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Writer's Coffee Chat: Intervista a Loredana la Puma
Creato il 08 febbraio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiariooggi è con grandissimo piacere che vi presento un'autrice che mi ha conquistata con il suo libro d'esordio, e una donna con la quale, se solo non vivessimo agli opposti della nostra bella Italia, vorrei potermi sedere davanti a una cioccolata calda e parlare per ore! Per ora sono stati pubblicati dall'editore La penna Blu i primi due libri della sua Trilogia dell'Averon: Il cerchio si è chiuso e La città di pietra, e probabilmente entro la fine dell'anno potremo goderci anche l'ultimo capitolo della saga! Credo sarò tra i primi ad averlo tra le mani! Ora lascio la parola a Loredana che ringrazio per essere stata così disponibile e per aver risposto alle nostre domande con molta generosità!
Per la recensione de Il cerchio si è chiuso QUI
L'INTERVISTA1. Ciao Loredana, benvenuta nel blog Diario di Pensieri Persi. E' un piacere per noi averti come ospite. Ti va di presentarti ai lettori?
Grazie per l’accoglienza, il piacere è tutto mio. Mi presento: mi chiamo Loredana La Puma, ho ventinove anni e sono di Palermo, dove vivo con la mia famiglia. Amo leggere e scrivere sopra ogni altra cosa e ho sempre la testa fra le nuvole (anche troppo).
2. Qual è il tuo rapporto con la scrittura e cosa rappresenta per te? Quando hai scoperto questa passione?
Per me la scrittura rappresenta ormai una ragione e uno stile di vita. Non riesco più a considerarla come qualcosa di disgiunto da me. Fa parte della mia identità (se vogliamo, è un po’ come il rapporto di Elli col suo essere una Rivelatrice).
Ho scoperto questa passione davvero presto. Praticamente scrivo da quando ho imparato a leggere, tant’è che il mio primo tentativo di romanzo risale a quando avevo circa sette/otto anni. Tuttavia tendo a considerare “Il cerchio si è chiuso” il mio primo lavoro, sia per la grande cesura temporale che lo separa da quelli infantili/adolescenziali (non ho scritto più nulla dai quattordici fino ai ventitré anni), sia perché – pur conservando in parte il tratto giocoso di quei primi esperimenti – è stato connotato da un ben diverso grado di serietà e impegno (oltre che da una differente resa finale).
3. Cosa fai di solito mentre scrivi? Hai un particolare processo creativo?
Beh, intanto il processo creativo parte… la notte! Ebbene sì, quando sono immersa in una storia, prima di addormentarmi mi viene naturale ripassare nella mia mente le scene che ho intenzione di scrivere l’indomani. Come ninna nanna è funziona a meraviglia, ancora meglio del contare le pecore! Quando poi mi metto alla tastiera del pc, mi piacerebbe ovviamente avere calma totale intorno a me, ma in un casa piuttosto piccola e abitata da quattro persone è praticamente impossibile, e così mi sono abituata a scrivere in qualunque situazione ambientale, girovagando da una stanza all’altra col mio fido portatile. Un elemento però di cui non riesco a fare a meno è la musica: quando scrivo cerco sempre di ascoltare in sottofondo qualche brano che mi ricordi l’atmosfera che ho intenzione di creare. Di solito si tratta di colonne sonore di film o di anime. Mi rilassa molto e mi aiuta a estraniarmi dal mondo che ho intorno, e in questo modo ho la possibilità di fondere le emozioni che provo durante l’ascolto con quelle che sento scrivendo e che vorrei infondere nella pagina.
4. Quali sono gli autori che ti hanno formata o che ami particolarmente?
Come per molti degli appartenenti alla mia generazione, gli autori responsabili della mia “fantasy-mania” sono la Rowling e Tolkien. Sono state le loro opere a cambiarmi completamente la vita e a farmi appassionare a questo genere letterario. I romanzi della saga di “Harry Potter”, in particolare, mi hanno segnata in maniera indelebile (e direi che la cosa è particolarmente evidente in alcuni passaggi dei miei libri, anche se si è trattato di un processo del tutto involontario… :P).
Altri autori a cui sono molto affezionata e di cui leggerei qualunque cosa – ma che ho scoperto solo più tardi e che quindi sono meno legati alla mia “formazione” – sono Ursula K. Le Guin, Robert Jordan e Diana Wynne Jones.
5. Quando non scrivi che genere di romanzi ti piace leggere? Vuoi consigliarci un romanzo che hai letto di recente e che ti ha particolarmente colpita?
Ovviamente adoro il fantasy, e in questi ultimi anni sto cercando di leggere tutto il possibile a riguardo, dai classici fino alle opere più moderne. Purtroppo il tempo è tiranno (e le tasche pure! ^^). Mi piace anche la fantascienza, ma ancora sono una neofita e ho letto troppo poco per potermi considerare un’appassionata del genere. Il romanzo che più mi ha colpito negli ultimi tempi è stato proprio il libro di un’esordiente, una specie di fantastico-mitologico molto originale. Si tratta de “L’uomo dal campanello d’oro” della mia concittadina Lavinia Scolari. L’ho scoperto per caso ed è stato una rivelazione: un testo poetico, complesso e particolarissimo che mi ha conquistato.
6. A cosa ti sei ispirata per scrivere il tuo romanzo d'esordio "Il Cerchio di è Chiuso"? Com'è stata la tua esperienza di pubblicazione con La Penna Blu Edizioni?
In realtà mi sono ispirata… a tutto. Quando ho finito di scrivere quel romanzo, mi sono resa conto che dentro c’era tutto quello che nel corso degli anni mi aveva colpito o affascinato: la mia vita e le mie esperienze – seppur trasfigurate in chiave fantastica –, le persone che ho conosciuto, tutte le opere a carattere narrativo che hanno lasciato in me suggestioni profonde e spesso difficili da isolare e riconoscere, il luogo in cui vivo e i suoi misteri, i miei sogni e le mie paure. Non c’è un aspetto della mia esistenza che non mi abbia fornito un’ispirazione, anche minima, per questo libro.
La mia esperienza di pubblicazione è stata molto positiva. E’ stata anche sofferta, nel senso che ho dovuto attendere alcuni anni prima di trovare un editore disposto a credere in me, anni spesso contrassegnati dallo sconforto e dal dubbio di vedere un giorno il mio romanzo pubblicato. Ma alla fine sono approdata alla Penna Blu, una realtà nata da poco – “Il cerchio si è chiuso” ha rappresentato non solo il mio esordio ma anche quello della casa editrice – ma che si sta già facendo conoscere nell’ambiente degli appassionati per la qualità del suo lavoro. All’epoca sapevo di essere stata molto fortunata ad aver trovato un editore “non a contributo”, ma forse in quel momento non mi sono resa pienamente conto – a causa della mia poca conoscenza dell’ambiente – che anche l’impegno profuso nell’editing e nell’aspetto grafico di ogni singola opera non erano affatto così comuni e scontati. L’esperienza dell’editing, per esempio, mi ha consentito di crescere moltissimo, di correggere alcuni miei difetti e di porre le basi per eliminarne altri. Naturalmente bisogna essere coscienti dei limiti a cui realtà editoriali così piccole sono costrette a sottostare, il più problematico dei quali è la distribuzione. Non si può pretendere che il proprio libro finisca su tutti gli scaffali del paese, ma bisogna avere molta pazienza e fare di tutto per supportare sempre la casa editrice nella sua opera di promozione, che comunque non è mai mancata, e che nel mia caso continua ancora a due anni dalla pubblicazione del primo romanzo.
7. La scelta di un’ambientazione in Italia, e soprattutto in una città come Palermo, è stata coraggiosa per un fantasy e forse quasi avventata per un’esordiente; come già sai ritengo tu l’abbia poi giustificata e realizzata egregiamente! Ma cosa ti ha spinto alla scelta? Amore per la tua terra, attrazione per il suo fascino antico che troppo spesso dimentichiamo, l’agio di scrivere di una realtà e di luoghi che ben conosci…
Esattamente tutto quello che hai detto. In primo luogo, parlare di luoghi che si conoscono bene aiuta a dare credibilità a una storia. Inoltre amo moltissimo la mia città e ne ho sempre subito il fascino. Senza la sua atmosfera e l’alone di mistero che la circonda “Il cerchio si è chiuso” probabilmente non sarebbe mai esistito. All’inizio anch’io mi sono chiesta se una scelta così insolita e particolare avrebbe suscitato qualche perplessità – e infatti è accaduto con alcune case editrici che hanno avuto il romanzo in visione – ma poi mi sono detta che una città così ricca di passato e di storia aveva molti più “diritti” di fare da sfondo a una trama simile rispetto a New York, Chicago o simili, e ho deciso di correre il rischio. Gli scrittori statunitensi, tanto per fare un esempio, non si creano il minimo problema a riguardo (a volte arrivando a mettere sottosopra il mondo intero pur di giustificare l’uso di leggende ed elementi mitici europei in tali contesti), e quindi penso che a maggior ragione non dovremmo crearcene noi.
8. Quanto di Elli c’è in te?In un primo momento – da brava autrice esordiente – Elli ero io a tutti gli effetti. La ragazza impacciata e insicura dell’inizio del romanzo è un mio ritratto fedele di com’ero a vent’anni (e, per certi versi, di come sono ancora oggi). Inutile dire che gli episodi dell’infanzia di Elli (i suoi rapporti difficili con i compagni di classe, gli scherzi, la presa in giro sui capelli, ecc.) sono veri dal primo all’ultimo. E in fondo è naturale che sia stato così: la stesura de “Il cerchio si è chiuso” è iniziata come un gioco, e il gioco in un primo momento consisteva proprio nell’immaginarmi protagonista di una storia romanzesca. Da un certo momento in avanti, però, le esperienze di vita di Elli l’hanno fatta crescere e maturare, cambiandola profondamente. A questo punto le nostre strade si sono separate, e questo personaggio ha cominciato a camminare sulle proprie gambe allontanandosi moltissimo da me.
9. Ci racconti come sono nati l’Ordine dei Custodi, l’Ordine dei Guardiani e la figura del Rivelatore nella tua fantasia? Da cosa ha avuto origine tutto? Sono sempre stata affascinata dalle organizzazioni segrete, sia quelle realmente esistite che quelle frutto della fantasia dell’uomo, incontrate magari in altri romanzi, film o serie televisive. Penso che l’Ordine dei Custodi sia nato da tutte queste suggestioni mischiate insieme, unite alla convinzione che i veri gruppi di potere – a diversi livelli – possano davvero fare il bello e il cattivo tempo e incanalare il corso degli avvenimenti in una direzione piuttosto che in un’altra, anche senza poteri sovrannaturali dalla loro. L’Ordine dei Guardiani è nato come naturale contraltare del primo gruppo: se ci sono delle persone che cercano di limitare la libertà altrui, allora ne occorreranno altre che lavorino in senso opposto. La figura del Rivelatore è nata invece dalla necessità che i Custodi avessero paura di Elli (altrimenti non si sarebbe spiegata la loro determinazione nel darle la caccia). Visto che per i Custodi era di primaria importanza nascondere la vera identità dei propri adepti, ho pensato che il peggior pericolo per Loro sarebbe stato proprio una persona in grado di smascherarli. C’è da dire che tutti gli elementi “fantastici” (i poteri dei Custodi, l’Averon, ecc.) sono entrati a far parte della storia poco per volta. Inizialmente avevo pensato a qualcosa di molto più “realistico”, magari con un tocco di sovrannaturale qua e là, ma niente di più. Invece lo sviluppo della trama mi ha condotto su un piano completamente diverso.
10. I personaggi principali sono fortemente credibili, concreti, veri e inaspettatamente è proprio la loro “ordinarietà”, il loro essere così possibili, che li rende straordinari per il cuore del lettore. Mentre scrivevi di loro, mentre li facevi muovere, osservare, parlare, amare, avevi davanti la figura di qualcuno in particolare oppure sono nati e cresciuti da loro?Quando si scrive penso sia naturale ispirarsi a persone reali. In fondo è dalla vita che si trae materia grezza per i romanzi. A volte ho avuto in mente una singola persona, o per l’aspetto o per il carattere, e l’ho inserita direttamente nella storia; altre volte ho fuso persone diverse per creare un unico personaggio, così come in alcuni casi ho trasfigurato una persona realmente esistente a uso e consumo della trama, magari traendone semplicemente spunto per poi farle perdere ogni connotato legato alla realtà. Chi scrive è un po’ come un vampiro, più o meno innocuo, che succhia tutto ciò che può dal mondo che ha intorno. Quindi state attenti: quando meno ve l’aspettate potreste finire fra le pagine di un romanzo! :P
11. La storia è nata come una trilogia oppure si è trattato di uno sviluppo inaspettato?Del tutto inaspettato, come un po’ qualunque cosa legata a questi libri. E’ iniziato tutto con un’idea di partenza alquanto stramba e indefinita, poi l’avventura è proseguita con la stesura del primo libro, sempre più “fantasy” man mano che procedevo con i capitoli e per me sempre più imprevedibile. In un primo momento ero convinta che la fine della storia sarebbe coincisa con la fine del libro; ma la fine del libro si avvicinava (era l’equilibrio della storia a richiederlo) e ancora non riuscivo a intravedere una conclusione definitiva per la trama e i personaggi che avevo creato. A quel punto mi sono venute in mente due nuove ambientazioni e due situazioni di base utili per chiudere il cerchio (scusate il gioco di parole ^^), e così ho capito che – ma tu guarda i casi della vita – si sarebbe trattato di una trilogia. In effetti in giro ce ne sono poche… :P
12. Una cosa che ho apprezzato moltissimo durante la lettura è il tuo modo di scrivere “riservato”, pieno di dignità, che non cede mai alla tentazione del sensazionale, dello stupire e turbare a tutti costi. A volte avrei desiderato maggiori confronti e scontri, emozioni più fuori controllo; ma ogni volta mi sono ritrovata a cogliere la salda credibilità che le tue scelte d’intervento sulla storia le avevano conferito. È un riflesso dell’anima di Loredana o è frutto di una tua scelta stilistica?Ti ringrazio molto. Questo è un grandissimo complimento, e devo ammettere che mi ha fatto davvero piacere leggere queste osservazioni già nella tua recensione. Immagino che sia un riflesso della mia anima, di ciò che sono. “Il cerchio si è chiuso”, per come è nato e per il periodo in cui è stato scritto, si può considerare un lavoro del tutto “non-professionale”, quindi parlare di precise scelte stilistiche mi sembrerebbe un azzardo. Scriverlo è stato come un gioco, anche se in assoluto il gioco più bello, appassionante – e faticoso – in cui mi fossi mai imbattuta fino ad allora. In maniera del tutto non premeditata, ho cercato di scrivere ciò che mi sarebbe piaciuto leggere (frase che sentirai pronunciare a quasi tutti gli scrittori alle prime armi, perché è ciò che viene spontaneo fare in un primo momento), e quindi lo stile di quel libro è senz’altro figlio della mia personalità e di ciò che vado ricercando in altre storie. 13. Che rapporto hai con i tuoi personaggi? Li guidi per mano dove vuoi che arrivino o in qualche modo prendono vita propria e finiscono con il guidare loro te?Un po’ l’uno e un po’ l’altro, ma con una netta preponderanza del secondo caso. Entrambi i libri finora pubblicati (ma anche per il terzo sta accadendo la stessa cosa) sono nati in qualche modo da una serie di scene e situazioni intermedie che avevo in mente, e che in qualche modo ho dovuto collegare fra loro. In tutto questo, i personaggi hanno seguito un percorso che oserei definire “naturale”: una volta stabilito il loro carattere, la loro indole e il loro passato, si sono sviluppati quasi da soli in relazione con le situazioni in cui venivano posti.
14. E' da poco uscito il seguito di questo romanzo "La Città di Pietra" ce ne vorresti parlare? Amo moltissimo “La Città di Pietra”. Devo ammetterlo, mi piace molto più del primo. “Il cerchio si è chiuso” risente del fatto di essere un libro d’esordio, un primo esperimento, e come tale presenta tutti i difetti e le ingenuità del caso. Non che il secondo libro sia perfetto, ci mancherebbe altro, ma secondo me è più coerente, meno ingenuo e per certi versi strutturato meglio. Sono particolarmente affezionata a questo romanzo anche perché scriverlo è stata un’esperienza catartica: per vari motivi stavo attraversando un brutto periodo della mia vita e immergermi in questo secondo episodio mi ha aiutato a uscirne. Non vorrei dire troppo sulla trama per non rovinare la sorpresa a chi ancora non l’ha letto, ma posso dire che i cardini di questo libro sono due: la sua particolare ambientazione e i rapporti che si intrecciano fra i vari personaggi (le vecchie conoscenze del primo libro più qualche nuovo arrivato). Per quanto riguarda la parte grafica, da notare la bellissima copertina realizzata da Marta C. Flocco.
15. Cosa ne pensi da autrice del panorama editoriale legato agli esordienti? Quali pensi siano i difetti e cosa dovrebbe essere migliorato?Questione complessa e sfaccettata. Intanto parlare di esordienti equivale quasi sempre a parlare di piccola e media editoria, dunque i due argomenti sono strettamente connessi. E purtroppo, nella maggior parte dei casi, questo panorama si lega alla cosiddetta “editoria a contributo”. Escludendo le dovute eccezioni, molto spesso questo sistema conduce al disastro, non aiutando né gli autori – che si convincono che sia sufficiente sborsare qualche migliaio di euro e avere il proprio nome stampato su una copertina per dire di aver pubblicato o per sentirsi degli scrittori consumati – né quella fascia di lettori potenzialmente interessati, che finiscono però per essere sommersi da testi magari validi sulla carta, ma purtroppo abbandonati a se stessi e presentati in quello stato grezzo che un autore alle prime armi e non adeguatamente supportato può solitamente raggiungere da solo. Per quanto riguarda le piccole realtà editoriali serie, anche loro devono affrontare un mucchio di problemi, legati soprattutto alla difficoltà di far concorrenza alle “grandi” che monopolizzano completamente il settore. Anche se, ne sono convinta, da questo punto di vista molte cose stanno cambiando, mentre si avvicina sempre di più l’era dell’e-book e della preponderanza dell’e-commerce, realtà che l’editoria di nicchia paradossalmente è più preparata ad affrontare rispetto ai colossi del settore. Poi ci sono i casi letterari: gli esordienti scoperti e pubblicati dalle grandi case editrici. Anche se penso che ormai, specie nel settore fantasy, si sia scatenata una caccia all’esordiente che può arrivare a danneggiare questi autori, gettati nella fossa dei leoni (i lettori di fantasy sono estremamente esigenti) ancora prima di aver raggiunto una maturità adeguata e di essersi “fatti le ossa”. Molti di loro non sono pronti ad affrontare quello che li aspetta, e reagiscono di conseguenza. Io credo che ci siano molti autori e opere potenzialmente interessanti, però la grande editoria va fondamentalmente alla ricerca del commerciale, di ciò che si può vendere facilmente (e non potrebbe essere altrimenti), mentre la piccola e media editoria al momento lotta per restare a galla. Però, come dicevo prima, credo che siamo alle soglie di una piccola rivoluzione da questo punto di vista, rivoluzione causata più dalle innovazioni tecnologiche che da una presa di coscienza di autori ed editori.
16. Quali sono i tuoi progetti futuri? Puoi darci qualche news?Terminata la trilogia vorrei fare una piccola pausa. E’ dal 2004 che lavoro ininterrottamente a questo progetto e in teoria avrei bisogno di staccare un po’ la spina. Sempre che il mio “omino dell’ispirazione” sia d’accordo. Infatti la mia mente è stata già invasa da una nuova storia. Non si tratterebbe di un vero e proprio fantasy, ma comunque di un romanzo a carattere fantastico. Nella mia mente dovrebbe trattarsi di un libro autoconclusivo, ma non si può mai dire: l’esperienza mi ha insegnato che a volte le storie possono sfuggirci di mano.
17. Grazie mille per aver accettato il nostro invito. È stato un piacere per noi intervistarti e averti ospite nel blog. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?Volevo solo ringraziarvi per il vostro impegno e per il tempo e lo spazio che mi avete dedicato: è molto importante per noi autori della piccola e media editoria poter usufruire di vetrine come questa. E’ uno dei pochi modi in cui questi romanzi possono essere conosciuti. Quindi grazie mille di tutto. Il sito dell'autrice: QUI
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