Magazine Diario personale

What if...

Da Gloutchov
Premessa: In seguito alle numerosissime richieste (3, 4 mail al massimo!) avute in forma privata, eccomi a riproporre su questo blog le mie lezioncine di scrittura, una volta alla settimana, tutti i lunedì. Per chi non le conoscesse, non si tratta di un vero "manuale di scrittura", bensì il frutto delle mie personali esperienze di scrittura... riportate qui sul blog, in modo che altri ne possano (forse) trarre vantaggio. Questo "grande ritorno" non significa che il blog cambi argomentazioni tout court e torni ad affrontare tematiche legate alla narrativa. Tutt'altro. Le stesse lezioncine verranno riproposte in formato "ridotto all'osso"... ma aggiornate al giorno d'oggi. Una sorta di Remake... che spero possa far contenti alcuni dei miei lettori.


Torno a parlare delle idee perché in questo ultimo periodo, specie nel mondo dei telefilm, si sfrutta una tecnica abbastanza consolidata ma pericolosa. Quella del What if... ovvero, quella del Cosa accadrebbe se?
  • Prendo ad esempio Lost: Cosa accadrebbe se un aereo di linea precipitasse su un isola deserta? Lost è in realtà una concatenazione continua di What if in quanto, se gli autori si fossero limitati alla prima domanda, probabilmente la serie si sarebbe risolta in una sola stagione raccontando le vicende dei sopravvissuti e la loro vita sull'isola sino al momento del salvataggio... in stile Robinson Crusoe, praticamente. E invece, grazie al What if... hanno trasformato l'isola in una sorta di mondo parallelo, ci hanno aggiunto di tutto, sino addirittura a ipotizzare (What if...) un mondo dove l'incidente non è mai avvenuto.
  • Prendo ad esempio Life on Mars: Cosa accadrebbe se un poliziotto venisse proiettato improvvisamente trenta anni indietro nel tempo? In questo caso la serie televisiva si appoggia su un plot abbastanza solido da evitare troppi stravolgimenti. Il poliziotto si rende conto di trovarsi fuori luogo e tenta disperatamente di tornare indietro. Nel frattempo, però, si trova costretto a vivere nella realtà alternativa in cui si trova e a interagire con i propri colleghi di lavoro, sino a coinvolgerli nella sua strana vicenda.

In pratica, il What if... rappresenta l'elemento scatenante da cui ha inizio l'intera vicenda. Solitamente deve essere semplice, facile da spiegare, diciamo in una riga, perché poi è ciò che deve attirare l'attenzione dei produttori della serie (n.d.r. non ricordo dove, ma in passato ho letto che una storia valida per la produzione cinematografica deve poter essere riassunta in sette parole). Però non può essere l'unico elemento di interesse della vicenda perché, come potrete intuire anche voi, una volta spiegato questo primo istante, il resto della vicenda diventerebbe noioso e un semplice riempitivo tra Incipit e Finale (n.d.r. argomenti che affronteremo più avanti). La strategia del What if... diventa quindi pericolosa. Se l'elemento scatenante è poco solido ci si trova costretti a dover arricchire la salsa mano a mano che cuoce sul fuoco. Tanti What if... rischiano però di togliere solidità alla struttura del racconto e, di danneggiare la Sospensione involontaria della Incredulità da parte del lettore... che a sua volta è fondamentale per la riuscita della storia. Il rischio opposto è quello di allungare troppo il brodo e di ritrovarsi con un mestolo di acqua bollente e basta. L'equilibrio perfetto è una questione personalissima e, lo scrittore deve essere abile e piuttosto sensibile per poter percepire fino a che punto può spingersi in una o, nell'altra direzione.

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