Magazine Cultura
Writers Coffee Chat: Intervista a Rebecca Johns autrice de "La Contessa Nera "
Creato il 09 marzo 2011 da Alessandraz @RedazioneDiarioINTERVISTA ALL'AUTRICE1. Ciao Rebecca. Sono molto felice di darti il benvenuto su questo blog. Vuoi presentarti ai lettori italiani che hanno letto il tuo libro o che si accingono a farlo?
R: Innanzitutto vorrei ringraziarti per avermi invitato nel tuo blog. E 'sempre piacevole sapere che le persone leggono i miei libri e vi trovano qualcosa di interessante. Quanto a me, la mia vita è un abbastanza semplice. Sono cresciuta in una piccola città dell’Illinois con mia madre e mio padre e due sorelle più piccole, in una casa con un campo di grano sul retro. Mio padre era un insegnante, e così fin da bambina sono stata un’appassionata lettrice. Mi piacevano i libri sulla vita dei santi (ho frequentato le elementari in una scuola cattolica) e i libri de La casa nella prateria, probabilmente perché erano ambientati nel Midwest. Ma non mi piaceva la vita di provincia e mi sono trasferita appena compiuti i diciotto anni. Ora sono una madre e una moglie, e un’insegnante di scrittura. Anche se lavoro in città, vivo a pochi chilometri da dove sono cresciuta. Sono contenta di avere la possibilità di vivere in diverse città come New York e Chicago, ma ho voluto far crescere mia figlia vicino ai miei genitori e le mie sorelle e i miei nipoti. La famiglia è molto importante per me. Tutti i miei libri, a quanto pare, parlano di famiglie.
2. Quando hai capito per la prima volta che voleva diventare una scrittrice?
R: Ho sempre voluto scrivere. Fin da quando ero molto giovane ho scritto piccole storie e poesie. Ma credo che il momento in cui ho davvero capito che avrei voluto essere una scrittrice sia stato quando è morta la mia più cara amica. È stato il giorno del mio compleanno. Aveva vissuto dall’altra parte della strada da quando eravamo piccolissime, quindi ho pensato di dover fare qualcosa affinché il mondo la ricordasse. Sto ancora cercando di farlo, in stili diversi, anche se ogni volta che cerco di scrivere su di lei le storie mi sembrano troppo leziose. Un giorno, forse, riuscirò a trovare il modo giusto per raccontare la sua storia.
3. Cosa fai mentre scrivi? Segui un processo creativo particolare? In quale atmosfera preferisci scrivere?
R: Non sono mai stata capace di scrivere molto stando in casa. Mi occuperei di lavare i piatti o la biancheria invece di scrivere, così preferisco uscire la mattina portando con me il portatile e sedermi in un bar, per bere un caffè e ascoltare un po’ di musica. Quando sono immersa profondamente in un nuovo libro posso arrivare a scrivere quattro - cinque pagine al giorno.
4. Quando non scrivi che tipo di libri ti piace leggere? Quali sono i libri che hai amato di più? Quale mi consiglieresti? R: Uno dei miei libri preferiti più recente è Cecità di Jose Saramago, che narra un'epidemia di cecità che spazza via una città moderna. Ho amato il modo in cui i personaggi sono conosciuti non con il loro nome, ma per la loro occupazione o le loro relazioni. Il personaggio principale è noto come "la moglie del dottore". Housekeeping di Marilynne Robinson è probabilmente il mio libro preferito in assoluto, per la sua bellissima prosa e per il modo in cui sovverte il concetto di casalinga come unico modo di vivere per una donna. Ora che ci penso bene, questo libro ha avuto un’influenza su La Contessa Nera più ampia di quanto avrei immaginato.
5. A cosa ti sei ispitrata per scrivere la storia di Erzébet Bàrthory? Come si è sviluppata in seguito l’idea iniziale? R: Le mie storie preferite sono quelle in cui l'eroe o l'eroina non è un classico "bravo ragazzo", storie in cui le linee tra bene e male sono sfumate e mutevoli. Un altro dei miei romanzi preferiti è Lolita, e anche se non potrei mai essere brillante come Nabokov, ho pensato che la sfida di un narratore inaffidabile sarebbe stata divertente sia per lo scrittore sia per il lettore. Quando mi sono imbattuta nella storia di Erzsebet Bathory, ho pensato di aver trovato il soggetto che cercavo.
6. Qual è stata la parte più difficile nello scrivere questo libro? R: Ho due risposte per questa domanda. La ricerca riguardante i crimini da lei commessi è stata a volte difficile da affrontare, piuttosto dolorosa a causa della natura grottesca delle torture. Ma è stato difficile anche trovare libri utili in lingua inglese – il personaggio non è molto conosciuto negli Stati Uniti, e la maggior parte dei fatti noti, da quanto ho verificato, sono falsi.
7. Quale tipo di ricerca hai affrontato per scrivere il tuo libro?
R: La maggior parte dei libri sulla Bathory sono in tedesco e in ungherese, sua lingua nativa, e poiché io non parlo nessuna di quelle lingue ho cercato a lungo validi testi in inglese. Del libro di Valentine Penrose Bloody Countess è disponibile la traduzione (dal francese), ma è molto sognante e poetico e difficile da seguire, e come molti dei libri più antichi si basa più sulla leggenda che sulla realtà. Il libro di Raymond McNally Dracula was a woman andava meglio, ma sono stati Countess Dracula di Tony Thorne e Infamous Lady di Kim Craft a fornire le migliori traduzioni dei documenti dei tribunali, così come le ricerche più aggiornate e imparziali sulla sua vita. Un altro libro che ho trovato utile è stato Beloved Children, dello studioso ungherese Katalin Peter, che ha scritto uno studio molto interessante sulle relazioni familiari e la crescita dei bambini nel periodo in cui Bathory è vissuta. E 'stato questo libro che ha influenzato gran parte della storia riguardante i timori di Erzsebet per suo figlio e sulla precarietà della sua posizione dopo la morte del marito.
8. Quanta parte del romanzo è frutto della tua fantasia e quanta fedele alla storia vera?R: Molto di ciò che è conosciuto circa Bathory è già stato fortemente romanzato, così ho deciso che se avessi scritto un altro racconto su di lei, avrei voluto fosse più veritiero. Quando possibile ho usato eventi reali e una cronologia fedele a quella della sua vita, come per la perdita di suo padre, il suo fidanzamento, la morte del marito e la crescita di follia che seguì. Anche il racconto della ragazza che ha coperto di miele e lasciato fuori per essere punta da insetti, si suppone sia vera, come lo sono le scene finali della sua depravazione poco prima che venga arrestata. Solo pochi caratteri minori sono inventati, e ho cambiato l'anno in cui suo fratello è morto, ma a parte questo ho cercato di utilizzare gli eventi della sua vita reale, che ho giudicato sufficientemente interessanti. Ho dovuto inoltre immaginare come sarebbe stato essere lei – il suo modo di pensare, quello che avrebbe provato e detto.
9. Secondo te, se Erzsébet non fosse stata una nobildonna, il suo tetro temperamento si sarebbe comunque rivelato? Quanto è stato segnato dalla sua educazione? R: Erzsebet è enormemente orgogliosa della sua educazione, e ha ragione. In un mondo in cui anche gli uomini spesso non sono stati ben istruiti, lei costituisce un’eccezione. Ancor più che il suo nome di famiglia, lei pensa che sia questa l'educazione a renderla superiore a chi la circonda e le permette di considerarli con disprezzo. In qualche modo la sua vita avrebbe potuto essere più felice se non fosse stata una nobildonna, se non avesse dovuto rispettare le aspettative di sua madre sul suo matrimonio e sul suo posto in società.
10. Secondo te, se avesse avuto una vita più facile, con meno dolore e più amore da parte della sua famiglia e di suo marito, sarebbe stata una donna diversa?R: Assolutamente sì. Più di ogni altra cosa, è la mancanza di amore che la spinge verso la follia. Gli episodi più violenti si verificano sempre subito dopo che lei ha subito una sorta di sconfitta in campo sentimentale.
11. Quanto è stato difficile identificarsi con la contessa? Come sei riuscita a far emergere il suo punto di vista? R: Per molto tempo i primi momenti in cui mi sono seduti a scrivere questo libro mi sono preoccupata di come avrei potuto scrivere di lei a mente aperta. Le atrocità che è stata accusata di aver commesso, se vere, sono terribili. Ma più eseguivo ricerche sulla sua storia, più dubitavo di quanto le leggende fossero vere. Ci sono molte buone ragioni per diffidare dei testimoni che sono stati chiamati contro di lei. Alcuni sono stati torturati, alcuni erano suoi nemici, o dovevano favori ai suoi nemici. Almeno per la bozza iniziale, ho deciso di mantenere una mente aperta e scrivere fino alla fine, come se avessi creduto fosse innocente. Ma alla fine, naturalmente, non lo era.
12. Ogni volta Erzsébet è ferita da un uomo, si rivale su una delle sue servette, piuttosto che su valletti o camerieri. Perché tutta questa rabbia nei confronti delle donne, ogni volta che è delusa dagli uomini? Costituisce per lei forse un modo per riprendere controllo e potere?
R: Sì, certamente. Lei non può costringere gli uomini nella sua vita ad amarla nel modo in cui vuole essere amata, e biasima le serve per questa mancanza, pensando che se solo fossero in grado di stare al posto loro, lei potrebbe ottenere l'amore che merita. Ha imparato presto nella sua vita che la padrona di casa ha bisogno di esercitare il controllo sulla servitù, ma lei non ha abile tocco di sua madre con altre donne, probabilmente perché ha più timore di perdere il suo posto nella casa rispetto a quanto ne avesse sua madre. La paura la rende diffidente, e le impedisce di vedere le altre donne della casa come qualcosa di diverso da una minaccia.
13. Parliamo di Ferenc. Mi è piaciuto molto e avrei voluto capire al meglio i suoi pensieri e sentimenti. Alla fine, si avverte di non averlo conosciuto profondamente, così come è accaduto a Erzsébet, probabilmente. Puoi dirci qualcosa di più su di lui? R: Non si sa molto di Ferenc a parte quello che è riportato nei documenti ufficiali circa le sue battaglie e alcuni dettagli sulla sua nascita e formazione. Allo stesso modo egli è enigmatico nei confronti di Erzsebet, che anela ad amarlo e ad essere amata da lui, anche se si scopre che anche lui è diffidente nei confronti di un matrimonio politico, come lo è lei. La sua incomprensione nei confronti della sua freddezza la porta a fare qualche errore terribile prima del loro matrimonio, e la spinge alla disperazione dopo. Alla fine arrivano ad un accordo, anche se Ferenc continua a portarsi le serve a letto sotto il naso di Erzsebet, alimentando la sua gelosia. Anche mariti e mogli che sono molto vicini a volte possono essere estranei gli uni agli altri, possono avere lati della personalità che nascondono, o cercano di nascondere. Penso che Ferenc sia un uomo che trova la mente delle donne sconcertante, che è a disagio alla presenza di una donna di pari rango e in grado di affrontarlo, come sua moglie o sua madre. Le donne che avverte come a suo servizio, come le cameriere, è in grado di comprenderle.
14. A nome di tutto il blog, ti ringrazio per aver accettato l’intervista. Ti faccio i complimenti per il tuo libro, mi è piaciuto moltissimo! Vorresti aggiungere qualcosa prima di salutarci? R: Solo quanto sono grata per la calorosa accoglienza che i lettori italiani hanno dato a Erzsebet, e me stessa. Mi fa desiderare di avere presto un'altra occasione per visitare nuovamente l'Italia. Grazie!
INTERVIEW WITH THE AUTHOR1. Hi Rebecca. I'm very happy to welcome you on this blog. Would you like to introduce yourself to the Italian readers who have read your book or who are going to do?R: First let me say thank you for inviting me to your blog. It’s always pleasing to hear that people are reading my books and finding something interesting in them. As for me, my life is a fairly simple one. I grew up in a small town in Illinois with my mother and father and two younger sisters, in a house with a cornfield in the backyard. My father was a schoolteacher, and so I was always an avid reader as a child. I loved books on the lives of the saints (I went to Catholic elementary school) and the Little House on the Prairie books, probably because they were about the Midwest. But I didn’t like small-town life and moved away as soon as I turned eighteen. These days I’m a mother and a wife, and a teacher of writing. Although I work in the city, I live just a few miles from where I grew up. I was glad to have a chance to live in many different cities like New York and Chicago, but I wanted to raise my daughter near my parents and sisters, my nieces and nephews. Family is very important to me. All of my books, it seems, are about family.
2. When was the first moment you knew you wanted to become a writer?R: I always wanted to write. From the time when I was very young I wrote little stories and poems. But I suppose the moment I really knew I would be a writer was when my dearest friend died. It was my twelfth birthday. She had lived across the street from me from the time we were just babies, so I felt I had to do something to make the world remember her. I’m still trying to, in many ways, though every time I try to write directly about her the story becomes very maudlin. Someday, perhaps, I’ll hit on the right way to tell her story.
3. What do you do while are you writing? Have you a particular creative process? What is the atmosphere do you prefer when you're writing?R: I have never been able to get much writing done in my own home. I will do the dishes or the laundry instead of writing, so I like to go out in the mornings to a café and sit with a cup of coffee and some music and my laptop. When I am deeply into a new book I can write 4-5 pages a day.
4. When you are not writing what kind of books do you like to read? What have you read that you’ve loved? What would you recommend?R: One of my most recent favourite books is Jose Saramago’s Blindness, about an epidemic of blindness that sweeps a modern city. I loved the way the characters are known not by their names but by their jobs or relationships. The main character is known as “the doctor’s wife.” Marilynne Robinson’s Housekeeping is probably my all-time favourite book, for its beautiful prose and the way it subverts the idea of keeping house as the only way for a woman to live. Now that I think about it, that book probably had a bigger influence on La Contessa Nera than I would have thought.
5. What inspired you to write about Erzébet Bàrthory? How did the opening idea develop afterwards? R: My favourite stories are those in which the hero or heroine is not a traditional “good guy”—stories in which the lines of good and evil are blurred and shifting. Another one of my favourite novels is Lolita, and although I could never be as brilliant as Nabokov, I did think the challenge of an unreliable narrator would be enjoyable as a writer, and as a reader. When I came across the story of Erzsebet Bathory, I thought I had found the subject I had been looking for.
6. What was the hardest part of writing this book? R: On this question I have two answers. The research into her crimes was sometimes very difficult to read, very painful because of the grotesque nature of the tortures. But finding helpful books in English was difficult too—not much is known about her in the United States, and most of what is known, I learned, is false.
7. What type of research did you do for your book?R: Most books about Bathory are in German and her native Hungarian, and because I don’t speak either of those languages I searched a long time for some reliable works in English. Valentine Penrose’s Bloody Countess is available in translation (from the French), but it is very dreamy and poetic and hard to follow, and like many of the older books it relies more on legend than fact. Raymond McNally’s Dracula Was a Woman was better, but it was Tony Thorne’s Countess Dracula and Kim Craft’s Infamous Lady that provided the best translations of the court records, as well as the most updated and unbiased research on her life. Another book I found useful was Beloved Children, by the Hungarian scholar Katalin Peter, who wrote a very interesting study on family relationships and the raising of children in the same time period in which Bathory lived. It was this book that influenced much of the story of Erzsebet’s fears for her son and the precariousness of her position after the death of her husband.
8. How much of the novel is the fruit of your imagination and how much is a real history?R: So much of what’s known about Bathory is already heavily fictionalized, so I decided that if I were going to write another story about her, I wanted it to be more truthful. Whenever possible I used real events and the real timeline of her life, such as the loss of her father, her betrothal, the death of her husband and the increase of madness that followed. Even the girl she has covered with honey and left outside to be stung by insects is supposedly a true story, as are the final scenes of her depravity just before she is arrested. Only a few minor characters are invented, and I changed the year when her brother died, but other than that I tried to use events from her real life, which I felt was interesting enough. I still had to imagine what it would be like to be her—how she would think, what she would feel and say.
9. According to you, if Erzsébet were not a noblewoman, would her gloomy temper come out as well? How much her education bore on it?R: Erzsebet is enormously proud of her education, and rightly so. In a world in which even men were often not well-educated, she is an anomaly. Even more than her family name, she thinks it is this education that makes her superior to those around her and allows her to view them as beneath her contempt. In some ways her life might have been a happier one if she had not been a noblewoman, if she had not had such expectations placed on her by her mother about her marriage and her place in society.
10. In your opinion, had she lived an easier life, with less grief and more love from her family and husband, would she have been a different woman?R: Absolutely. More than anything else, it is the lack of love that drives her mad. Her most violent episodes always occur immediately after she’s suffered some kind of romantic setback.
11. How difficult it was to identify yourself with the countess? How did you succeed in making her point of view emerge?R: For a long time when I first sat down to write this book I worried about whether I could write about her with an open mind. The atrocities she is accused of committing, if they’re true, are horrific. But the more I researched her story, the more I doubted how much of the legends were true. There are many good reasons to distrust the witnesses who were called to testify against her. Some were tortured, some were her enemies, or beholden to her enemies. At least for the initial draft, I decided I would keep an open mind and write to the end as though I believed her when she said she was innocent. But in the end, of course, she was not.
12. Everytime Erzsébet is injured by a man, she takes it out on girl servants, rather than on footmen or menservants. Why this rage on women, when, each and every time, she’s disappointed by men? Is it, maybe, a way for regaining control and power?
R: Yes, certainly. She can’t make the men in her life love her the way she wants to be loved, and she blames the servant girls for this lack, thinking that if only they would keep their place, she would get the love she deserves. She learned early in her life that the lady of the house needs to exert control over the servants, but she doesn’t have her mother’s deft touch with other women, probably because she is more fearful for her place in the house than her mother was. Fear makes her mistrustful, and keeps her from seeing the other women in the house as anything other than a threat.
13. Let’s talk about Ferenc. I really liked him and I wanted to better go through his thoughts and feelings. At the end, we feel we did not know him deeply, as well as Erzsébet, probably. Can you tell us something more about him?
R: Not much is known about Ferenc aside from the official records about his battles and some details about his birth and education. Likewise he is enigmatic to Erzsebet, who longs to love him and be loved by him, though it turns out he is just as wary of being in a political marriage as she is. Her misunderstanding of his coldness leads her to make some dreadful mistakes before their marriage, and drives her to desperation afterward. They eventually come to an understanding, though Ferenc continues to bed the servants right under Erzsebet’s nose, which continues to feed her jealousy. Even husbands and wives who are very close can sometimes be strangers to each other, can have unknown personalities they hide, or try to hide. I think Ferenc is a man who finds the minds of women baffling, who is uncomfortable in the presence of a woman of equal rank and standing to himself, such as his wife or his mother. Women who must be subservient to him, such as the maids, are the kind he understands.
14. On behalf of the entire blog, thanks for having accepted this interview. My compliments for your book, I loved it a lot! Would you like to tell something before saying goodbye?R: Only that I am very grateful for the warm reception Italian readers have given Erzsebet, and myself. It makes me wish for another chance to visit Italy again very soon. Grazie!
Possono interessarti anche questi articoli :
-
After di Anna Todd
AfterSerie Afterdi Anna Todd Titolo: After Autore: Anna Todd Edito da: Sperling Kupfer Prezzo: 14.90 € Genere: Romanzo, new adult Pagine: 448 Trama: Acqua e... Leggere il seguito
Da Nasreen
CULTURA, LIBRI -
Il food trucks a New York, Barcellona e Parigi
La nuova moda è arrivata e le protagoniste sono furgoncini e carovane meravigliose. Stiamo parlando dei food truck, ovvero cibo di prima qualitá sulle... Leggere il seguito
Da Witzbalinka
CULTURA, VIAGGI -
La vetrina degli incipit - Giugno 2015
L'incipit in un libro è tutto. In pochi capoversi l'autore cattura l'attenzione del lettore e lo risucchia nel vortice della storia. Oppure con poche banali... Leggere il seguito
Da La Stamberga Dei Lettori
CULTURA, LIBRI -
Stasera alle 23 su La7 Drive di Nicolas Winding Refn
Anno: 2011Durata: 95'Distribuzione: 01 DistributionGenere: AzioneNazionalita: USARegia: Nicolas Winding RefnDrive è un film del 2011 diretto da Nicolas Winding... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
Luci e ombre di Calabria
Sono "emigrante". Nel senso che sono emigrata alla fine degli anni Novanta dalla Calabria al Lazio. Sono una di quegli emigranti senza il richiamo forte delle... Leggere il seguito
Da Luz1971
CULTURA, LIBRI -
It's the books, stupid! Reading is sexy in New York. Greenwich Village bookstores
#itsthebooksstupid: inciampare nei libri viaggiando - clicca qui per leggere le parti precedenti. Reading is sexy, and an integral part of the culture in New... Leggere il seguito
Da Bourbaki
CULTURA