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Yatta, il Folle Sacerdote delle Undici Entità

Da Nickolas94
Yatta, il Folle Sacerdote delle Undici Entità
Ora che la mia Crociata ha trovato la sua fede definitiva, volevo scrivere un breve racconto che la includesse, quindi ho creato questo. Spero vi piaccia e, se volete, potete andare a leggere altre cose nella pagina degli Articoli di Background, Racconti e Utility.
La sirena suonò, il nuovo prigioniero era arrivato. La piccola luce rossa girava in tondo, accecando ad intervalli fissi i due soldati di guardia alla porta blindata. Il comunicatore vox alla destra di quella porta gracchiò per un attimo, poi ne uscì una voce maschile.
"aprite la porta, il prigioniero è qui" disse quella voce. Successivamente si aggiunse un'altra voce.
"ehi Pitt, sii più gentile con i tuoi subordinati"
"zitto tu, parlerai quando verrai interrogato!" ribatté il primo.
Nel frattempo le due guardie, vestite con austeri cappotti neri e guanti di pelle, sbloccarono la porta e la aprirono, consentendo il passaggio del prigioniero e due suoi simili che lo stavano accompagnando.
Erano tutti e tre degli Astartes, ma erano differenti tra loro. I due cosiddetti accompagnatori erano dentro alla propria armatura color cobalto e dai bordi dorati, con indosso l'elmetto dalle luccicanti lenti rosse e in una posizione che esprimeva costantemente fierezza e compostezza. Il prigioniero, invece, era totalmente diverso. Innanzitutto non portava nessun tipo d'armatura, mostrando una mano bionica e un rivestimento scuro su gran parte del corpo. Era vestito solo con della stoffa giallastra che gli copriva i genitali, le natiche e parte delle cosce. Il suo viso presentava una barba rada castana e anche i capelli erano dello stesso colore, ma lungi e folti. La cosa però che si notava maggiormente era il suo sorriso stampato in faccia, quasi come se stesse trattenendo una risata. Infine, i tre proseguirono, lasciandosi alle spalle le guardie e facendo rimanere ancora per un po' di tempo solamente il rumore sordo dei pesanti passi degli Astartes, prodotto dai piedi ricoperti di ceramite contro il pavimento di roccia.
Giunsero ad una camera d'interrogatorio e vi entrarono, rimanendo nuovamente soli. L'Astartes prigioniero non si preoccupò di ciò che gli stava intorno, quindi non fece caso all'ambiente circostante nel tragitto fino alla camera. Lo misero a sedere su una sedia metallica davanti a un tavolino e lui rimase lì, immobile, con delle manette ai polsi, le braccia dietro la schiena e quel sorriso da bastardo.
Uno degli Astartes accompagnatori si mise su un'altra sedia al capo opposto del tavolino, per poi poggiare un gomito su di esso. L'altro rimase in piedi ad osservare, posizionandosi dietro il suo compagno. Il primo si tolse l'elmetto, lo agganciò al fianco e parlò.
"Sai di essere fortunato ad essere qui, vero?" disse quello seduto.
"Di sicuro più fortunato di voi" rispose il prigioniero.
"Che cosa intendi?"
"Tranquillo Pitt, tranquillo. Ogni cosa a tempo debito" l'Astartes lo guardò stizzito da quel nomignolo.
"Dai, incominciamo. Nome".
"Yatta"
"Cognome".
"Motherfucker".
"Non sparare cazzate con me o giuro che ti pianto un proiettile in fronte".
"Uuuuh, Pitt s'arrabbia. Tranquillo fratello, siamo amici. Tifiamo la stessa squadra, il Sommo Imperatore. Magari ti bevi anche tu ogni tanto una birretta, chissà. Siamo simili! Abbiamo solo colori differenti: tu un Ultramarine, io ho la mia araldica personale"
"Non mi provocare".
"Ok, va bene. Sei noioso".
"Altezza"
"2,63 metri"
"Peso"
"non ne ho idea, è da un po' che non mi peso, però prendendo a cazzotti varia gente penso di aver buttato giù qualche chilo" l'Ultramarine non gli diede corda e proseguì.
"Cosa ci facevi su questo pianeta?"
"Ero in missione" il tono del prigioniero si fece serio e così anche la sua espressione.
"Qual era la tua missione?"
"Permettere di fare una cosa"
"Che cosa nello specifico?" disse l'Ultramarine avvicinandosi maggiormente al suo interlocutore.
"La rinascita dell'Imperatore"
"Non dire fesserie!" l'Ultramarine fece per sferrare un cazzotto, ma improvvisamente Yatta spezzò le manette e afferrò il pugno prima di essere colpito. Il compagno Ultramarine afferrò il proprio Fucile Requiem dall'attaccatura allo zainetto, ma Yatta tirò verso di sé l'Ultramarine, avvicinandosi alla vita e rubandogli il coltello, poi lanciò quella stessa lama contro il punto vulnerabile dell'armatura potenziata tra il braccio e il petto, perforando il braccio dell'Astartes e provocando la caduta di mano del Fucile. Stordì il suo interrogatore per poi lanciarsi contro il suo attuale nemico, sfilare il coltello e infine piantarlo di nuovo in un punto vulnerabile, ma questa volta nel collo. Rivoli di sangue uscirono dalle ferite, andando a macchiare di rosso sia il luccicante blu dell'Armatura Potenziata che la carne del prigioniero. Lasciò cadere il corpo a terra e un accenno di sorriso tornò sulla sua faccia, compiaciuto del suo operato.
Riprese il Marine stordito e lo mise nuovamente a sedere. Aspettò che si riprendesse, poi parlò.
"Se non vuoi che accada di nuovo qualcosa, fossi in te continuerei l'interrogatorio"
"Tu..."
"Lo continuerei" alla fine l'Ultramarine abbassò lo sguardo.
"Che cosa...nello specifico?"
"Te l'ho detto. La rinascita dell'Imperatore"
"Spiegati meglio" ansimò mentre lo disse.
"Oh giusto Pitt, non te l'ho detto. Sotto la superficie di questo pianeta c'è un Sensei. Voi stupidi Imperiali, con i vostri Inquisitori, siete addirittura arrivati alla conclusione che tutta la storia dei Sensei sia un dannato culto di Tzeentch. No ma dai, senti cosa ti dicono? Tzeentch" Yatta scoppiò in una fragorosa risata, ma si decise a continuare "Voi Imperiali non capite nulla, il vostro sistema sta andando a scatafascio, verso la più totale ignoranza e superstizione. Credete che la soluzione sia far ammuffire l'Imperatore sulla sua più grande invenzione, il Mechanicus si è convinto che esistano gli Spiriti Macchina e l'Omnissia, gli Inquisitori ritengono ogni cosa eretica e i Sommi Signori della Terra, o meglio, i Sommi Usurpatori della Terra, fanno i loro interessi e non interpretano assolutamente la volontà dell'Imperatore. La nostra missione è porre fine a tutto questo, facendo rinascere tutto, anche l'Imperatore, in modo che ci guidi di nuovo dandoci una seconda possibilità. È questo quello che voi, stupidi Imperiali, non comprendete o semplicemente rifiutate" Yatta si alzò e puntò un dito accusatore contro l'Ultramarine.
"Ora segnati in testa tutto questo, raccontalo ai tuoi cazzo di superiori e fai sapere ai cari Sommi Signori della Terra che noi arriveremo lì-" si avvicinò di più "-tutti insieme, e li faremo sprofondare in un terrore così grande che moriranno senza che noi li mettiamo un solo dito addosso. Gli artigli di Malal affonderanno nelle vostre carni, i tentacoli di Hastur si stringeranno attorno al vostro collo, le moltitudini di forme di Yog-Sothoth vi porteranno alla pazzia, perché lui è la porta e lui è la chiave. Inchinatevi alle undici entità o perirete nelle più atroci sofferenze fisiche e mentali" Yatta si inarcò all'indietro allargando le braccia. L'Ultramarine provò per la prima volta un sentimento mai provato: paura. La più profonda paura che lo raggelava e gli impediva di muoversi.
"Ma ora è meglio che vada Pitt, una missione mi aspetta. In effetti tutto questo incontro faceva parte della missione. Dovevo farmi catturare di proposito fin dall'inizio, fino ad arrivare a questo momento. Ti saluto Astartes blu, spero che un giorno potrai diventare anche tu bianco e nero" poi la figura di Yatta si trasformò in nebbia, dissolvendosi nel nulla in pochi istanti e lasciando l'Ultramarine seduto scomposto sulla sedia di metallo davanti al tavolino, con l'altra sedia ribaltata e un Marine deceduto e un lago di sangue per terra. Rimase lì per ore, senza muovere alcun muscolo se non per respirare. Dopo qualche ora le Guardie si insospettirono e, venendo a controllare, lo trovarono in quella situazione. Lui non si riprese mai più e di quello che gli era stato detto, non riuscì a comunicare nulla.

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