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"Wow": a 27 canzoni di distanza dalla realtà

Da Alessandrotedesco


BAND: VERDENA - ALBUM: "WOW"(2011)
Dopo "Verdena", "Solo un grande sasso", "Il Suicidio dei samurai" e "Requiem" l'attesa per il nuovo album dei Verdena era a dir poco enorme.
Assolutamente basso doveva essere il margine di errore nelle scelte musicali del nuovo album in quanto dopo una produzione ineguagliabile nel genere fino a quel punto, altissime erano le possibilità di far scendere a picco la qualità poichè davvero non si riusciva a trovare un ulteriore miglioramento per il percorso artistico di questa band.
Ma Alberto Ferrari, Luca Ferrari e Roberta Sammarelli sono stati in grado di trovare un unico aulico modo di lasciarsi alle spalle il passato continuando su una linea retta parallela a quanto già tracciato fino a "Requiem" che ha generato una nuova affermazione e consacrazione della loro solida coerenza musicale.

L'Alternative Rock Italiano non cede allora il passo ad una scelta più leggera e facile e accende invece di nuovo un fuoco in cui bruciano validissime e rare scelte ritmiche e sonore: nessuno ascoltando questo album avrebbe infatti potuto costruire qualcosa di più creativo di questa nuova opera.
Singolare tanto per cominciare è la scelta quantitativa del doppio cd: per "Wow" (questo il nome della nuova opera Verdeniana uscita proprio ad inizio 2011) è dunque presente innanzitutto un notevole numero di tracce incredibilmente colorate da una qualità musicale indiscutibile.
Le luci della tracklist rimangono sin dall'inizio volutamente soffuse, il buio ed i colori freddi sono infatti le immagini maggiormente rappresentative proprio come quelle dei loro brani storicamente più emblematici, da "Nella schiuma" a "Muori Delay", passando per "Luna" e "Valvonauta" non ci sono a disposizione positivi punti di riferimento o l'orizzonte di banali aperture sentimentali.

Seguire questo album genera lo sviluppo di un'evoluzione artistica edificata su ritmi non più eccessivamente incalzanti (inseriti in questa opera con più rarità) come quelli del "sadico rock" iniziale di "Verdena" o de "Il suicidio dei samurai" ma comunque in grado di far decollare un animo trascinato da singolarissime "aritmie" musicali riflesse proprio nella produzione di questo doppio cd.
Le tracce di "Wow", pur contrassegnate da una linea base che ha la forma di "apocalittiche ballate in tachicardìa sonora", sono sempre segnate da evidenti cambi di ritmo che sembrano aspettare il punto di maggior quiete e quadratura della canzone per sorprendere con scelte di linee di basso e di batteria decisamente fuori dal comune.

Testualmente, leggendo le parole del singolo scelto come presentazione dell'album, "Razzi arpia inferno e fiamme", il "Non vivo in me, non so chi sei" riportano l'ascoltatore alla desertica dimensione in cui vive quotidianamente, mentre l'ossessione compulsiva dell'animo viene affidata a seconde voci cariche di dolore nel ribadire quanto intonato da Alberto Ferrari prima storica voce dei Verdena; così offuscato e nebbioso è lo scenario dipinto ulteriormente da neologismi degni di psichedeliche maledizioni con un "ciglierò" da riempire con ciò che più si ha dentro l'animo ad ogni ascolto. E' anche grazie a questi piccoli grandi dettagli che la soggettività interpretativa dei testi di Verdena è stata nuovamente confermata e accentuata.
Sul piano musicale la rincorsa massiccia a tastiere precedentemente mai così presenti in un intero album sono in grado di riempire un sound complessivamente validissimo e riportano in mente agli amanti delle canzoni firmate "Verdena" il "romanticismo maledetto" di "Angie" o di "Trovami un modo semplice per uscirne"; le chitarre sono come di consueto coltelli taglienti in grado di sezionare il caotico affanno mentale dell'ascoltatore raramente dolci e pastose, il basso è ormai storicamente quello solido e deciso di Roberta in grado di scandire in modo deciso i battiti per mezzo della più totale simbiosi tra musicista e strumento, la batteria è l'indiscitubile trasposizione della forza di Luca Ferrari come di consueto lontana da ogni piatta logicità.
A livello di sensazioni c
oglie sicuramente di sorpresa la quantità di riflettori accesi sul singolo "Razzi arpia inferno e fiamme" perchè è proprio in una canzone come questa ed alla sua degenerazione ritmico-sonora finale che la massa di "commerciabbilità" troverebbe veleno per le sue orecchie e  dolore per il suo gentile e sbiadito amoroso animo così da indurre a cambiare la pubblicizzata e pomeridiana emittente televisiva; il pubblico di nicchia resterà quello però in verità affezionato a questo lavoro mentre verrà persa, ringraziando il cielo, la massa amante "del singolo" e non in grado di reggere ventisette impegnative tracce.
La causa scatenante di scelte artistiche così pesanti e impegnative è da inserire nell' incongrenza più totale dell'io verdeniano pieno di contenuti nella leggera e monetizzabile società attuale, nessuna canzone della tracklist può infatti minimamente essere paragonato per anomalie di strutture a quanto accade in tutte le altre realtà musicali presenti ai giorni nostri.
Allontanandoci di nuovo dalla concretezza del "singolo e determinato brano", i Verdena sono riusciti con "Wow" ad affermare a voce e testa alta un'immagine che potenzialmente avevamo già ben presente arrivati a "Requiem", ma che ora può dirsi finalmente consacrata.
In una parola...:"Miglioramento" della specie.
In una canzone...: "Miglioramento", scelta volutamente per voi come emblema di questo ultimo lavoro.

Il simbolo di una musica davvero diversa è il marchio di fabbrica dei Verdena, la possibilità di allontanarsi in una sorta di catarsi musicale è grazie alle loro produzioni possibile.
Loro ci sono riusciti: "Farei la mia rivoluzione" ci grida Alberto Ferrari ed è sempre lui ad urlarci più forte "Ti aspetto!"
Con il coraggio di correre nella direzione opposta a chi l'ossigeno artistico lo taglia di netto, io vi consiglio l'ascolto di "Wow"...

...a ventisette canzoni di distanza dalla restante povera realtà artistica.

Alessandro Tedesco


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