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Writer's Coffee Chat: Intervista a Lara Manni

Creato il 25 aprile 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
è con grande piacere che ospito oggi nel blog la scrittrice italiana Lara Manni, autrice di Esbat e Sopdet. Due romanzi meravigliosi che ti trasportano dentro un universo da cui non vorresti riemergere popolato da personaggi che sembrano reali che con prepotenza vogliono uscire dalle pagine e far parte del nostro mondo. La scrittura della Manni è qualcosa di unico, capace di evocare dalle pagine suggestioni e immagini che sembrano quasi scorrerci davanti come se fossimo comodamente seduti in una sala di cinema.
Lara Manni è una donna intelligente, schiva, riservata, amabile, divertente e incredibilmente disponibile. Una persona con cui, aldilà della scrittura, è un piacere parlare e confrontarsi. Anche per discutere di cavolate quotidiane (e io ne dico tante!!). Alle volte sembra quasi che l'autore di un romanzo sia una persona distante, quasi irrangiungibile ma poi d'un tratto ti accorgi che anche lui è una persona reale. Lara Manni è, devo dire, una splendida persona che è capace di piccole, grandi azioni e lo fa in silenzio senza voler apparire ma donando agli altri tantissimo. Lo fa attraverso le sue parole, attraverso i suoi libri e attraverso le sue azioni. Una persona di talento ma anche con un grande cuore.
Parola di blogger!
E adesso immergiamoci nelle atmosfere di Esbat e Sopdet e scopriamo i retroscena di questi due romanzi e qualcosina anche sulla loro autrice.
Buona lettura!

INTERVISTA CON LARA MANNI1. Carissima, è un piacere per me averti come ospite nel mio blog. (insomma sappiamo tutto il backstage della mia fissazione/ammirazione per te) Sei una donna molto misteriosa e dici poco ti te anche se in silenzio senza rumore promuovi iniziative molto onorevoli come Autori per il Giappone. Ti va di svelarti e parlare un pò di te?
Ammirazione e affetto ricambiati, tanto per cominciare. E’ vero, dico poco di me. In parte è carattere. Qualche tempo fa, sul blog, ho scritto un post dopo la visione di Black Swan, in cui mi dichiaravo cigno bianco, con tutte le autolimitazioni che questo comporta: soprattutto per l’ansia di perfezione – e dunque di rassicurazioni – che i cigni bianchi si portano dietro. Però c’è qualcosa di studiato, anche, nel mio nascondermi. Nel senso che mi piacciono gli scrittori che spariscono e che mandano avanti i loro testi: è, anche, un modo di sottrarsi alla spettacolarizzazione che colpisce anche gli autori. I quali, oggi, devono essere "personaggi" quasi in primo luogo: giovani esordienti, magari anche bellocci, oppure un po’ stravaganti, nonché bravi parlatori e intrattenitori. Rimango invece legata all’idea che sia il lavoro a contare, nel bene o nel male. Non si chiede a un falegname di essere spiritoso, divertente, sexy: ma di costruire buone sedie. Ecco, mi piacerebbe che il mondo della scrittura tornasse a essere questo. Ciò detto, è chiaro che faccio l’eccezione, anche se non ho poi tanto da dire. Ho quasi trentacinque anni, vivo da sola (prima o poi prenderò questo gatto su cui rifletto tanto a lungo), leggo e fumo molto (mea culpa), faccio una vita piuttosto solitaria, con rare uscite. In effetti, quando ho letto Maxicamionista, il racconto di Stephen King contenuto nell’ultima raccolta, "Notte buia niente stelle", mi si è fermato il cuore: la scrittrice di gialli trentacinquenne, tutta casa libri e gatto (che non ho ancora) sembravo io. Spero che le similitudini si fermino qui, però.
 
2. Esordisci con Esbat, romanzo che ti ha letteralmente lanciata nel mondo dell'editoria italiana. Come ti sei sentita quando ti hanno proposto la pubblicazione con Feltrinelli? Come è stata questa prima esperienza? Quali sono state le sostanziali differenze che hai dovuto affrontare dal passaggio dalle fan fiction alla scrittura per pubblicazione?
Mi sono sentita incredula. Pensa che dal momento dell’accettazione alla firma del contratto sono passati quasi due mesi. Ricordo che ero in montagna e nevicava, e io scrivevo la parola "Esbat" sui parabrezza delle automobili come rito propiziatorio, perché non mi sembrava vero. Quanto alle differenze: sono molte, anche se alcuni dei lettori della fan fiction non le hanno trovate evidenti. E ne sono contenta, in parte. Perché il lavoro è stato soprattutto sulla lingua: Esbat è stato scritto di getto. In assoluto, è il romanzo su cui ho dovuto penare meno, perché l’ho avuto subito chiaro in ogni sua parte. Ma era ingenuo in moltissimi punti. E, a pensarci bene, lo è ancora. Dovendo rimetterci le mani, cambierei molte cose.
 
Writer's Coffee Chat: Intervista a Lara Manni3. Ti va di raccontarci come nasce Esbat? Sappiamo che inizialmente Esbat nasce come fanfiction di Inu-Yasha però successivamente si discosta nettamente dalla storia originale. A cosa ti sei ispirata per i personaggi principali?Nei primissimi capitoli era una fan fiction. Dopo il ritorno di Hyoutsuki dalla prima visita alla Sensei, doveva chiudersi. Questo era, almeno, il progetto originale. A quel punto, mi sono chiesta: "e se?". Se ne facessi una storia vera e propria? Così, sono andata avanti. Hyoutsuki e Yobai erano, nelle mie intenzioni, la summa di tanti personaggi di manga e videogiochi e per un po’ ne hanno mantenuto le caratteristiche. Da una parte il quasi-malvagio e dall’altra il villain. Quello che mi ha interessata era raccontare la storia dal loro punto di vista. Fare di Esbat il romanzo di formazione di un demone. Farlo crescere, destare in lui la curiosità per un mondo – quello degli uomini – che gli è ignoto. Come se una divinità oscura ed estranea raccontasse se stessa, invece di essere narrata. Axieros è venuta subito dopo, perché doveva esserci qualcuno che tirasse le fila: per lei, ho lavorato sui miti delle Madri, soprattutto. Ho avuto nel cuore e in mente le dee bianche, e che il cielo benedica Robert Graves. Gli umani sono frutto della classica rapina degli scrittori: osservare chi ci è intorno, e sottrarre a ciascuno un frammento.
 
4. In entrambi i romanzo unisci la tua passione per il Giappone e per i manga al fantasy. Com'è stato attuare questa commistione di generi? Cosa ti affascina della mitologia giapponese e del mondo dei manga?
La capacità di essere insieme chiusi e permeabili. Di mantenere intatte le tradizioni e contemporaneamente di aprirsi ad altre mitologie. Di non prevedere il senso di colpa, anche. Di creare personaggi complessi, anche quando sono ripetitivi.
 
5. Parliamo dei personaggi. Da dove nasce la figura delle protagonista femminile di Esbat: la Sensei? Lei è una famosa disegnatrice di manga che cede ad un amore impossibile e non corrisposto per il demone che ha lei stessa creato portandola alla follia ma quando c'è di Lara in questa protagonista? Siete entrambe creatrici d'arte se così possiamo dire anche se in modi differenti. Quindi in qualche aspetto del suo carattere ti rispecchia? Anche tu avresti agito come lei se fossi stata nelle sua stessa - irreale - situazione?
C’è una parte di Lara nella Sensei, è vero. In particolare, c’è il conflitto fra desiderio di essere intoccabile, di non venir turbata dai sentimenti, e il desiderio di provarne, anche di impossibili. La Sensei è molto più forte di Lara, però: al suo posto, avrei spezzato il pennello molto prima.
 
6. Parliamo invece di Ivy. Questa protagonista femminile un pò fuori dal coro. In Esbat grassottella e solitaria alla disperata ricerca di affetto mentre in Sopdet una ragazza che sta sbocciando e fiorendo. Un lento cambiamento che dall'adolescenza lascia spazio all'età adulta. Da dove nasce invece questo personaggio molto differente dalle solite eroine e/o protagoniste che troviamo solitamente negli altri libri e che soprattutto viene descritta con realismo nelle sue paure e nelle sue difficoltà di adolescente. Quanto c'è di Lara in Ivy?
Moltissimo, l’ho dichiarato più volte infatti. Sono stata un’adolescente molto simile a Ivy, goffa, insicura, timorosa di tutto. Eppure, con una strana forza che mi ha fatto superare non poche angherie: come lei, piangevo spesso, ma subito dopo mi soffiavo il naso e andavo avanti. Volevo restituire questo, nella trilogia: un’adolescenza che non viene raccontata spesso, senza abbellimenti. Gli adolescenti fanno cose stupide: ma anche cose grandissime, che un adulto non sarebbe in grado neanche di pensare. Ho cercato di scrivere questo aspetto della prima giovinezza: anche correndo il rischio di non rendere Ivy amabile.
 
7. Sappiamo benissimo che le lettrici amano Hyoutsuki e non stiamo a dire il perchè dato che è ormai risaputo. Quando nella tua mente è nato questo personaggio hai cercato in tutti i modi di crearlo per far morire le lettrici? Sei anche tu vittima del tuo eterno fascino?
Certo che sì.. Volevo che fosse il corrispettivo virile delle dark ladies di cui trabocca la storia della letteratura. Una creatura non umana e fisicamente magnifica perché la bellezza è uno degli attributi della divinità. Ho sempre immaginato che un giovane dio straniero che irrompe in una città addormentata debba essere splendido e luminoso. Anche se all’interno di quella luce si nasconde la tenebra. Penso, inoltre, che così si rappresenti il Maschile Puro. Non il maschio ideale, attenzione: semplicemente, l’idea archetipica della mascolinità, incarnata in una creatura Altra, ma sottoposta ad alcune delle caratteristiche degli umani. Insomma, la perfezione.
 
8. In Sopdet Hyoutsuki conoscerà il vero desiderio fisico, una sensazione tipicamente umana. Nel suo percorso tra varie epoche storiche per salvare Ivy e se stesso il demone sperimenterà il cambiamento e per volere della dea Axieros comincerà a diventare sempre più umano. Come mai hai scelto di non far rimanere la sua essenza di demone incorruttibile?
Perché la trilogia racconta proprio il cammino di Hyoutsuki verso la comprensione dell’umanità. Comprendere significa cambiare. Cambiare significa crescere. Per questo la trilogia è un lungo romanzo di formazione. Di Hyoutsuki, e non solo.
 
9. Non possiamo non accennare a Yobai che in Sopdet acquista maggiormente spazio e di Adelina. Cosa ci puoi dire di questi personaggi? Come sono nati nella tua mente?
Yobai è il villain, ma volevo che fosse un villain tormentato dal suo desiderio di perfezione. Se Hyoutsuki desidera capire, Yobai comprende fin dall’inizio, ma non riesce a mettere in atto quel che ha intuito. E’ la sua dannazione. Mettere in scena questo supplizio di Tantalo intellettuale era la prova che mi attirava di più. Adelina nasce per caso. Doveva essere un personaggio di contorno, nelle prime pagine di Sopdet, e invece si è presa la scena da sola, crescendo fino a diventare protagonista. Anche qui, mi interessava creare un personaggio complesso: anche non totalmente positivo, perché Adelina è una donna anche egoista, anche spaventata. Eppure, come Ivy, è capace di grandi gesti. Come molte donne, del resto.
 
10. In Esbat in una scena particolare descrivi una strana sensazione che colpisce il demone in presenza di Ivy. Una sensazione sconosciuta che si fa largo in Hyoutsuky con più prepotenza in Sopdet. Come evolverà in Tanit il rapporto tra Ivy e Hyoutsuky nonostante il finale sembri riportare l'equilibrio al punto di partenza?
Difficile dirlo senza spoiler. Evolverà. Anche se in Tanit Hyoutsuki dovrà fare i conti con altre presenze. Suo padre, per esempio.
 
Writer's Coffee Chat: Intervista a Lara Manni11. In Sopdet il lettore si trova immerso in 3 epoche storiche che hanno segnato la storia italiana: le due grandi guerre e gli anni di piombo. Come hai maturato questa scelta?
Volevo raccontare la Storia. Anzi, la zona oscura della storia italiana: tre "varchi", tre momenti in cui davvero i demoni hanno camminato fra gli umani. Il massacro delle battaglie dell’Isonzo. Il "vuoto di potere" fra l’armistizio e Salò, con le prime stragi naziste. L’accanimento verso una generazione di giovanissimi nel 1977. Volevo capire, io per prima, cosa ci fosse accaduto. In assoluto, mi piace innestare il fantastico nel reale. Penso che il fantastico sia solo uno dei modi, anzi, per raccontare la realtà.
 
12. Sopdet è sicuramente un volume molto più maturo di Esbat su molti livelli. Lo stile è maturato nonostante abbia mantenuto il tono del primo romanzo, ma ciò che più colpisce è l'estrema bravura con cui sei riuscita ad amalgamare 4 epoche diverse e diversi POV che ritraggono i personaggi principali e non. Non ci sono sbavature e ad ogni cambio di ambientazione, scena o personaggi il lettore non perde il filo e non si sente estraniato dalla vicenda. Come ci sei riuscita? Hai seguito uno schema particolare o una scaletta preparata prima, oppure ti sei lasciata trascinare dall'istinto creativo?
Lavoro sempre con la scaletta: ma la cambio in continuazione. In genere, quando comincio a scrivere, ho chiaro l’inizio e so quale sarà la fine, ma non so come ci arriverò. Per questo, man mano che procedo, cerco di inserire almeno i fatti essenziali che dovranno avvenire in un determinato capitolo nella scaletta. Adelina, per tornare a lei, ha scombinato completamente i miei piani. Però senza progettare almeno a grandi linee la trama non riesco a procedere. Quanto al lavoro sui punti di vista, è stato lunghissimo: Sopdet è stato riscritto cinque volte. Ed è ancora perfettibile.
 
13. Lara Manni, il fantasy e gli editori. Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano che riguarda questo filone letterario? Per quale motivo a tuo parere gli editori italiani sembrano restii a pubblicare gli autori nostrani di fantasy? Credi che le cosa stiano lentamente cambiando? Il futuro ci riserva più autori italiani in libreria o il mercato continuerà a vertere su firme rigorosamente straniere?
Domanda complessa. Non mi sembra che gli editori italiani siano restii: anzi, direi che sono a caccia di italiani e di tutto quello che ruota attorno al fantastico. Il problema è che, almeno da quel che noto, molto spesso ritengono il fantastico solo un prodotto vendibile. Nulla contro la vendibilità, intendiamoci: ma il fantastico è anche altro. E’ anche ibridazione di generi e di lettori, per esempio. Penso, però, che ci si stia evolvendo: è accaduto qualcosa di simile con i gialli. Tutti scrivevano e pubblicavano gialli perché era il filone vincente. Scemata l’euforia, mi sembra che ci sia maggior qualità e meno ansia da best seller. Forse accadrà qualcosa di simile anche per il fantastico italiano. Ma anche chi scrive deve cercare strade diverse, non accoccolarsi in un filone consolidato. Oppure, deve rovesciare il filone stesso. Si deve scrivere di vampiri, ma non si deve "rifare" Twilight. Secondo me, naturalmente.
 
14. L'editoria, i blogs e il web. Trinomio interessante. Anche tu infatti tieni un blog. Con l'avvento delle nuove tecnologie i canali di comunciazione anche per gli editori si stanno espandendo e vediamo sempre più spesso nuovi blog e siti nascere allo scopo di promuovere i nuovi titoli proposti dagli editori o libri in generale. Pensi che questo nuovo canale soppianterà i vecchi (es. i giornali cartacei)? Cosa ne pensi di questo fenomeno che sta velocemente prendendo piede?
Soppiantare no. Affiancare sì. Penso che nessun mezzo di comunicazione muoia del tutto, ma che si cammini insieme. Il lavoro svolto da te e dalle altre blogger è indispensabile, per chi scrive. Anche perché i giornali cartacei disdegnano molto spesso il genere. Fin qui.
 
15. Parliamo di attualità. Sono usciti i nomi dei 12 finalisti al Premio Strega 2011. Quali sono le tue impressioni e pareri riguardo a questo premio letterario e ai possibili vincitori di quest'anno? 
Non saprei proprio fare pronostici, anche perché non ho letto la maggior parte dei romanzi in concorso. Mi colpisce che ci sia un romanzo distopico, Nina dei lupi, fra i dodici. Mi colpisce anche che quando viene proposto da uno scrittore che fino a quel momento non aveva scritto genere si gridi al miracolo da parte dei critici che, magari, non hanno letto una distopia fino a quel momento. Ma è abbastanza normale.
16. E adesso passiamo alle domande di rito. Quando ti sei accorta di voler diventare una scrittrice?  
Quando ho cominciato a scrivere Esbat. Giuro solennemente.
17. Cosa fai quando scrivi, hai un particolare processo creativo?
Devo avere chiara la storia fino a non poterne più. Aver accumulato impressioni, idee, spezzoni di frasi, e a quel punto comincio. Il processo creativo cambia nel tempo. Quando ho cominciato, scrivevo anche otto cartelle di fila, senza fermarmi. Ora mi fermo, rileggo, ripenso, riscrivo.
 
18. Quali sono gli aspetti più interessanti e/o difficoltosi nello scrivere?
Il più bello è quasi ovvio: essere altrove. Respirare aria di mare o scostare un ramo dal viso mentre sei seduto alla scrivania. Non rendersi conto di quel che si ha intorno. Scrivere sostituisce la vita, in quei casi. Ma è uno stato di grazia intermittente, ogni tanto si rientra per lavorare su quanto si è scritto. Perché, soprattutto, scrivere è un lavoro: come tutti i lavori, è faticoso, appagante, frustrante, di volta in volta.
 
19. Oltre ad essere una scrittrice sei anche un'avida lettrice appassionata di Stephen King. A parte tutti i libri di questo autore ti andrebbe di consigliarci qualche titolo interessante che ti è capitato di leggere recentemente o uno dei tuoi must?
Ho letto con passione e devozione "Il bosco di Aus" di Chiara Palazzolo. Per me, è la più grande fra gli italiani. Una maestra.
 
20. Dopo essere stata letteralmente folgorata/spiazzata/uccisa e aggiungici ogni altro aggettivo tragico che esista, cosa ci aspetta in Tanit? Quando questo bel tomo vedrà la luce in una libreria sempre per Fazi? 
Sul quando non so rispondere. Sul "cosa"….ti rispondo con un colore. Se Esbat era rosso e Sopdet color perla, Tanit è nero.
21. Ovviamente la nostra cara Lara dopo la trilogia di Esbat non abbandonerà i suoi lettori vero? Cosa ci aspetta il futuro Lara? Ci può anticipare qualcosa a proposito dei tuoi progetti futuri?
Il romanzo di e su Lavinia, che mi fa sudare. Intanto perché, per la prima volta, è scritto in prima persona. Poi, perché lo sto scrivendo a strati, e stavolta cambio a ogni strato. In poche parole, è la storia di una donna che non sa di essere quel che è. E di un gioco di ruolo on line. E di una disperazione amorosa. E di una ribellione. E molto altro.
22. Grazie mille per aver accettato il mio invito e mi scuso anche per la quantità industriale di domande. E' però stato un piacere per me poterti intervistare. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Certo. Un grazie, enorme, a te e a tutte le lettrici del blog.

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