.§sommersi e salvati§.
A Marilena la collina che svettava lussureggiante di un verde boscoso e placido aveva sempre dato un senso di sicurezza. perchè le pareva avvolgesse il paesello steso ai suoi piedi con materna dolcezza, quasi accarezzandone la cima medievale del campanile del duomo e poi a seguire anche i tetti dalle tegole rossicce delle minuscole casette del borgo antico. Un gigante, un custode dal cuore smeraldino e dai piedi di argilla, così Marilena si raffigurava l’altura che sovrastava quel centro cittadino nel quale si era trasferita da un paio di mesi per motivi di lavoro; aveva infatti trovato un bivani in fitto proprio di fronte alla biblioteca, una manna dal cielo! quando firmò il contratto sospirò di sollievo e di soddisfazione: finalmente non avrebbe più dovuto usare l’auto su e giù per l’Appennino, per tornare a casa, e la sera avrebbe potuto infine riposare i suoi occhi dopo un’intera giornata trascorsa a restaurare codici miniati custoditi dai francescani. La routine era la regola quotidiana in quell’angolo di mondo dove il tempo pareva essersi fermato: persino le condizioni meterologiche erano le medesimeo. perennemente mite, con giornate soleggiate e serate piacevolmente tiepide, ideali per catturare gli ultimi raggi di sole in compagnia di un cono gelato sulla piazza principale del paese. questo fino ad una sera dei primi di maggio. quando la collina, intrisa da interminabili piogge, decise di abbattere tutta la sua furia distruttiva sul paesello. fango e devastazione raggiunsero case e famiglie, chiese e ospedali. Marilena il giorno della sciagura non era in paese, chiamata come per miracolo a presenziare a un convegno sul restauro del libro antico nella capitale. quando seppe però dell’accaduto, si rimboccò le maniche: non solo i suoi compaesani avevano bisogno di tutto, ma occorreva anche salvare la preziosa biblioteca dei frati! chiese aiuto, mobilitò persone e fece leva sulle sue conoscenze. nel giro di 24 ore era sul campo, aiutata e pronta ad aiutare a sua volta. fu un lavoro durissimo, estenuante perchè la biblioteca una volta raggiunta, era come una grotta scavata nelle rocce. un pantano come pavimento, gli scaffali sventrati e i libri superstiti da recuperare con infinita cura. Marilena però non si scoraggiò a quella vista, ma andò dritta verso il cuore pulsante della biblioteca, la sala dov’erano i codici e i manoscritti medievali. li trovò ancora lì, la violenza del torrente di fango aveva appena intaccato quelle antichissime pergamene. una lacrima di commozione e di gioia cadde sulle ali dorate di un angelo benedicente: “tutto sarebbe ritornato come prima, sussurrò a se stessa con estrema convinzione, perchè il fango non ha potuto cancellare dalla faccia della terra una tale meraviglia!”
questo post partecipa al writing tuesday dell’interno 105.