandese) quello che ne vien fuori è soltanto un rumore stonato, una comunicazione stentata o, come avviene oramai da tempo, due
monologhi paralleli.
Occhialoni, capello da bravo ragazzo, mantello, insomma Superman
arriva alla manifestazione. Riuscirà a salvare il Belgio?
Foto scattata qui.
Ruote con le bandiere delle due regioni, Manneken Pis al centro con tanto di
getto d'acqua + due modelle sulla sinistra: una invenzione per unificare il paese?
Foto scatta qui.
Alla fine non resta che la birra: su questo probabilmente sono tutti d'accordo;)
Foto scattata qui.